Cannabis shop, lite nel governo. Cosa vendono e e la proposta M5S

Salvini a Di Maio: ritira la proposta per legalizzarla. La replica: pensa ai pusher. Il premier Conte: "Questo tema non è all’ordine del giorno"

I prodotti in vendita nei cannabis shop (Ansa)

I prodotti in vendita nei cannabis shop (Ansa)

Roma, 10 maggio 2019 - La parola crisi è stata pronunciata per la prima volta dalla nascita del governo. Salvini l’ha sfoderata a proposito della droga, minacciando di far saltare tutto: "Sono pronto a mandare l’esecutivo a casa. Coi 5 Stelle su questo ci litigo di brutto". E se ne sono dette di ogni genere ieri con gli alleati perchè il Capitano ha messo nel mirino i cannabis shop: nelle Marche vengono messi i sigilli ad alcuni punti vendita e il ministro dell’Interno emana una direttiva che impegna i prefetti, i commissari del governo di Trento e Bolzano nonché il capo della giunta valdostana a vigilare "sulla vendita illegale di derivati e infiorescenze della canapa impropriamente pubblicizzata come consentita dalla legge del 2016", facendo una ricognizione dei negozi entro il 30 giugno per controllare i prodotti e la localizzazione disposizione. "Il modello Macerata può essere replicato in tutta Italia". In linea con il ddl del Carroccio che prevede un giro di vite sullo spaccio, riapre la guerra contro la proposta di legge per legalizzare la cannabis del senatore grillino Mantero. "Deve ritirarla, scongiurando il rischio di uno Stato spacciatore".

Se era scontato che l’autore avrebbe respinto la richiesta ("resta"), tutto si sarebbe aspettato Salvini tranne una risposta gelida dal premier Conte: "Ho un’agenda con un ordine del giorno molto fitto: questo tema non c’è".   Resta da capire come mai dei tanti argomenti caldi – dagli immigrati alla sicurezza – abbia scelto un vecchio cavallo di battaglia del centrodestra per far risuonare il suo grido di guerra. "È un tema di distrazione di massa per coprire il caso Siri", sorride Di Maio. In effetti, si intravede l’ombra di una crisi strisciante: di piante di canapa nei prossimi giorni ne bruceranno parecchie. La campagna elettorale è aperta e il leader leghista – come il socio grillino – sceglie argomenti che possono attirare l’attenzione della gente visto che gli ultimi sondaggi registrano un calo dovuto alla perdita d’immagine per la vicenda dell’ex sottosegretario alle Infrastrutture e ai ceffoni pentastellati. Così, cerca di arginare l’emorragia sapendo che se si avvicinasse al 40% sognato dai suoi potrebbe presentarsi alle verifiche post-Europee dettando le condizioni o facendo quello che nel giro di Forza Italia danno per scontato: rompere per andare al voto col centrodestra. Se la performance si fermasse sotto al 30, resterebbe prigioniero dell’alleanza con M5s.    Ne sono consapevoli i soci, tanto che Di Maio affonda il colpo: "Va bene la lotta alla droga, ma occupati anche di chiudere le piazze di spaccio della camorra, della mafia», attacca Di Maio. "La mafia si combatte anche così", lo liquida Salvini. Il corpo a corpo arriva nelle stanze del Viminale: "Lo Stato deve star vicino alle piccole imprese, non vedo perché i negozi di canapa vadano chiusi", avverte il sottosegretario M5S, Sibilia.  "Se dovessimo lasciar fare a chi la vede come lui ci troveremmo presto i cannaioli al posto dei caldarrostai nelle piazze", replica il collega leghista, Candiani. Come nel caso Siri, due sono i fronti che Salvini si trova ad affrontare: quello consueto che lo vede contrapposto ai cinquestelle. E quello che lo vede in contrasto ancor più duro con Conte, che pure qui cerca di riaffermare la premiership.

Lecca lecca, biscotti e bibite: il boom dei punti vendita in Italia

Barattolini di erba ma anche lecca-lecca aromatizzati, tisane, bevande brandizzate, cannabis cookies, cappellini e t-shirt. È varia l’offerta dei quasi 800 cannabis shop spuntati in Italia da un paio di anni. Gli esercizi commerciali sono frequentati da giovani e anziani, italiani e turisti. I prezzi vanno dai 28 euro per 2 grammi di cannabis light ai 15 euro per un grammo.

I prodotti a base di cannabis in Italia sono legali, se rispettano il tetto fissato per la dose di Thc contenuta, ossia lo 0,6%, (e l’uso deve essere ‘tecnico’ e non umano, quindi non dovrebbe essere ingerito, fumato né assunto in qualsiasi altro modo) quando quella alla base dei classici spinelli (ma anche quella, legale e coltivata dallo Stato, per scopi terapeutici) si aggira tra il 5 e l’8% di Thc, principio attivo che crea l’effetto psicotropo. La svolta arriva con la legge 242 del 2016. Il contenuto delle sostanze psicotrope (il Thc) è 30-40 volte inferiore a quello contenuto nella cannabis venduta in altri Stati – come l’Olanda o diversi Stati degli Usa – per scopi ricreativi. Per ottenere un effetto ‘del tipo droga’ è necessario processare con un apposito estrattore a gas 20-30 grammi di sostanza legale. Ma, dunque, è possibile.

La proposta di liberalizzazione. "Lecito coltivarla, venderla, fumarla"

Il senatore del Movimento 5 Stelle, Matteo Mantero, in gennaio ha depositato un disegno di legge per consentire la coltivazione di tre piante e la detenzione di quindici grammi nella propria casa e cinque fuori, oltre a dare un nuovo inquadramento alla cannabis light. Il ddl è volto a consentire, a determinate condizioni, la coltivazione della cannabis, in forma individuale (fino a tre piante) o associata (fino a trenta persone e dopo comunicazione alla prefettura); prevedere la liceità della detenzione di cannabis entro determinate quantità (quindici grammi in casa e cinque grammi fuori), oltre a correggere la legge sulle infiorescenze, che ora vengono vendute negli shop di cannabis light per uso tecnico, prevedendone la possibilità di essere vendute per uso alimentare o erboristico (saranno soggette a tutti quei controlli dovuti e legati a quel tipo di attività) e innalzando la percentuale di thc che possono contenere fino all’1%. Infine, disciplinare le condotte illecite prevedendo una differenziazione di pena in relazione alla tipologia delle sostanze (droghe pesanti, droghe leggere).