Roma, 3 novembre 2023 – Dal municipio di Benevento, Clemente Mastella, la fascia tricolore ben salda da sette anni, guarda ancora con attenzione ai palazzi del potere romano. Li ha frequentati per 38 anni, d’altronde. Dalla Dc a Noi di Centro. E si rammarica, non lo nega, per ciò che vede e che legge nelle cronache transatlantiche.
Sindaco, il governo sta per svelare le carte della sua bozza di riforma costituzionale.
"Ahi. Auguri".
Perché?
"Sono scaramantico anche per gli altri. Lo ha visto, no, com’è finita tutte le volte che un governo ci ha provato?"
Non bene.
"Eh".
Però questa volta l’argomento è popolare: impedire il malcostume tutto italico dei ribaltoni, dei cambi di casacca, dei...
"A parte che è una tradizione giolittiana, la blocco subito. Per due motivi".
Il primo?
"Erano malcostume i governi tecnici nati grazie ai ribaltoni? Dini, Ciampi, Monti, Draghi. Io vidi piuttosto la scelta di salvare il Paese in un momento difficile".
Ora il secondo motivo.
"Parlando di malcostume si offendono i Padri costituenti che, voglio ricordare, non era gente che passava per strada, ma uomini e donne dalla statura altissima. Sono stati loro a decidere di non lasciare i parlamentari prigionieri delle logiche di partito ma di concedere loro la funzione democratica di decidere secondo coscienza, per il bene del Paese e dei propri elettori".
Non sempre è andata così, eh.
"Governo Ciampi. Ricorda in che condizioni economiche versavamo? Io non ho visto cambi di casacca per interesse, in quel caso, solo un attestato di solidarietà nei confronti del Paese".
E sul Conte I - Conte II la pensa allo stesso modo? Stesso premier, due maggioranze di colore opposto...
"In quel caso non ci furono cambi di casacca, visto che le due forze centrifughe contrapposte vivevano nello stesso Pd. E non sempre, attenzione, i cambi di casacca sono volti al mantenimento del potere. Ci sono volte in cui il ribaltone è sconveniente per gli stessi suoi autori".
Esempi?
"Anni ’80, un governo Fanfani. La maggioranza stentava. La Dc si prese l’onere: Martinazzoli iniziò a tirare di qua, Mancino a tirare di là, e si andò al voto".
Quante ne ha viste, lei.
"Una volta un onorevole a un certo punto non la tenne più, così andò in bagno. Quando fece ritorno la maggioranza era cambiata grazie alla sua pipì".
Il periodo più complicato?
"Il governo Prodi navigava a vista. Al Senato anche un raffreddore poteva voler dire tornare alle urne. E rispetto ai raffreddori...".
Hanno valore istituzionale?
"Beh, non si agiva solo per convincere qualcuno a votare con te. Tante volte il risultato si otteneva convincendo qualcuno della minoranza ad avere un raffreddore improvviso, e non presentarsi...".
I maestri: chi erano i maestri?
"I franchi tiratori, chiunque essi fossero. Agivano nell’ombra".
Lei fu protagonista dell’ultimo, grande ribaltone. Via il Prodi I e la nascita del D’Alema I. Fuori Rifondazione, dentro l’Udr. Che giorni furono?
"Complicatissimi. Però, a proposito di sotterfugi: quel ribaltone da un certo punto in poi avvenne alla luce del sole. E lo si deve a Cossiga. Serviva a rinforzare il Patto Atlantico. C’era la guerra in Kosovo. La maggioranza precedente non avrebbe mai concesso le basi Nato italiane...".
Torniamo alla riforma. La bozza cancella i senatori a vita.
"Potrei essere d’accordo".
Ci stupisce.
"Eppure fui proprio io a proporre una modifica in merito. Chiedevo che, tranne che per i presidenti della Repubblica uscenti, le personalità insignite di questa carica entrassero in Senato a portare il loro prezioso contributo, senza votare".
E non è offensivo?
"Ma il problema è che i senatori a vita, votando, spesso interferiscono con la maggioranza scelta dagli elettori. Viceversa io proponevo per loro una nobilissima attività di moral suasion".
Guardiamo al futuro: la riforma passa. Cosa succede?
"I governi cadranno di più".
Ma se l’obiettivo è l’opposto!
"Eppure con i parlamentari diventati meri esecutori del volere partitico, in realtà li si rende ancora più pericolosi. E così gli stessi partiti di maggioranza. Prenda la Finanziaria: non inserisci la norma a me cara? Faccio cadere il governo. E il governo non potrà più rispondergli: tanto governo con qualcun altro".
Come ai bei tempi. Le manca il Parlamento?
"No. Questo è un Parlamento vuoto, debole, sbiadito, attraversato da parlamentari esautorati dalle loro funzioni. Prenda la legge di Bilancio: non potranno presentare emendamenti! Ai miei tempi i presidenti di Camera e Senato non lo avrebbero mai permesso. No, no, me ne resto qui, a fare politica vera, a contatto con i cittadini".
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