Roma, 14 aprile 2025 – Senatore Carlo Calenda, segretario di Azione, cosa ne pensa degli alti lai dell’opposizione per la visita di Giorgia Meloni a Washington? "Penso siano demenziali. Non ho letto le stesse proteste quando il premier inglese Starmer e il presidente francese Macron sono andati da Donald Trump. Non si capisce perché una premier non dovrebbe accettare l’invito. Sono tutte polemiche avvilenti e un po’ ideologiche".
Trump stesso intende negoziare con l’Europa, non coi singoli Paesi... "Trump è una calamità come le sette piaghe d’Egitto, che sta innescando una recessione che colpirà gli Usa prima e l’Europa poi. Appunto per questo bisogna cercare di farlo tornare indietro in tutti i modi. In parte ci stanno pensando gli investitori, ma vanno fatte tutte le pressioni politiche possibili".

E come? "Dicendo chiaro che ai dazi risponderemmo sia tassando le big tech che intervenendo sull’acquisto del debito degli Usa: che hanno un deficit gigantesco, finanziato dagli acquisti delle banche centrali di tutto il mondo. È bastato un segnale da parte di cinesi e giapponesi per far schizzare il rendimento dei titoli e quindi il costo del debito. E Trump ha prontamente cominciato a fare retromarcia".
Il piano italiano del commercio con gli Usa parla di "riequilibrio del surplus" commerciale tramite "accordi su gas e difesa". È fondato il timore di acquisti per imbonirsi gli Usa? "Anzitutto è la prima volta che sento un ministero predicare la riduzione del surplus commerciale, cioè del proprio positivo risultato di export. In secondo luogo, riequilibrare acquistando gas a prezzi elevati non farebbe che importare recessione e far delocalizzare imprese. Quanto alle armi, già oggi l’Ue è la prima acquirente dagli Usa. Mentre è chiaro che un aumento della spesa per la difesa deve favorire la nascita di un’industria europea e quindi la diminuzione delle importazioni dagli Usa".
In concreto, però, sono una prospettiva e una preoccupazione fondate? "Di concreto c’è solo che il governo non ha uno straccio di politica industriale. Da 25 mesi cala la produzione. La misura per aumentare gli investimenti (Transizione 5.0, ndr) voluta dal ministro Urso è fatta male e troppo burocratica: di 6 miliardi sono stati usati 400 milioni. Ma continuano a non volerla cambiare. Di questo passo saremo colpiti da recessione e contemporanea delocalizzazione delle imprese. La debolezza di Meloni sta nell’incapacità di implementare una politica industriale in un momento drammatico dal punto di vista produttivo".
D’altronde la sua forza non sta invece nell’asse con von der Leyen? "Ma questo è un fatto positivo. Meloni è passata da dire ‘fuori dall’euro’ a sostenere la Commissione e fare manovre di bilancio più austere di quelle proposte dall’Europa. È un’evoluzione positiva".
Dopo il congresso al quale ha partecipato la premier, quindi, come sono cambiati i rapporti di Azione con la maggioranza di governo e con l’opposizione? "Sono rimasti tali e quali prima. Rimaniamo esattamente nello stesso posto all’opposizione del governo e al centro. Al congresso abbiamo invitato Elly Schlein, che non è venuta, e sono intervenuti Gentiloni, Boccia, Picerno, Guerini. Le polemiche sono assurde. Ci si confronta sempre col governo. Ricordo che l’allora segretario del Pd Letta interloquì ad Atreju con Meloni quando sosteneva tesi molto più estreme di quelle odierne".
Quindi alle Regionali Decaro sì e Fico no? "Esatto. Il nostro approccio è sempre lo stesso, come sul piano nazionale: appoggiare candidati moderati e riformisti su programmi moderati e riformisti".
Ma non le pare che il bipolarismo vi stritoli? "Le posizione di 5 Stelle, Avs e Pd, che ormai segue Conte come fosse il leader, sono destinate a portare all’isolamento e l’indebolimento dell’Italia sia a livello internazionale che economico. Nei prossimi anni saremo chiamati a decidere su una Nato europea, che in Italia divide profondamente i due poli. E allora vedremo. Speriamo che il Pd abbia il coraggio di cambiare linea. Senza un centro europeista ragionevole nei prossimi anni il Paese si avviterà in una spirale di recessione e isolamento".