Roma, 5 febbraio 2025 – Dopo giorni di polemiche politiche il caso Almasri approda in Aula con l'informativa alla Camera (poi alle 15.30 in Senato) dei ministri dell'Interno Matteo Piantedosi e della Giustizia Carlo Nordio, chiamati a riferire sulla vicenda del comandante libico accusato di crimini contro l'umanità e rilasciato dalle autorità italiane. Il governo, incalzato dalle opposizioni, ha provato a fare chiarezza sulla questione, soprattutto alla luce dell'indagine per favoreggiamento e peculato che vede coinvolti la premier Giorgia Meloni, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e gli stessi ministri Piantedosi e Nordio.
Nel suo intervento il Guardasigilli ha sostanzialmente sottolineato come il mandato d'arresto della Corte dell'Aja nei confronti di Almasri sia "arrivato in lingua inglese, senza traduzione, e con numerose criticità sulla richiesta di appello”, parlando in sostanza di una sorta di “pasticcio burocratico” che hanno portato alla scarcerazione del comandante libico. Mentre Piantedosi nel suo intervento ha ribadito che Almasri è stato espulso per “sicurezza dello Stato”, negando che sia “mai stato interlocutore del governo per la gestione dei migranti”. L’opposizione ha contestato – rumoreggiando, urlando e battendo le mani sui banchi – la parte conclusiva dell'informativa di Nordio. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana è dovuto intervenire per ripristinare il silenzio e far proseguire il ministro. “Meloni scappa”, il coro unanime di Conte e Schlein. Durissimo anche l’attacco di Renzi: “La premier non è lady di ferro ma omino di burro”.
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Con l'espulsione di Almasri, "guardando alla stabilità della Libia, abbiamo fatto anche un interesse europeo perché è del tutto evidente che l'Italia è il punto di congiunzione tra l'Africa, l'Africa centrale e il complesso dell'intera Europa". Lo afferma l'ex ministro dell'Interno Marco Minniti (ai tempi del governo Gentiloni), intervistato da Bruno Vespa a 'Cinque Minuti'. Minniti concorda con la necessità di non trattenere in Italia il capo della polizia giudiziaria libica e questo "in nome della sicurezza nazionale, sapendo che un pezzo fondamentale della sicurezza nazionale si gioca fuori dai confini nazionali e sapendo anche che la Libia da questo punto di vista è un quadrante strategico" perché "lì si giocano tre partite decisive: quello del controllo dei flussi migratori, quello dell'energia e sappiamo perfettamente per esempio che se l'Europa è sopravvissuta alla rottura con la Russia dopo l'invasione dell'Ucraina lo deve molto alla Libia e all'Africa perché l'energia poi la prendiamo da là. E anche dal punto di vista della lotta al terrorismo, non dimentichiamoci mai che la moderna capitale della Libia, Sirte, fino a qualche anno fa era stata occupata militarmente dall'Islamic State che poteva pensare di considerare la Libia come una piattaforma di attacco non nei confronti dell'Italia, ma nei confronti dell'Europa", conclude.
"Con Meloni, pensavate di aver trovato la lady di ferro, ma avete trovato l'uomo di burro, forte coi deboli e debole coi forti. Se ci fosse stato un minimo di coraggio da parte della vile premier, ella sarebbe venuta qui e avrebbe detto che c'è un interesse nazionale di questo paese e si chiama Eni. Se Meloni avesse voluto difendere l'interesse nazionale lo avrebbe detto. Ma non lo fa, scarcera i torturatori di bambini", ha aggiunto il senatore e presidente di Iv, Matteo Renzi, nel dibattito al Senato. In alcuni passaggi, l'intervento è stato interrotto dalle polemiche delle opposizioni.
"Quella seggiola vuota là è la cosa più intelligente che Meloni potesse fare oggi", ha aggiunto Renzi in Aula al Senato al termine dell'informativa dei ministri Piantedosi e Nordio. E Renzi ricorda: "Atreju dicembre 2024: dopo aver detto che i centri in Albania funzioneranno, Meloni ha definito 'mafiosi' i trafficanti di uomini. Ha scarcerato il boss dei boss. Giorgia Meloni ha perso la faccia e da oggi non può più parlare di sicurezza".
