Martedì 23 Aprile 2024

Conte e i ministri davanti ai pm. "Zona rossa Alzano e Nembro? Competeva ad altri"

Il premier sentito per 3 ore. La pm Rota: "Massima collaborazione". Sileri in tv: "Zone rosse istituite anche da sindaci e governatori". Salvini: "Spettava al Governo decidere, almeno chieda scusa". E Meloni : "E' finita la stagione dell'onestà"

La pm Maria Cristina Rota fuori da Palazzo Chigi (Ansa)

La pm Maria Cristina Rota fuori da Palazzo Chigi (Ansa)

Roma, 12 giugno 2020 - Giornata lunga per Maria Cristina Rota, procuratore aggiunto di Bergamo, che insieme al pool investigativo ha ascoltato il premier Giuseppe Conte e subito dopo i ministri dell'Interno Luciana Lamorgese e della Salute Roberto Speranza. I membri del Governo sono sentiti come persone informate sui fatti nell'ambito dell'indagine sull’epidemia di Coronavirus in Valseriana.

Il colloquio tra il premier e la pm - iniziato intorno alle 10 - è durato circa tre ore, durante le quali il presidente Conte ha ribadito, come ha ripetuto negli ultimi mesi, "che la Regione Lombardia aveva gli strumenti tecnici per agire in autonomia come hanno fatto altre Regioni".

Intorno alle 12,30 sono arrivati a Palazzo Chigi anche i ministri della Salute Roberto Speranza e dell'Interno Luciana Lamorgese per essere ascoltati dal pm. L'audizione della ministra dell'interno Lamorgese è terminata intorno alle 15,30, mentre verso le 17,30 si è concluso anche il colloquio con il ministro della Salute Roberto Speranza. 

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I pm

Lasciando Palazzo Chigi al termine della audizioni di Conte, Lamorgese e Speranza,  Maria Cristina Rota, procuratore aggiunto di Bergamo, ha dichiarato: "Abbiamo sentito come persone informate dei fatti il presidente del Consiglio, il ministro della Salute e il ministro dell'Interno. Le audizioni si sono svolte in un clima di massima distensione e collaborazione istituzionali. Ora ce ne andiamo, grati di queste dichiarazioni, a completare il nostro lavoro".

La linea del Governo

La linea dell’esecutivo è che – ai sensi dell’articolo 32 della legge 883 – la competenza di stabilire una ordinanza urgente in materia di sanità pubblica spetta al ministero della Salute qualora riguardi l’intero territorio nazionale o aree di più regioni e alla Regione o al Comune quando riguardi il terrotorio regionale o di un singolo Comune.

L’ordinanza di Codogno del 21 febbraio fu congiunta ministero della Salute-Regione Lombardia ma altre ordinanze di diverse regioni (Emilia-Romagna, Lazio, Campania tra le altre) furono atti regionali puri. A Vò Euganeo (Veneto) l’ordinanza fu del sindaco. Premesso ciò, Conte si dice "per nulla preoccupato" (VIDEO) dato che sostiene di aver "agito in scienza e conoscenza", e pronto "a riferire doverosamente tutti i particolari a mia conoscenza".

Sileri e le zone rosse

E sulle mancate zone rosse a Nembro e Alzano Lombardo è intervenuto stamattina il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, che a 'Omnibus' su La7 ha detto: "Nel pieno dell'emergenza Coronavirus, zone rosse furono stabilite anche da governatori e sindaci. Furono più di 100 le zone rosse stabilite per necessità. Ricordiamoci che la legge che ha istituito il Servizio sanitario nazionale, con l'articolo 32, consente l'istituzione di zone rosse". "Lasciamo lavorare gli inquirenti - ha detto Sieri - Il Governo i primi di marzo stava lavorando, e questo è un fatto, alla trasformazione della Lombardia prima in zona arancione e poi successivamente al blocco completo dall'Italia fra l'8 e il 9 marzo".

Salvini e Meloni

"Premier ascoltato da Procura? Non commento con parole mie ma con quelle del pm di Bergamo: spettava al governo creare le zone rosse, la Regione Lombardia non aveva alcuna responsabilità", è la posizione del leader della Lega, Matteo Salvini, che ha risposto ai cronisti a Bagheria. "La mancata zona rossa a Bergamo da quel che ci risulta, è una decisione del governo" ha poi detto Salvini ad Affaritaliani.it. "Che farà Conte? - conclude Salvini - Almeno chieda scusa ai parenti e agli amici dei troppi bergamaschi morti".

Sulla questione è intervenuta anche la presidente di Fratelli D'Italia, Giorgia Meloni. "E' proprio finita la stagione della «onestà» e del «uno vale uno» e siamo ben oltre la casta: siamo ad un passo dalla dittatura. Bell'epitaffio morale sulla tomba politica di coloro che sono nati contro la casta e contro le immunità e che concludono la loro parabola politica minacciando e invocando sanzioni ai om che svolgono il loro lavoro".