Conte e Grillo accerchiano Di Maio. Lui medita l'addio: è il partito dell’odio

Fondatore ed ex premier ribadiscono il limite del secondo mandato. Il ministro degli Esteri dato in uscita dopo l’estate

Giuseppe Conte e Luigi Di Maio (ImagoE)

Giuseppe Conte e Luigi Di Maio (ImagoE)

Una radicalizzazione dello scontro. Con una nuova presa di posizione di Luigi Di Maio ma, soprattutto, un intervento a gamba tesa di Beppe Grillo nel dibattito interno. È il giorno dopo l’inizio delle ostilità tra Conte e Di Maio per il futuro controllo di quel che resta del M5s. E dopo le parole dell’ex premier, che l’altra sera a Bologna ha ribadito l’idea di chiedere alla base se confermare o meno la regola del massimo dei due mandati per chi viene eletto in Parlamento, ecco che da Grillo è arrivato un endorsement molto netto sul tema: "Appare sempre più opportuno estendere l’applicazione delle regole che pongono un limite alla durata dei mandati", ha scritto il fondatore sul suo blog.

"Il dilemma - aggiunge - può essere superato in altri modi, senza per questo privarsi di una regola la cui funzione è di prevenire il rischio di sclerosi del sistema di potere". Parole che sono suonate come un guanto di sfida per un Luigi Di Maio ormai apertamente in rotta di collisione con Conte e con la sua gestione politica anti atlantista: "Il Movimento – ha sintetizzato il ministro degli Esteri, preoccupato anche della tenuta della maggioranza di governo – si sta radicalizzando all’indietro, rischia di diventare una forza dell’odio". Insomma, il M5s è un vulcano sull’orlo dell’esplosione. "Andremo avanti così fino ai ballottaggio – scommette un parlamentare di rango di area dimaiana – ma Conte sa che Draghi non potrà accettare a lungo questo suo tentennamento e io temo che si arrivi ad uno strappo subito dopo l’estate, anche se Luigi di fare un partito tutto per se non ci pensa proprio… a meno che non lo costringano ad uscire". Alessandra Todde, vicepresidente del M5S, si spinge oltre: "Ho la sensazione che le dichiarazioni pubbliche di Di Maio dimostrino che lui ha già in testa un percorso diverso rispetto al nostro" .

Eppure, in area contiana, la narrazione è ovviamente opposta e contraria. Da giorni si fanno "i conti in tasca a Di Maio" e si pesano le sue aderenze esterne, costruite negli anni alla Farnesina ma anche prima, quando era “solo” il capo politico di un M5s al 33%. Ieri il ministro degli Esteri ha alzato ancora il tiro, soprattutto sul fronte delle posizioni anti atlantiste portate avanti da Conte: "Siamo alla vigilia di un importante Consiglio Ue – ha detto Di Maio – ma leggo in queste ore che una parte di M5s vuole inserire nella risoluzione (al voto in Parlamento il 21 giugno, ndr) frasi e parole che disallineano l’Italia dalle sue alleanze storiche, la Nato, l’Ue e da quella che è la sua postura internazionale. Noi non siamo un Paese neutrale, siamo un Paese che ha alleanze storiche. Non diamo grande prova di maturità politica quando strumentalizziamo il presidente del Consiglio", ha attaccato aggiungendo: "Mi sono permesso semplicemente di porre dei temi per aprire un dibattito su questioni come la Nato, la guerra in Ucraina, la transizione ecologica e ho ricevuto insulti personali come quello che ho visto sui giornali stamattina. Temo che il M5S rischi di diventare la forza politica dell’odio". Parole che non hanno fatto altro che aumentare i sospetti circa un prossimo strappo di Di Maio e di un drappello di circa 60 parlamentari (questa, a spanne, la sua pattuglia) molti dei quali al secondo mandato e quindi a rischio di restare fuori dal Parlamento al di là del taglio degli eletti secondo la regola voluta proprio dal M5S nella scorsa legislatura.

Di Maio, dunque, ad un passo dalla scissione. Ex capo dei 5Stelle, ex vicepremier, ex ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico nel governo Conte I’ex ministro della Difesa nel Conte II, ora ministro degli Esteri con una guerra in corso, Luigi Di Maio ha rapporti trasversali, fatto che gli è costato l’appellativo di ‘democristiano’. I suoi estimatori vanno da lady Mastella, senatrice di ‘Noi di centro’, a ministri come Mara Carfagna e Renato Brunetta, ma anche Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, e il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. Nel Pd, poi c’è una grande amicizia lavorativa con il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, nella Lega si sente spesso con Giancarlo Giorgetti, e poi la ‘stima’ di Mario Draghi e l’apprezzamento della direttrice del Dis, Elisabetta Belloni, Di Maio in questi anni ha stabilito a sua volta una buona intesa con la diplomazia vaticana e con la Comunità di Sant’Egidio, per non parlare di Confindustria, ritagliandosi quindi un profilo istituzionaleche lo rende solido accanto a Draghi, prova per Conte di un prossimo ‘tradimento’ che "è solo questione di tempo – spiega una fonte interna – perché si consumi".