Le opposizioni tornano a chiedere che la premier Giorgia Meloni riferisca in Parlamento sul caso Almasri. "Le informative di Nordio e Piantedosi sono state del tutto insoddisfacenti, hanno dato risposte non esaustive anzi con due linee in contraddizione tra loro. Ma entrambi hanno chiamato in causa la sicurezza nazionale e il ruolo della presidente del Consiglio, per questo ribadiamo la richiesta di un'informativa urgente della premier Giorgia Meloni. Oggi nei banchi del governo pieni mancava solo lei", ha detto la capogruppo Pd, Chiara Braga, in aula. Una richiesta avanzata da tutti i gruppi d'opposizione. Dice il capogruppo M5S, Riccardo Ricciardi: "Oggi il ministro della Giustizia ha sbugiardato la premier, lei deve venire in aula e non nascondersi dietro ai suoi servi". E poi Angelo Bonelli per Avs: "Oggi due ministri sono venuti in aula a delegittimare le istituzioni, Nordio in particolare, compresa anche la Corte penale internazionale. Abbiamo sentito bugie inaccettabili. Meloni venga in aula e non sui social a raccontare le sue bugie". Alla richiesta si sono aggiunti anche Iv con il capogruppo Davide Faraone e Elena Bonetti di Azione.
"Abbiamo ascoltato un ministro imbarazzato, lei ministro dell'Interno" e "penso che ci sia imbarazzo nel capo delle Forze dell'Ordine nel vedere che la politica libera un pericoloso criminale". Così Matteo Renzi, presidente di Italia Viva, intervenendo in Senato. E aggiunge: "Almasri ha violentato dei bambini, ha torturato delle donne, ha ucciso delle persone, e voi lo avete rimandato in Libia con il volo di Stato"
Un prolungato applauso dei senatori del centrodestra, levatisi tutti in piedi, ha segnato la conclusione dell'informativa del ministro Piantedosi in Senato. Il centrodestra ha applaudito il titolare dell'Interno in due passaggi, mentre dai banchi delle opposizioni si sono levati diversi voci di dissenso, o parole ironiche ("bravo", "come no!")
Dopo il ministro della Giustizia Carlo Nordio, inizia al Senato l'informativa del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che ha sostanzialmente ribadito quanto affermato nell'informativa di stamane davanti al Parlamento. "Almasri non è mai stato un interlocutore del Governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio. E smentisco, nella maniera più categorica, che, nelle ore in cui è stata gestita la vicenda, il Governo abbia ricevuto alcun atto o comunicazione che possa essere, anche solo lontanamente, considerato una forma di pressione indebita assimilabile a minaccia o ricatto da parte di chiunque". Ha detto Piantedosi durante l'informativa sul caso Almasri
Nel suo intervento al Senato il guardasigilli ha sostanzialmente ribadito la posizione espressa in mattinata alla Camera, a partire dalla ricostruzione delle inesattezze contenute nell'atto. "Il primo atto notificato è eccentrico, con discrasie tra la parte motiva del provvedimento che riferisce di fatti del 2015 mentre nella parte dispositiva si colloca al 2011. Resta il fatto che l'organo di accusa che si era rivolto alla Cpi era riferito al 2015. Atto viziato da una incertezza assoluta rispetto al momento in cui è stato commesso il reato".
Al via al Senato l'informativa del ministro della Giustizia Carlo Nordio in merito alla richiesta di arresto della Corte penale internazionale e successiva espulsione di Almasri. Come alla Camera parla per primo Nordio, prenderà poi la parola il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.
I gruppi di opposizione si preparano a formalizzare una richiesta di convocazione in Aula della premier Giorgia Meloni per confrontarsi direttamente con lei su scarcerazione e rimpatrio in Libia di Almasri, dichiarandosi del tutto insoddisfatti dall'informativa resa in aula alla Camera dai ministri Piantedosi e Nordio. L'indicazione emerge dopo contatti incrociati fra i gruppi di opposizione sulla posizione espressa dal Governo a Montecitorio. Formalizzazione e annuncio della nuova iniziativa parlamentare sul caso Almasri finalizzata ad un confronto parlamentare diretto con la presidente del Consiglio, secondo quanto si è appreso, avverranno in assenza di novità rilevanti nelle informative dei due ministri al Senato.
"Siamo diventati il porto franco e il paese balocchi dei criminali. Nordio è stato scandaloso", su Almasri "lei non ha parlato da avvocato difensore di Almasri" ma da "giudice assolutore! Lei si dovrebbe vergognare". Lo ha detto il leader del M5s Giuseppe Conte nell'Aula della Camera dopo l'informativa su Almasri rivolto al guardasigilli. "Ma voi pensate davvero che gli italiani siano tutti idioti?", ha aggiunto.
