Giovedì 25 Aprile 2024

Manovra, rivoluzione congedo parentale. Si potrà lavorare fino al parto

In più il congedo per i neopapà sale da 4 a 5 giorni. E il bonus nido passa da 1000 a 1500 euro l'anno. Giorgetti: quota 100 e reddito potrebbero costare meno

Neonato, paternità e maternità. Foto generica (iStock)

Neonato, paternità e maternità. Foto generica (iStock)

Roma, 5 dicembre 2018 - Dal pacchetto di emendamenti alla manovra 2019 - che ha avuto l'ok in Commissione Bilancio - emergono ogni giorno novità: dopo la Tampas tax (l'Iva sugli assorbenti non è stata tagliata) e l'assunzione di 12mila collaboratori Ata nelle scuole, il governo gialloverde cambia idea sul congedo di paternità, che aumenta invece di ridurre, e di maternità, con le donne che possono decidere di rimanere al lavoro fino al nono mese. I nuovi provvedimenti rivelano un'attenzione particolare alle famiglie giovani.

PACCHETTO FAMIGLIA - La grande novità è che una donna incinta potrà scegliere se lavorare fino al giorno del parto, con l'ok del medico, e stare con il bambino o la bambina per i cinque mesi di astensione obbligatoria, concentrandoli tutti dopo la nascita. Salta dunque il divieto attuale di adibire al lavoro le donne in gravidanza durante i due mesi precedenti la data presunta del parto (a meno che la donna scelga di stare a casa solo un mese prima), durante i tre mesi dopo il parto e durante i giorni non goduti prima del parto, qualora il parto avvenga in data anticipata rispetto a quella presunta.

Ce n'è anche per gli uomini: arriva la proroga del congedo obbligatorio per i papà che sale di un giorno, da 4 a 5. Viene confermata inoltre la possibilità per il padre di astenersi per un ulteriore giorno (in accordo con la madre e in sua sostituzione in relazione al periodo di astensione obbligatoria spettante a quest'ultima). Conferma Di Maio: "Opzione Donna è nel pacchetto pensioni e ieri sera il congedo di paternità obbligatorio è passato da 4 a 5 giorni".

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BONUS NIDO - Buone notizie per i neo-genitori anche sul fronte del nido: aumenta da 1.000 a 1.500 euro l'anno il bonus per l'iscrizione agli asili nido pubblici o privati. Lo prevede un emendamento della Lega dedicato alla famiglia approvato dalla Commissione. A partire dal 2022 sarà invece un Dpcm a determinare l'importo, comunque non inferiore a 1.000 euro su base annua.

MIGRANTI SENZA SCONTI - Nel frattempo un emendamento della Lega approvato in commissione toglie la carta sconti per le famiglie di immigrati. Si limita la platea dei destinatari della carta istituita nel 2016 per famiglie italiane o straniere residenti in Italia alle sole famiglie italiane "ovvero appartenenti a Paesi membri dell'Ue". Rispetto alla norma precedente rimane il vincolo dei tre figli a carico, ma viene alzato il limite di età da 18 a 26 anni. Scompare anche il riferimento all'Isee per definire le modalità di rilascio affidate a un Dpcm.

TASI - Tra gli emendamenti approvati, uno che non riguarda direttamente madre e padre, ma che sicuramente alle famiglie interessa. Viene confermata la maggiorazione Tasi nei comuni che dal 2015 l'hanno già applicata. Una mossa che consente  di 'salvare' i bilanci di molte amministrazioni. L'aliquota potrà essere mantenuta allo stesso livello individuato fino a quest'anno, cioè ad un massimo dello 0,8 per mille in più dell'aliquota ordinaria, rimanendo in comuni come Roma e Milano all'11,4 per mille anziché al 10,6 per mille.

OPZIONE FIDUCIA - Intanto la commissione Bilancio ha concluso l'esame della manovra e ha dato il mandato ai relatori per riferire in Aula su un maxiemendamento visto che il governo si è già riservato la possibilità di porre la fiducia. L'esame dell'assemblea di Montecitorio comincerà domani sera. Probabile che la richiesta di fiducia arrivi giovedì. Prosegue intanto il negoziato Italia-Ue, ma il ministro Giovanni Tria ammonisce: ora servono "decisioni politiche in tempi stretti" per evitare la procedura e il premier Giuseppe Conte afferma: "Con Bruxelles tratto solo io e la manovra può cambiare. Per le riforme serve più tempo".

GIORGETTI SU QUOTA 100 E REDDITO - Il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti, a 24Mattino, svela qualcosa sui due provvedimenti 'bandiera' del governo gialloverde: "Quota 100 e il reddito di cittadinanza potrebbero 'costare' meno del previsto. "In politica il compromesso si trova sempre - osserva - Noi abbiamo chiesto le elaborazioni di tipo quantitativo sull'applicazione di quota 100 e reddito di cittadinanza a partire da marzo. In base a queste rielaborazioni pensiamo che l'impatto possa ridursi, anche in maniera significativa". E continua: "Non so se arriveremo a togliere 2 miliardi a ciascun provvedimento, ma magari arriviamo a cifre vicine a queste. Appena troveremo la sintesi, presenteremo un emendamento alla legge di bilancio al Senato, e in quella fase entro il 19 dicembre la nostra risposta dovrà essere definita. Quindi entro la settimana prossima".

Per quanto riguarda i lavoratori precoci (quelli che hanno cominciato a lavorare prima dei 19 anni) in situazione di difficoltà (disoccupazione, familiare disabile ecc), il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon fa chiarezza: gli interessati potranno andare in pensione nel 2019 se hanno almeno 41 anni di contributi senza subire l'incremento di cinque mesi dell'aspettativa di vita che scatterebbe l'anno prossimo.  Durigon spiega che però scattano anche per loro le finestre trimestrali. Quindi il vantaggio reale sarà di due mesi di anticipo.

DI MAIO: EVITIAMO LA PROCEDURA - Più in generale Di Maio, a un forum dell'Ansa, si mostra ottimista: "Adesso portiamo a casa la manovra evitando la procedura di infrazione e mantenendo le promesse", ribadendo che reddito, pensioni e quota cento "sono ancora nella legge di bilancio". Il vicepremier a 5 stelle ha poi aggiunto che la norma sulle pensioni d'oro sarà inserita nella manovra in Senato e ha rinnovato l'apertura al mondo imprenditoriale: "Si devono ascoltare le imprese, è un dovere. Tavolo permanente al Mise con le Pmi per una lettura della legge di bilancio e la valutazione costi benefici delle grandi opere".

Sulle vicende che hanno riguardato la sua famiglia,  invece, il leader del M5s ha sostenuto che è "giustissimo fare le pulci anche ai familiari del vicepremier".