Calenda denuncia, troppe frottole: "Maggioranza Ursula dopo il voto"

Il leader di Azione alla Versiliana bacchetta Letta ed elogia Renzi: è stato generoso, andiamo d’accordo

Il leader di Azione, Carlo Calenda, 49 anni, ieri al Caffè della Versiliana

Il leader di Azione, Carlo Calenda, 49 anni, ieri al Caffè della Versiliana

Marina di Pietrasanta (Lucca), 24 agosto 2022 - "Mi è costato moltissimo" rompere con Letta. Riavvolge il nastro e torna al punto. Carlo Calenda, leader di Azione, non è uno di quelli che le manda a dire dietro. Si sa. Al Caffè della Versiliana ne ha per tutti, Di Maio in testa ("è un accidente della storia"), dialogando e filosofeggiando, sollecitato sui temi caldi (tanti) di questa campagna elettorale da Agnese Pini, direttrice del nostro giornale . "Ho strappato col Pd, perché dopo aver scritto l’agenda Draghi insieme, e mi ero detto forse è la volta buona che molla gli estremisti, Letta ha deciso che poteva firmare due patti in contraddizione". E quindi via, "non sono stato zitto", "è stata dura", ma a quelle condizioni Calenda, con Fratoianni, Bonelli, Di Maio, non si sarebbe votato lui per primo. "Era il voto utile contro qualcuno": da cinquant’anni gli italiani ne sono ostaggio, sostiene smanicato in polo blu, pantaloni tortora e mocassini, la sua divisa. "Che tanto Salvini non riesce a essere coerente neppure sulle felpe: viva le trivelle, no alle trivelle", punge. No al voto utile perché "gli italiani devono essere liberi e votare per l’Italia", dove bisogna abbozzarla con l’"eterna macchietta dei fascisti e dei comunisti, siamo gli unici imbecilli a continuare, nell’emisfero occidentale". Cita il filosofo francese Étienne de La Boétie e il suo Discorso sulla servitù volontaria pubblicato quasi cinque secoli fa.

E poi Berlusconi che "vuole fare anche il papa", Di Maio "che vuole quattro ministeri", Salvini "che rincorre la Meloni". Ma Calenda non salva neppure lei. "Perché in questo Paese si fa fare politica a chi non ha competenze". A chi non ha mai lavorato "neppure in politica". Calenda vede lo spettro del dopo voto come il Giorno della marmotta, se continueremo a "credere che si possa fare" la flat tax "che poi si scopre che ha diciotto aliquote", che si possa "andare in pensione a 35 anni", e "dare 10mila euro ai diciottenni" anziché costruire per loro "una vera istruzione". Cita numeri, tende al comizio il leader di Azione che, loda il governo del suo compagno d’alleanza Renzi, pur dicendo che la dialettica con lui è sempre molto accesa ("ha fatto un gesto generoso"), ma bene così. "Ora andiamo d’accordo, incrociamo le dita". Per il dopo, riconosce durante il colloquio con Pini, "cerchiamo la situazione migliore, una maggioranza Ursula come in Europa, fatta di persone mediamente sane". Ma c’è da arrivarci al dopo. Dice sì al reddito di cittadinanza com’era con Renzi, reddito d’inclusione: se ti chiamano per un lavoro e dici no sei fuori. E sì al salario minimo.

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A Letta, ancora, rimprovera di volere un tetto per il prezzo del gas: "È una fesseria, lo fa andare all’estero creando problemi di approvvigionamento". Piuttosto "bisogna scollegare il prezzo dell’energia rinnovabile da quello del gas evitando speculazioni". E "dimezzare i costi dell’energia per le imprese energivore a 100 euro Mwh". Via subito al rigassificatore di Piombino, "ha una darsena che può essere pronta per marzo", dice. "Giani si sbrighi", incalza il presidente toscano. "Ci può garantire 5 miliardi di metri cubi se siamo a esaurimento stoccaggi". Errori di Azione sulle liste? "Candidare a Caserta Stefania Modestino D’Angelo con le sue posizioni filo Putin. Vedremo cosa fare". Invece "Albertini e Pizzarotti? Non fanno parte di Azione, non ci ho mai parlato".

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