Comunali 2019, choc a sinistra. Vince la Lega nelle città icona

Riace sceglie il partito di Salvini e lascia a casa Lucano. Anche Capalbio ha virato a destra

Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace (Ansa)

Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace (Ansa)

Roma, 28 maggio 2019 - Facile vincere in Veneto, se sei leghista. Ma provate voi a sfilare per una vita sotto le bandiere di Roma ladrona e fare il pieno di preferenze nella Capitale. Direte: solo gli stolti non cambiano idea. Stavolta l’hanno cambiata i romani e Salvini. Ma in questa Italia che rimescola voti e storia le idee cambiano rapidamente, a dispetto dei santini stampati a distanza. Prendiamo Riace, per dire. Il paese di Mimmo Lucano, dell’accoglienza diffusa anche a costo di disobbedire alla legge, esperienza esaltata persino da Papa Francesco. «Un paese rinato» coi migranti. Troppo perfetto, troppo narrato, c’è anche un documentario di Wim Wenders. Poi l’arresto del sindaco e l’esaltazione - o denigrazione, tutto per scelta di parte – post custodia cautelare. Fino alla doccia fredda. La lista di Lucano arriva solo terza alle amministrative. Vince un vigile urbano appoggiato dalla Lega (primo partito nel paese) e Lucano non entra neppure in consiglio.

Elezioni comunali 2019, tutti i risultati   È la democrazia bellezza. Ma è anche una sveglia per chi cerca una Madonna più che un leader. La verità è che nessuno è perfetto, tanto meno un sindaco che deve gestire l’immigrazione nell’Italia post crisi. Raccontare che tutto è un idillio è facile, ma anche un fervente democratico nel suo piccolo si incazza se davanti a casa ci sono bivacchi, se non si sente sicuro. Perché la convivenza non è perfetta per dogma di fede, ma va gestita tutti i giorni. 

Qualche centinaio di chilometri più a nord c’è Capalbio. L’ultima spiaggia politicamente corretta a ’sto giro vota al 47,2 % Lega. Che poi il politicamente corretto vale in piazzetta, ma s’incrina quando – lo abbiamo visto – arrivano i migranti. Pure a Capalbio, orrore. Pure nella Maremma più radical chic si è fatto presto a trasformare lo spirito dell’accoglienza in una smorfia. Ricordate? E sentite oggi: «Capalbio non è un’enclave perché frequentata da alcuni rappresentanti di una certa politica. C’è anche una comunità sensibile ai cambiamento e Salvini è uno che lotta». Parole del leghista alla toscana? Macché, parola del sindaco Pd di Capalbio. Sarà il vento del Nord.. O forse no. Viriamo nel profondo sud. A Lampedusa, scoglio dell’accoglienza. Vero che ha votato solo uno su 5, però poi la Lega sventola un 45% che adesso diventa un vessillo. E vai a spiegare ora che il simbolo ti gira le spalle. Riace, Capalbio, Lampedusa: le icone si rivoltano. Più che farci un convegno, pensateli come una doccia fredda. Non esistono icone, tutta Italia è paese. Facile si diceva per un leghista stravincere al Nord. Meno facile ribaltare la Storia, come a Predappio, Forlì, paese natale di Mussolini, vaccinata dall’antifascismo, che sceglie al 60 e passa per cento il centrodestra a traino leghista. Niente analisi su fascismo e nostalgia nera, però. In Comune non si vota, per fortuna, perché piace un’orbace, ma perché si pensa di cambiare. Il voto è come la livella di Totò. Che sia Predappio, Budrio o Canicattì. Tutto il resto è poesia.   O un film come a Brescello, Reggio Emilia, dove la Lega supera il 40%. Qui c’era un sindaco Pd, poi il Comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, è stato commissariato, ne ha provate di tutte: un’intera frazione è finita sott’acqua appena un fiume ha esondato. Insomma, va bene Peppone e don Camillo, ma la realtà non è una sceneggiatura. È il qui ed ora. E se alzate lo sguardo, chi li risolve quei problemi, sia da destra sia da sinistra, alle fine viene premiato. Lo testimonia la sindaca Pd di San Lazzaro, Bologna: rinnovata la fiducia all’80%. Amministratrice concreta, non un santino per grazia ricevuta.