"Oggi c'è la grande assenza della presidente Meloni, che scappa dal Parlamento e dai cittadini", un atto di "viltà istituzionale. Lo so che ci sta guardando dietro qualche computer", presidente Meloni, e quindi "mi rivolgo a lei. Non è venuta qui" a parlare di Almasri, "non si permetta di parlare davanti a qualche scendiletto!". Lo ha detto il leader del M5s Giuseppe Conte nell'Aula.
"Meloni non può pensare di cavarsela con video e dirette social: non deve spiegare ai suoi followers, ma all'Italia", ha affermato anche la segretaria del Pd Elly Schlein. "La nostra credibilità internazionale è stata sfregiata dalla vostra scelta, oggi rivendicata, di riaccompagnare a casa un torturatore libico", ha aggiunto Schlein: "Almasri è accusato di aver picchiato, stuprato e ucciso, ma nonostante questo viene scarcerato e fatto salire su un aereo di Stato con tutti gli onori, per poi essere accolto nel suo paese come un eroe. Meloni diceva che avrebbe dato la caccia ai trafficanti di tutto il mondo, invece li rimanda a casa con il rimpatrio più veloce della storia d'Italia", aggiunge Schlein.
Replicando dopo l'informativa del Guardasigilli e del ministro dell'Interno, Schlein ha evidenziato: "Nordio non ha parlato da ministro ma avvocato difensore di Almasri. Prima ci ha detto che non ha avuto tempo di leggere 40 pagine in inglese, poi che le ha lette talmente bene da trovare tutte quelle incongruenze. Il ministro deve trasmettere gli atti e non valutarli, lei non ha letto la legge".
Per il Pd ha preso la parola la segretaria Elly Schlein, secondo cui "questa è una giornata triste per la democrazia, Nordio e Piantedosi sono venuti in Aula a coprire le spalle della premier. Ma oggi in quest'aula doveva esserci Giorgia Meloni, che invece manca di rispetto all'Aula e al paese. Meloni scappa e scappa, dovrebbe essere la presidente del Consiglio, è la presidente del 'coniglio'".
"Ringrazio i ministri Nordio e Piantedosi per le chiare parole di oggi che, per chiunque sia in buonafede, tolgono ogni dubbio sull'operato del governo". Lo ha detto in Aula alla Camera il deputato e responsabile organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, intervenendo dopo l'informativa del ministro della Giustizia Carlo Nordio e del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi sul caso Almasri.
Nel suo intervento Piantedosi ha poi ricostruito in dettaglio tutti gli spostamenti di Almasri: "Lo scorso 2 ottobre il Procuratore della Corte penale internazionale ha formulato una richiesta di mandato di arresto internazionale per la commissione da parte di Almasri di crimini di guerra e contro l'umanità, quale membro delle Forze Speciali di Deterrenza libiche, di base a Mitiga. La Corte penale ha dato seguito a tale richiesta, emettendo il mandato di arresto soltanto sabato 18 gennaio, quando Almasri si trovava in territorio italiano. Evidenzio altresì che, prima di giungere in Italia, Almasri è transitato in diversi Paesi europei, dove risulta essersi recato abitualmente anche in passato, come attestano i documenti di viaggio in suo possesso, tra i quali un passaporto della Repubblica della Dominica che riporta, tra l'altro, un visto per gli Stati Uniti con validità di 10 anni a partire dal novembre scorso".
"Il suo ultimo viaggio - prosegue nella sua informativa Piantedosi - risale allo scorso 6 gennaio, quando, provenendo da Tripoli, è solo transitato da Fiumicino per dirigersi a Londra, senza essere, pertanto, sottoposto a controlli di frontiera in Italia. Alla frontiera aerea londinese Almasri ha esibito il predetto passaporto dal quale risulta essere entrato, il successivo 13 gennaio, in area Schengen attraverso la frontiera francese, con transito dal tunnel della Manica. Il 15 gennaio, una delle persone che lo accompagnava ha noleggiato un'autovettura a Bonn, con restituzione prevista per il successivo 20 gennaio presso l'Aeroporto di Fiumicino. Sempre il 15 gennaio, nel tratto autostradale tra Bonn e Monaco, l'autovettura è stata sottoposta a controllo da parte della polizia tedesca; controllo durante il quale Almasri ha mostrato, tra l'altro, un biglietto ferroviario a suo nome da Londra a Bruxelles datato 13 gennaio e all'esito del quale la polizia tedesca non ha adottato alcun provvedimento", conclude il ministro dell'Interno.
