Roma, 28 novembre 2024 – Il caso del mancato taglio del canone Rai continua ad agitare la maggioranza. Dopo il botta e riposta di mercoledì tra il segretario della Lega, Matteo Salvini, e il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, – con al centro la premier Giorgia Meloni che ha chiesto agli alleati di fermare subito queste “ragazzate” – ora FI è tornata all’attacco.
"Non serve una verifica di governo, ma si deve tornare a rispettare il programma sottoscritto con gli elettori e fare le cose condivise". Con queste parole Raffaele Nevi, portavoce nazionale di Forza Italia e vicecapogruppo vicario alla Camera, intervistato da Affaritaliani.it, ha analizzato le ultime tensioni nel governo. “Un messaggio alla Lega? Si dia una calmata, abbassi i toni e torniamo a parlarci di più”, ha aggiunto. Secondo Nevi “Salvini fa un po’ il 'paraculetto’ e dice che nel programma c'è anche la riduzione della pressione fiscale per difendere l'emendamento bocciato sul canone Rai. Ma quella mancetta di 0,50 euro a cittadino che avremmo regalato anche ai super ricchi sarebbe costata 450 milioni di euro agli altri contribuenti”. “Peace and love”, secca la replica di Matteo Salvini, a margine della presentazione del libro di Bruno Vespa insieme a Carlo Calenda, a Roma
A chi ha sottolineato che i leghisti dicono che lo Ius Scholae che Forza Italia ha proposto non è nel programma di governo, il portavoce nazionale di Forza Italia ha poi risposto: “Falso. Al punto sei del programma elettorale con il quale abbiamo vinto le elezioni nel 2022 c'è il principio generale di una migliore integrazione degli stranieri regolari in Italia. Ed è proprio la nostra proposta che abbiamo chiamato Ius Italiae”. Rispetto alle risorse necessarie per il canone, ecco il punto di vista di Nevi: “Noi diciamo di usare quelle risorse per ampliare la platea delle persone che potranno beneficiare della riduzione dell'Irpef, per eliminare la sugar tax o per aumentare le pensioni minime. Tutti obiettivi condivisi e scritti nel programma di governo”.
Nevi ha rispedito al mittente l'accusa secondo cui Forza Italia abbia votato contro il taglio del canone Rai per difendere Mediaset e i figli di Berlusconi: "Falso anche questo. La Lega con il suo emendamento non proponeva di abbassare o aumentare il tetto pubblicitario della Rai ma di tagliare il canone, non c'entra assolutamente niente. E comunque l'aumento del tetto pubblicitario per la Rai non danneggerebbe Mediaset ma tutto il sistema editoriale italiano. Anzi forse Mediaset meno di tutti. Chi dice queste cose è solo perché vuole confondere le carte e tentare di buttare la palla in tribuna. La Lega voleva far risparmiare 50 centesimi al mese a persona creando un buco di 450 milioni alla Rai che poi sarebbe dovuto essere risanato dallo Stato altrimenti la tv pubblica sarebbe fallita. Pensiamo solo che la sugar tax vale 250 milioni di euro e sta terrorizzando l'intero sistema produttivo italiano di quel settore. Usiamo i soldi per le priorità e tra queste non c'è certo l'abolizione del canone Rai".
Successivamente all'anticipazione dell'intervista, Raffaele Nevi ha diffuso una nota in cui afferma che "ho visto che la sinistra non vede l'ora di mettere zizzania all'interno della coalizione". E ha poi aggiunto: "Mi dispiace che sia stato completamente travisato il mio pensiero ed estrapolato ad arte". "Salvini – la nota del vicepresidente vicario dei deputati di Forza Italia – porta avanti una legittima proposta politica in assoluta trasparenza e onestà intellettuale. Governiamo bene insieme da sempre sia sul territorio che a livello nazionale e non ci saranno problemi di nessun tipo, come ha più volte ribadito Antonio Tajani in questi giorni”. "Comunque – ha concluso – ci tenevo a scusarmi se le mie parole sono risuonate come offensive nei confronti del leader della Lega. Ognuno di noi sa bene che come diceva Berlusconi la coalizione è il nostro bene più prezioso che ognuno deve sempre salvaguardare".
Il Senato approva il decreto fiscale
Intanto la maggioranza al Senato ha approvato compattamente il decreto fiscale, su era stata posta la fiducia. Hanno votato a favore 100 senatori, 46 contrari e un astenuto. Il provvedimento che, collegato alla legge di bilancio, passa ora alla Camera per l'approvazione definitiva. Va convertito in legge entro il 18 dicembre.