Calenda va, obiettivo 10 per cento. "Ci serve Draghi dopo Draghi"

Reduce dal buon risultato di Roma, il leader di Azione rilancia: "Una forza europeista senza sovranisti e populisti"

Carlo Calenda

Carlo Calenda

"Un fronte repubblicano, europeista, liberal-democratico, riformista e pragmatico, senza sovranisti e populisti, che sostenga Draghi dopo Draghi, che, insomma, si presenti alle elezioni politiche con l’intento dichiarato di avere l’attuale presidente del Consiglio anche dopo il 2023". È questa la prospettiva che regge il disegno politico di Carlo Calenda che, forte del risultato nella Capitale, dove con la sua lista è il primo partito, punta dritto a estendere il "modello Roma" a livello nazionale: "Girerò l’Italia provincia per provincia. L’obiettivo è arrivare almeno al 10 per cento, aprendo le porte agli amministratori locali anche di altri partiti che siano persone impeccabili e che abbiano idee riformiste e appassionate eticamente. Non voglio, invece, impiccarmi nelle piccole alleanze di sigle per prendere mezzo voto in più".

Siamo dentro un processo di scomposizione-ricomposizione del quadro politico che rimette in gioco le forze moderate. È l’effetto Draghi?

"È l’effetto Draghi, è l’effetto della politica post-Covid. Nessuno di noi si domanda se Draghi sia di destra o di sinistra. Sappiamo che ha un pensiero europeista, liberale e democratico e tanto ci basta perché sta facendo le cose che sono necessarie. Cose non di destra o di sinistra, ma necessarie. Questo è il cambiamento radicale della politica post-Covid: la gente si è stancata di sovranisti e populisti".

Quale è, allora, il nuovo spartiacque?

"Oggi la divisione è un’altra rispetto alle categorie che conosciamo e i partiti tradizionali non la vedono per opportunismo. Ma è netta. Oggi la divisione è tra le forze politiche che si ritrovano in un modo di affrontare i problemi pragmatico, e che sono europeiste, democratiche e liberali, e quelle che flirtano con gli autoritarismi, con il Venezuela di Maduro o con Orbàn e Putin. In questa divisione ci sono, dalla stessa parte, sia gli elettori del Pd sia quelli liberali di Forza Italia e, in parte, anche della stessa Lega che non vogliono il continuo casino di Meloni e Salvini su mascherine, Green pass e altri dossier".

Chi sono i leghisti "seri"?

"La Lega ha certamente persone che stanno lavorando seriamente come Giorgetti e altri con e poi c’è questo ragazzo che un giorno dice A e un altro B e e fa solo casino".

Lo scontro in Forza Italia è il risultato di questo processo?

"Certo. Per loro c’è una condizione anomala: in Europa sono alleati del Pd e dei liberali contro Salvini e Meloni e in Italia sono con Salvini e Meloni contro il Pd. È una contraddizione che non può durare a lungo".

Nel fronte che lei ipotizza non ci sono neanche i grillini di Conte, che ha fatto sapere che non vuole allearsi con lei.

"È un falso problema. I votanti delle liste del Movimento 5 Stelle in Italia non arrivano a quelli che hanno votato la mia lista a Roma. Stiamo parlando di un partito agonizzante, con cento anime. Esploderanno e Conte non riuscirà a gestirli".

Eppure, Enrico Letta continua a immaginare una coalizione da Conte a Calenda.

"Il punto non è Letta, il punto siamo noi. Nel senso che se noi riusciamo a costruire un partito che arriva e supera il 10 per cento alle prossime politiche allora ci saranno i numeri per fare questa operazione di Draghi dopo Draghi. Se non ci riusciamo, ci sarà un problema perché il Pd continuerà a guardare a Conte, che per di più non controlla i 5 Stelle".

Come replicare a livello nazionale "il modello Roma"?

"Partirò con un grande giro d’Italia per tutte le province: abbiamo moltissimi amministratori locali di grande qualità che stanno venendo. E noi siamo l’unico partito che può dare loro spazio a livello nazionale come candidati. Gli altri non sono in grado di fare un ricambio della classe dirigente: ricandidano sempre gli stessi".

Nel suo progetto ci sono anche Carfagna, Brunetta, Gelmini, Renzi?

"Penso che Renzi voglia gestire con i suoi la partita per il Quirinale: in ogni caso gli dico che non puoi tenere in piedi il business e la politica. Carfagna, Gelmini e Brunetta spero che vincano la battaglia dentro Forza Italia. In generale, non credo nei progetti di alleanze con 18 soggetti diversi. Sono cose difficilmente comprensibili dall’elettorato".