"Smentisco, nella maniera più categorica, che, nelle ore in cui è stata gestita la vicenda, il governo abbia ricevuto alcun atto o comunicazione che possa essere, anche solo lontanamente, considerato una forma di pressione indebita assimilabile a minaccia o ricatto da parte di chiunque, come è stato adombrato in alcuni momenti del dibattito pubblico sviluppatosi in questi giorni. Al contrario, ogni decisione è stata assunta, come sempre, solo in base a valutazioni compiute su fatti e situazioni - anche in chiave prognostica - nell'esclusiva prospettiva della tutela di interessi del nostro Paese". Lo ha ribadito il ministro dell'Interno Piantedosi, nell'informativa alla Camera.
"Come ho già detto al Senato durante il question time del 23 gennaio, l'espulsione di Almasri è da inquadrare (per il profilo di pericolosità che presentava il soggetto in questione) nelle esigenze di salvaguardia della sicurezza dello Stato e della tutela dell'ordine pubblico, che il governo pone sempre al centro della sua azione, unitamente alla difesa dell'interesse nazionale che è ciò a cui lo Stato deve sempre attenersi nell'obiettivo di evitare, in ogni modo, un danno al Paese e ai suoi cittadini". Lo ha affermato il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, nell'informativa alla Camera sul caso Almasri
Almasri "non è mai stato un interlocutore del Governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio". Così il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, nella sua informativa alla Camera sul caso Almasri.
La notifica del fatto che era indagato è "pervenuta il giorno prima del giorno in cui era fissata la comunicazione in parlamento". Lo afferma il ministro della Giustizia Carlo Nordio nell'informativa urgente del governo, alla Camera dei deputati, in merito alla richiesta di arresto della Corte penale internazionale e successiva espulsione di Almasri, aggiungendo che ciò "ha determinato un momento di riflessione sia in ossequio all'indipendenza e alle prerogative della magistratura" sia relativamente alla mia "posizione di indagato".
"La Corte si riunisce 5 giorni dopo per dire che il primo mandato di arresto era completamente sballato perché aveva sbagliato niente meno che la data del commesso reato e noi ce ne eravamo accorti. Se non ce ne fossimo accorti e l'avessimo inviata alla corte d'appello italiana ce l'avrebbe mandata indietro dicendo che quel mandato di arresto era completamente contraddittorio. E questo ce lo dice la stessa corte che ha fatto una riunione apposta per cambiare la data dei delitti dal 2011 al 2015. Quattro anni di resto continuato non sono cosa da poco". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nell'informativa sul caso Almasri alla Camera.
Botta e risposta in Aula tra il Guardasigilli Carlo Nordio e il deputato di Avs Angelo Bonelli. Il ministro sta rendendo l'informativa sul caso Almasri e Bonelli commenta alcune affermazioni. Al che Nordio si interrompe, sorride e poi esclama: "Il fatto è che non avete letto le carte, avete discusso sul nulla, non sapevate di cosa state parlando...". Parole che suscitano l'applauso della maggioranza e le proteste delle opposizioni. Richiama all'ordine il presidente Fontana: "Ministro per cortesia si rivolga alla presidenza così diamo ordine ai lavori e anche i colleghi non si rivolgano al ministro, non instauriamo un dibattito".
Nella documentazione della Cpi "una sessantina di paragrafi in cui vi è tutta la sequenza di crimini orribili addebitati al catturando, vi è un incomprensibile salto logico. Le conclusioni del mandato di arresto risultavano differenti rispetto alla parte motivazionale e rispetto alle conclusioni". Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nella sua informativa alla Camera sul caso Almasri. "Le ha lette le carte Bonelli?", ha detto il ministro riferendosi al leader di Avs che protestava in l'informativa.
Proseguendo nella sua informativa alla Camera, Nordio ha aggiunto: "Il ruolo del ministro non è semplicemente quello di un organo di transito delle richieste: è un organo politico che deve meditare sul contenuto di queste richieste in funzione di un eventuale contatto con altri ministeri e funzioni organo dello Stato. Non faccio da passacarte, ho il potere di interloquire con altri organi dello Stato in caso di necessità e questa necessità si presentava eccome. Inoltre serve valutare la "coerenza delle conclusioni cui perviene la decisione della Cpi". Questa coerenza manca completamente e quell'atto era nullo, in lingua inglese senza essere tradotto e con vari allegati in lingua araba".
