Elezioni 2018, Orfini: "Renzi si è dimesso formalmente"

Il presidente del Pd bacchetta i dem: "Basta parlarne. Ho convocato l'assemblea". Ipotesi appoggio ai 5 Stelle, Calenda: "Il mio tesseramento sarebbe il più veloce della storia". Orlando: "Il 90% del partito è contro l'intesa" Flussi: come si sono 'spostati' gli elettori Elezioni 4 marzo 2018, tutti i risultati: vai allo speciale

Matteo Orfini, presidente del Pd (Ansa)

Matteo Orfini, presidente del Pd (Ansa)

Roma, 7 marzo 2018 - Dimissioni finte? Niente affatto, scrive Orfini. "Matteo Renzi si è formalmente dimesso lunedì. Come da lui richiesto nella lettera di dimissioni, e come previsto dallo statuto, ho immediatamente annunciato la convocazione dell'assemblea nazionale per gli adempimenti conseguenti". La linea del segretario uscente è messa nero su bianco dal presidente del Pd al termine di un'altra giornata di alta tensione nel partito, con la minoranza che fa pressing e chiede "dimissioni immediate", e magari una figura di reggenza "collegiale" oppure affidata al vice segretario Maurizio Martina.

ORFINI: BASTA DICUTERE DELLE DIMISSIONI - In una nota Matteo Orfini bacchetta i dem: "Continuare a discutere di un fatto ormai avvenuto - le dimissioni del segretario - come non vi fossero state non ha molto senso. Come non lo ha disquisire del percorso conseguente le dimissioni che è chiaramente definito dal nostro statuto e che non consente margini interpretativi né soluzioni creative". Orfini ha "convocato la direzione nazionale", com'è nelle regole. Quello sarà lo spazio per discutere "le scelte politiche che il Pd dovrà assumere nelle prossime settimane". 

Sul tavolo c'è naturalmente l'ipotesi di un appoggio a un eventuale governo M5s. Ipotesi che, secondo il guardasigilli Orlando, caldeggerebbe solo il 90% del partito. A sbarrare la strada c'è anche la new entry, Carlo Calenda che ieri ha annunciato la sua iscrizione al Pd. Ma se i dem si alleano con i grillini "il mio sarà il tesseramento più breve della storia dei partiti politici".

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CALENDA: LEADER E' GENTILONI - Stessa linea del segretario dimissionario dunque. E Calenda ci tiene a puntualizzare anche che non intende essere l'antagonista di Renzi.

"Presa di coscienza sul futuro del Pd non resa dei conti su passato - scrive in un tweet -. Ho sempre parlato chiaro con Renzi ma mi rifiuto di partecipare ora alla rimozione collettiva di un percorso che ha avuto anche tantissimi elementi positivi. Se cercano anti-Renzi non sono io".

Per il neo-tesserato dem "si può ripartire solo se lo si fa insieme. L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è l'arrocco da un lato e il desiderio di resa dei conti dall'altro". Al contrario bisogna "ridefinire il nostro messaggio al paese, riaprire le iscrizioni e tenersi lontano dal M5s".  Calenda poi indica in Gentiloni il "leader di fatto del Pd, quello che più di tutti può dare forza al partito". Renzi? "Ha commesso degli errori di comunicazione ma bisogna portarlo nel nuovo Pd, altrimenti sarebbe un errore", afferma intervistato da Lilli Gruber a Otto e Mezzo. 

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ORLANDO - Nel dibattito su possibili alleanze di governo interviene anche Andrea Orlando. "La maggioranza, tutta, esclude questa ipotesi - scrive il Guardasigilli su Facebook -. Quindi quasi il 70% del Pd. L'area politica che mi ha sostenuto al congresso ha escluso la possibilità di un governo con i 5 stelle, così come con il Centrodestra, quindi si aggiunge un ulteriore 20% del Pd. In modo chiaro per questa prospettiva si è pronunciato Michele Emiliano che ha ottenuto al congresso il 10%. Il conto è presto fatto. Il 90% del gruppo dirigente del Pd è contrario ad un'alleanza con il M5s". Ma sottolinea anche che "è stata una mossa brillante dal punto di vista comunicativo spostare il dibattito interno del Pd sul tema delle alleanze, anzi sull'alleanza con i 5stelle, oscurando così il tema del risultato elettorale. La discussione tuttavia mostra la corda". "Siamo al 18%. Un solo punto sopra la lega di Salvini. Alla direzione dobbiamo parlare di questo, delle ragioni profonde di questa disfatta elettorale", prosegue chiedendo a Matteo Renzi di rendare le sue dimissioni "vere, operative ed effettive, in maniera inequivocabile". la richiesta della minoranza è una gestione "collegiale", con una delegazione "pluralista" alle consultazioni che si faranno al Quirinale.

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