Conte da Draghi, il ritorno del Sor Tentenna

Dal vertice a palazzo Chigi con Draghi niente rottura immediata. Tutto rimandato per lo meno a fine luglio. Ma la situazione non è tranquilla. Servirà ancora un po' di tempo per capire come si evolverà questa ennesima pseudo-crisi. Anche se per il momento Conte pare abbozzare

Roma, 6 luglio 2022 - Di nuovo il campione del rimando, il primatista mondiale dei penultimatum, il sor Tentenna che avevamo visto in azione nei suoi due anni e mezzo a palazzo Chigi. Giuseppe Conte non si smentisce e alla fine la testa, l’animus, dell’avvocato d’affari ha sempre la meglio su quella politica. Mai troncare subito, sempre sopire, mai pronunciare una parola definitiva. La trattativa come orizzonte, fine e non mezzo. Mai fare oggi quello che potrai rimandare a domani, mai assumersi la responsabilità di una scelta, se non definitiva per lo meno chiara. 

Giuseppe Conte (Ansa)
Giuseppe Conte (Ansa)

Ma stavolta l’atteso incontro con il premier Mario Draghi che produce un salsicciotto di piccole rivendicazioni, che gli stessi cronisti parlamentari, pur avvezzi agli indecifrabili contorcimenti del palazzo, alle mezze frasi dette per raccontare un intero concetto, non sanno inizialmente come interpretare, serve più che altro a nascondere la realtà che tutti comprendono ma non possono dire: anche in questa occasione il Movimento strepita ma (almeno nell'immediato) non vuole rompere. Gli spifferi sortiti da palazzo Ghigi subito dopo il faccia a faccia danno l’idea di un pericolo scampato, pur se le acque all’interno del Movimento 5S, specie nella base, non sono tranquille.

Conte presenta a Draghi una lista di temi e con queste cerca di salvare la faccia visto che non riesce a uscire dalla scomoda posizione di chi si trova in mezzo a due fuochi, senza sapere con decisione che pesci prendere. Mezzo movimento (e una parte non secondaria degli opinion leader cripto-grillini) gli suggerisce di lasciare la compagnia, un’altra metà vuole restare. Metà a cui si aggiungono le pressioni esterne, a cominciare dai dem. Se parla con Travaglio si fa l’idea che l’opposizione sia l’unica opzione per non scomparire alle elezioni, quando gli telefonano Boccia o Bettini si rimette a fumare il calumet della pace. Una drole de guerre che se dovesse continuare scontenta tutti, e che con tutta evidenza finirà per consumarlo, confinando quel che resta dei Cinquestelle in un pantano fine a sé stesso. Non peraltro il commento dell'ex-non ex Alessandro Di Battista è stato lapidario quanto sarcastico: <Anche oggi il Movimento Cinquestelle esce domani dal governo>. Ed è un commento che pesa. 

La non-scelta del Conte non di lotta e neppure di governo, se tale dovesse restare, così rischia di perpetuare per i 5S lo scenario da incubo che a destra ha vissuto la Lega, pagando a caro prezzo la posizione non sempre chiara sul sostegno-non sostegno a Draghi. La politica è diventata liquida, ma una cosa ci ha insegnato: i cittadini non gradiscono, o meglio non capiscono, gli eccessi di tatticismo. O dentro o fuori, o bianco o nero. Il continuo rimpallo logora, ma Giuseppe Conte non sembra proprio l’uomo giusto per una rottura. 

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