Venerdì 19 Aprile 2024

Quirinale, nessuno fa la prima mossa. Letta: Berlusconi telefona anche ai miei

Situazione di stallo. Il Pd rinvia la direzione e anche il centrodestra sposta il proprio vertice. L’unico attivo è Berlusconi

Matteo Salvini, 48 anni, leader della Lega, ieri sera a Porta a Porta (Ansa)

Matteo Salvini, 48 anni, leader della Lega, ieri sera a Porta a Porta (Ansa)

Il caos, sul Quirinale, regna sovrano. La rapida successione dello stato di incoscienza in cui versano tutti i principali partiti la indicano, in chiaro, le agenzie di stampa. Alle ore 19.23 battono che la Direzione del Pd, allargata ai gruppi parlamentari, da giovedì – quando doveva essere, convocata da una settimana – è rinviata a sabato, cioè il giorno dopo il tanto lungamente atteso vertice del centrodestra. Dopo pochi minuti, e sempre dalle agenzie, si apprende che anche il vertice del centrodestra Salvini-Meloni-Berlusconi, previsto per venerdì, slitta – e non casualmente – alla settimana successiva ancora. Insomma, ognuno attende le mosse dell’altro, avversari e pure alleati, e il gioco del Quirinale si gioca a un tavolo di poker dove ogni giocatore, non sapendo quali carte ha in mano l’altro, dice ‘parola’, prima di rilanciare o far vedere il punto.

Quirinale, veto di Letta: Berlusconi divisivo. I centristi rilanciano Draghi

Qualche ‘punto’ (fermo) lo mette, però, Salvini. "Io e gli italiani Draghi lo vogliamo vedere al governo" dice, in serata, dagli studi di Porta a Porta, "penso debba continuare a svolgere un ruolo di garanzia, e se mai penso a un rimpasto con dentro tutti i leader", chiosa. Ergo, è unfit per il Quirinale. Invece, su Berlusconi, sempre da Vespa dice: "Nessuno da sinistra può mettere veti a priori, bisogna aspettare che lui dica cosa vuol fare, sciolga le riserve". Belle parole, ma Salvini sa bene che Berlusconi vuole provarci, e fino in fondo, ecco perché, quando lo incontrerà, gli chiederà non numeri ipotetici, sulla carta, ma "nomi e cognomi". Nel frattempo, Berlusconi è arrivato a Roma e, sempre ieri sera, ha visto il coordinatore azzurro Antonio Tajani e ricevuto i capigruppo di FI. Insomma, Berlusconi ci crede, è convinto di farcela, ma Salvini e Meloni lo sono meno. Il Cav telefona a tutti, anche negli opposti schieramenti. Ieri sera anche Enrico Letta è sbottato: "Chiama anche ai nostri".

Invece, al di là dello slittamento della Direzione, la voce che arriva dal Nazareno è che la ‘mossa’ anti-Berlusconi del segretario sarebbe quella di votare scheda bianca nei primi tre scrutini e di uscire dall’aula quando e se il Cavaliere, al quarto, ci proverà. Letta è convinto che Berlusconi sarà impallinato dai suoi, ma il Pd (e, si ipotizza, anche M5s e LeU) dovranno uscire dall’aula per impedire soccorsi ‘rossi’. Una sorta di ‘Aventino dem’ allargato ai 5Stelle. Dopo, cioè dalla quinta votazione in poi, può però succedere di tutto: doversi acconciare a un nome fornito dal centrodestra (salgono, di molto, le quotazioni di Letizia Moratti) o spingere al bis un Mattarella recalcitrante, come chiedono molti dem e come lo stesso Letta ieri è tornato ad adombrare. "Sono pronto anche domani a un tavolo con il centrodestra, ma chiedo un presidente che non sia espressione diretta di un partito. Chiederò un accordo su capo dello Stato super partes e che ci si dica cosa vogliamo fare nell’anno 2022, sapendo che poi ci divideremo alle elezioni, se poi Salvini intende raggiungere la Meloni all’opposizione è un altro scenario". Il sogno del Pd sarebbe anche quello di far digerire, al centrodestra, il nome di Giuliano Amato, che piace al corpaccione degli ex-Ds, alla sinistra di Orlando, Provenzano e Boccia, a Speranza e D’Alema. Di certo, Letta vuole tutelare Draghi, tenendolo a palazzo Chigi o preservandolo per il Quirinale (del futuro), che per quello attuale sembra unfit…