Governo Conte-bis, Di Maio: ok nostre proposte o meglio voto. Il Pd: no agli ultimatum

Le consultazioni con i 'big' di Conte. La Lega non lascia la presidenza delle commissioni. Berlusconi: Salvini ha consegnato il Paese alla sinistra. Nuove tensioni tra M5S e dem. Zingaretti avverte: "Patti chiari, amicizia lunga". Il Pdf con i 20 punti di Di Maio

Breve incontro tra il premier incaricato Giuseppe Conte e il Papa (foto Ansa)

Breve incontro tra il premier incaricato Giuseppe Conte e il Papa (foto Ansa)

Roma, 30 agosto 2019 - Quando tutto lasciava pensare a un finale in discesa delle trattative tra Cinque Stelle e Pd per il Conte-bis, Di Maio ha spiazzato tutti con un nuovo ultimatum. Al termine dell'incontro nella Sala dei Busti di Montecitorio col premier incaricato, il capo politico M5S ha concluso le proprie dichiarazioni con quello che ha tutto il sapore di un aut aut ai Dem: "Abbiamo presentato alcuni punti al presidente Conte - ha detto - che riteniamo imprescindibili. Se verranno accolti bene, altrimenti meglio andare al voto e, aggiungo, anche presto". Prima di Di Maio, a incontrare Conte era stata la delegazione del Pd, guidata dal segretario Nicola Zingaretti, che aveva incentrato le proprie dichiarazioni sui capisaldi programmatici che a suo avviso dovrà avere il prossimo esecutivo. Zingaretti ha ribadito la necessità del "taglio delle tasse sui salari medio bassi come elemento di giustizia" e per il rilancio dei consumi" e del lavoro. La delegazione di FdI (assente la Meloni) ha annunciato "opposizione, senza sconto alcuno" al governo, mentre la Lega (senza Salvini) ha espresso l'augurio che "non si trovino i voti e si torni alle urne". Berlusconi invece ha accusato il Carroccio di avere "consegnato il paese alla sinistra", ha ribadito il "dissenso" per la decisione di non andare al voto e ha parlato di un progetto politico "fragile e inadatto a risolvere i problemi". 

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Fdi avverte Conte

"Abbiamo incontrato Conte e abbiamo ribadito che saremo nettamente all'opposizione, senza sconti alcuni. Inaccettabile che nasca solo per salvaguardare posizioni di potere e negare il voto ai cittadini. La nostra richiesta ribadita a Conte è quella di tornare al voto. Per questo faremo opposizione in Parlamento e nelle piazze", ha detto il capogruppo di FdI al Senato, Luca Ciriani, dopo aver visto il presidente del Consiglio. "Siamo convinti che questa è una operazione che ripugna dal punto di vista politico. Su questa iniziativa di piazza abbiamo letto dichiarazioni sconcertanti, ma è solo una legittima protesta", ha aggiunto Tommaso Foti, capogruppo alla Camera. 

Lega non lascia presidenza commissioni

La Lega continua a sperare nel ritorno alle urne. "Speravamo di poter avere una discussione con Conte sul futuro per capire se si troveranno i voti. Speriamo che non si trovino e si torni al voto", ha detto Lucia Bergonzoni al termine della consultazione. "Non siamo riusciti a capire quale sarà l'indirizzo del presidente incaricato. Ha idee completamente diverse dalla Lega su immigrazione, quota 100 ed autonomie. Ha detto che difenderà i provvedimenti fatti ma si è detto pronto a modifiche, anche se non ci ha detto quali".

E sceglie di non lasciare la presidenza delle commissioni. "I presidenti di commissione non si dimetteranno. Assolutamente no", ha ribadito Claudio Durigon. "Sono lì e restano. Del resto, a suo tempo io ho votato per Fico...", ha concluso.

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Berlusconi: Lega ha dato il Paese a sinistra

"Il fatto che la Lega abbia proposto di risuscitare l'esperienza gialloverde rappresenta per noi un problema politico molto serio, su cui tutti gli elettori di centrodestra devono riflettere seriamente perchè così si è consegnato il Paese alla sinistra", sono state le parole di Berlusconi dopo le consultazioni. 

E ancora: "Sarebbe un errore madornale l'aumento dell'Iva perché si ridurrebbe la domanda interna e aumenterebbero le spese delle famiglie". "Abbiamo detto al presidente Conte che l'operazione politica" che si va profilando è " fragile e del tutto inadatta a risolvere i problemi del paese". 

Zingaretti: programma sia di svolta

L'auspicio di Zingaretti è che il "programma sia di svolta per il Paese". "Ribadiamo il taglio delle tasse per i salari medio-bassi del Paese come incentivo alla ripresa e come stimolo dei consumi ed elemento di giustizia rispetto alle famiglie italiane", ha aggiunto il segretario Pd.

Di Maio minaccia: o nostro programma o voto

Ed ecco l'ultimatum di Di Maio, che alza la posta in gioco: "Se entreranno i nostri punti nel programma di governo si potrà partire, altrimenti meglio il voto. Non guardiamo a un governo solo per vivacchiare, consideriamo alcuni dei punti del documento imprescindibili", ha detto il capo politico dopo le consultazioni. "Tra le priorità del M5s c'è il taglio del numero dei parlamentari", ha ribadito Di Maio, aggiungendo: "Mancano 2 ore di lavoro parlamentare e diventa legge, va approvato nel primo calendario della Camera e diventa legge". "Siamo contrari a qualsiasi forma di patrimoniale", è un altro tassello del discorso di di Maio.

La lista di 20 punti presentata da Di Maio

Il Pd: inaccettabili gli ultimatum

Un irrigidimento, quello del vicepremier, che non ha mancato di suscitare reazioni negative in casa Pd, a strettissimo giro: la prima è giunta con un tweet del vicesegretario Andrea Orlando, che ha definito "incomprensibile" la conferenza stampa di Di Maio, chiedendogli con "chiarezza" se "ha cambiato idea". "I democratici sono impegnati a sostenere lealmente lo sforzo del presidente Conte. Questo sforzo da solo ha già fatto recuperare fiducia nell'Italia. Gli ultimatum di Di Maio al presidente incaricato sono davvero inaccettabili", ha affermato Delrio. Poi interviene via Tiwtter anche il segretario Nicola Zingaretti: "Patti chiari, amicizia lunga. Stiamo lavorando con serietà per dare un nuovo Governo all'Italia, per una svolta europeista, sociale e verde. Ma basta con gli ultimatum inaccettabili o non si va da nessuna parte".

La replica del sottosegretario M5s Stefano Buffagni: "Luigi Di Maio, ancora una volta, oggi ha voluto parlare di temi e di programma. E che fa il Pd? Si irrita... Sarebbe da ridere se di mezzo non ci fosse il Paese. Se ne facessero una ragione: non è nel dna del M5S parlare di poltrone. Viene da chiedersi, piuttosto, perché il Pd, nonostante l'irritazione, allora sia andato all'incontro per pianificare il programma insieme ai nostri capigruppo e a Giuseppe Conte?". Infine arriva la nota di Di Maio: "Qui non è questione di ultimatum, qui il punto è che siamo stanchi di sentir parlare tutti i giorni in ogni trasmissione di poltrone e toto-ministri. L'ho detto e lo ripeto: contano i programmi, le soluzioni, le idee. Il M5S non svende i suoi principi e i suoi valori su ambiente, lavoro, imprese, famiglie. Qui serve concretezza. Poche chiacchiere e basta slogan. Bisogna lavorare per gli italiani e bisogna farlo in fretta. Noi abbiamo 20 punti. E vogliamo che entrino nel programma di Governo".