"Il 20 gennaio alle ore 12,40 il procuratore generale di Roma trasmetteva il carteggio a questo ministro: ufficialmente è arrivato al Ministero protocollato il 20 gennaio alle ore 12,40. Successivamente alle ore 13,57 l'ambasciatore dell'Aja trasmetteva al servizio Affari internazionali del ministero del Dipartimento per gli affari di giustizia la richiesta di arresto provvisorio del 18 gennaio 2025. Conviene sinora notare che la comunicazione della questura di Torino era pervenuta al Ministero ad arresto già effettuato e dunque senza la preventiva trasmissione della richiesta di arresto a fini estradizionali emessa dalla CPI al ministro". Lo ha detto il ministro Nordio durante l'informativa urgente del Governo in merito all'espulsione del libico Almasri.
"Nel mandato d'arresto c'era incertezza sulla tempistica reati" ha sottolineato Nordio nel suo intervento alla Camera mentre - di fronte alle proteste dei deputati - ha ricostruito tutte le tappe del caso Almasri. Il ministro della giustizia ha ribadito più volte nel suo intervento come sulla vicenda Almasri vi siano state incertezze e inesattezze da parte di diversi uffici.
"Il 18 gennaio la Cpi emetteva un mandato di arresto internazionale nei confronti di Almasri per una serie di reati. Il mandato di arresto è arrivato domenica 10 gennaio alle ore 9.30 con una notizia informale e l'arresto trasmessa via email da un funzionario Interpol alle ore 12.37, sempre domenica: una comunicazione assolutamente informale, priva di dati identificativi e priva del provvedimento in oggetto e delle ragioni sottese. Non era nemmeno allegata la richiesta di estradizione". Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nella sua informativa alla Camera sul caso Almasri.
Nel suo intervento alla Camera il ministro della giustizia Carlo Nordio ha sottolineato che ci sarebbero state delle inesattezze nella ricostruzione dei fatti e ha ribadito di essere stato disponibile da subito a una informativa in Aula
"Pienone" alla Camera in vista dell'informativa dei ministri dell'Interno Matteo Piantedosi e della Giustizia Carlo Nordio sulla vicenda Almasri. In Transatlantico massiccia presenza di deputati, ma anche diversi senatori. Si attende il pienone anche tra i banchi del governo, mentre per gli interventi sono previsti i big. A intervenire per il Pd sarà la segretaria Elly Schlein e per M5s il leader Giuseppe Conte. A parlare per Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli, per FI Giorgio Mulè, per Iv Maria Elena Boschi e Maurizio Lupi per Noi Moderati.
La linea su cui poggerà la doppia informativa del governo sarebbe essenzialmente questa: a sbagliare è stata la Corte penale internazionale (dalla quale sarebbero arrivati atti quantomeno "pasticciati"), mentre l'esecutivo ha agito a tutela dell'interesse e della sicurezza nazionale quando ha deciso di rispedire in Libia Almasri a bordo di un volo di Stato.
Opposizione compatta nell'attacco alla premier Giorgia Meloni, che oggi non sarà presente all'informativa di Nordio e Piantedosi sul caso Almasri. Conte (5Stelle): "Non posso crederci. Tu scappi dal Parlamento per non spiegare agli italiani perché hai rimpatriato con volo di Stato un boia?". Boccia (Pd): "La responsabilità politica è di Giorgia Meloni. Ora scappa dal Parlamento, davanti al quale invece avrebbe dovuto rispondere in prima persona". Per Matteo Renzi (IV) "Il coraggio di Meloni finisce quando finisce la diretta Instagram... vive di complotti, vede chissà quali tensioni dappertutto" e soprattutto "racconta un sacco di balle".
Doppia informativa del Governo oggi sul caso Almasri: i ministri dell'Interno Matteo Piantedosi e della Giustizia Carlo Nordio riferiranno in Parlamento, a una settimana esatta dal primo appuntamento sfumato. I ministri saranno a Montecitorio alle 12.30 e a Palazzo Madama alle 15.30. Accordata la diretta tv sulla Rai, in seguito al pressing di tutta la minoranza parlamentare (in un primo momento era stata negata alla Camera per la contrarietà della maggioranza e accordata al Senato).