Crisi di governo: chi vince e chi perde. Intervista al politologo Orsina

Il politologo Orsina: le elezioni sono la soluzione più gradita al centrodestra "A Salvini un Papeete è già costato tanto e un secondo non gli sarebbe perdonato. Deve evitare in qualsiasi modo di passare per l’artefice dello strappo"

Il politologo Giovanni Orsina

Il politologo Giovanni Orsina

La mossa grillina anti-Draghi non rischia di favorire il centrodestra e far saltare definitivamente il campo largo Pd?

"Il centrodestra, a meno di clamorosi autogol, ha tutte le carte per giocare una partita vincente – avvisa Giovanni Orsina, direttore Luiss School of Government –. Ha tutto da guadagnare comunque finisca la crisi. Il campo largo è, invece, una scommessa quasi perduta ormai".

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Berlusconi, Salvini e Meloni, però sembrano avere posizioni differenti, tant’è che la leader di Fd’I chiede di spingere insieme per il voto anticipato.

"Le elezioni anticipate sono la soluzione più gradita per il centrodestra. Ma Matteo Salvini, principalmente, non deve essere percepito come colui che porta il Paese al voto: con Silvio Berlusconi può tentare di boicottare un ricompattamento della maggioranza, ma Fi e Lega devono evitare di passare come i soggetti che hanno strappato. A Salvini un Papeete è già costato tanto e un secondo non gli sarebbe perdonato. E non è detto che non possano guadagnarci anche da un Draghi-bis".

A quali condizioni?

"Prendiamo il caso (improbabile, in verità) che il governo Draghi continui con un assetto differente, senza grillini e con il centrodestra in una posizione di maggiore rilievo. Sarebbe il Pd a trovarsi in estrema difficoltà. Ma, anche se meno, a Salvini e Berlusconi potrebbe perfino convenire la ricomposizione della situazione attuale: comunque passerebbero come i fautori di stabilità e governabilità".

La rottura con Meloni, però, diventerebbe inevitabile.

"Non è detto. Dipende da come matura questa situazione. Lei si trova in una condizione win-win, nel senso che, comunque vada, vince: anche se non ottiene il voto anticipato in autunno. Perché è bene evidente che, con una ricucitura stentata del governo e con un fallimento dei M5s, la Meloni, dall’opposizione, continuerebbe a gonfiarsi nei sondaggi e potrebbe usare i mesi a venire per consolidarsi ulteriormente. Si farà la sessione di bilancio e andremo a votare a febbraio, marzo perché non si potrà più di tanto tirare il collo alla legislatura. E a quel punto la Meloni passerà all’incasso".

Dunque, non crede che vi siano possibilità di rilancio efficaci per un governo Draghi comunque denominato?

"Rilancio mi sembra difficile. Ma era prevedibile. Quando, prima dell’elezione del Capo dello Stato, si diceva che ‘Draghi non deve andare al Quirinale perché deve governare’, si diceva una sciocchezza: era evidente pure allora che, dopo le elezioni del Presidente, il governo Draghi sarebbe entrato nella fase calante. Tant’è che sarebbe stato meglio sciogliere le Camere e votare allora. Anzi, semmai, è stata la guerra a rallentare i processi ma da mesi questo esecutivo aveva perso forza".

Tirando le somme, al centrodestra basta stare fermo per uscire bene dalla crisi. A pagare tutto saranno Pd e grillini?

"I grillini di Giuseppe Conte hanno fatto una cosa irrazionale e, quando gli esseri umani si comportano in maniera irrazionale, il loro comportamento diventa imprevedibile. La speranza di recuperare consensi per questa via è mal riposta, ma anche ammesso che possano riuscirci passando ora o più avanti all’opposizione non è Conte il leader adatto: devono richiamare Di Battista. Quello che hanno compiuto è una catastrofe, un suicidio. Il Pd, a sua volta, rischia l’osso del collo perché dovrà dare il sangue a un governo che ha il baricentro spostato o che va avanti in questa situazione ma con un Movimento che è una pentola in ebollizione".

Il campo largo è sepolto?

"La crisi viene aperta dal partito cardine di quello che doveva essere il campo largo. Dunque, il Pd ha fatto una scommessa sul partner sbagliato. Recuperare qualcosa adesso sarà difficile".