Cade l’ultimo tabù Allatta il figlio in Aula "Una giornata storica" E la Camera applaude

Sportiello (M5s) e il piccolo Federico coccolati da tutti i deputati "Il diritto all’allattamento sul luogo di lavoro non va più negato".

di Viviana

Ponchia

C’è ancora chi si sente dire di smetterla se lo fa su una panchina, in un fast food, in aereo. Non solo in Italia. In tutto il mondo, cielo compreso, il seno nudo di una madre che allatta crea disagio o resta almeno materia di dibattito. Abbiamo superato anche questa. In quello che non è esagerato definire un giorno storico, ieri la deputata del Movimento 5 Stelle Gilda Sportiello, 36 anni, ha compiuto la missione in parlamento con la complicità del suo Federico, nato due mesi fa. Il primo passo di un lungo cammino era stato, nel 2011, l’allestimento di una stanza per allattare. Poi nel 2019 Giorgia Meloni aveva proposto la piccola grande rivoluzione e dal novembre scorso un nuovo regolamento consente alle mamme di portare in aula il loro bimbo fino a un anno di età, derogando alla norma per cui "nessuna persona estranea alla Camera può sotto alcun pretesto introdursi nell’Aula dove siedono i suoi membri". L’onorevole Sportiello ne ha fatto richiesta come previsto e ha infranto l’ultimo tabù accomodandosi nella parte alta dell’emiciclo mentre partecipava alla votazione finale del decreto legge in materia di pubblica amministrazione. Colleghe che sono corse a congratularsi, applausi bipartisan, praticamente un’ovazione. Con la benedizione di Giorgio Mulè, presidente di turno: "Da questa seduta per la prima volta e con l’unanimità dei gruppi è in aula con noi il figlio della collega Sportiello. Auguri all’onorevole e auguri di una lunga, libera e serena vita a Federico. Adesso parleremo un po’ a voce bassa…".

E la mamma pioniera, orgogliosa sul piano emotivo e politico: "Non deve essere più negato a nessuna donna che rientra a lavoro dopo la gravidanza, e a nessun bambino, il diritto all’allattamento". Nel 2010 aveva fatto da apripista l’eurodeputata Licia Ronzulli che partecipava alle sedute di Strasburgo con la figlia Vittoria, poi diventata una habituée. E nel 2017 aveva fatto il giro del mondo la fotografia della vice leader dei Verdi Larissa Waters, che per prima in Australia aveva allattato al seno il suo neonato in un luogo istituzionale.

L’Italia si accoda con soddisfazione nelle stanze in cui spesso è riuscita a farsi riconoscere per scene meno commoventi. Un’inchiesta dell’Unicef del 2018 basata su 123 Paesi rilevava che il 95% della popolazione mondiale dei neonati è allattata al seno, con importanti benefici per la salute della madre e del bambino. Eppure c’è ancora chi storce il naso se vede. In Georgia, negli Stati Uniti, tre anni fa il titolare di un fast food rimproverò una giovane mamma perché "metteva in imbarazzo le altre persone", offrendole una giacca per coprirsi. Ai tempi di Facebook bisogna stare attenti, la cosa scatenò una tempesta di reazioni ma fra le migliaia di commenti solidali in tantissimi vennero allo scoperto dicendo che no, non si fa. Per protesta la sera del giorno dopo un gruppo di mamme occupò il locale con i figli attaccati al petto. Anche la compagnia aerea olandese Klm ha ricevuto in parte uguali critiche e consensi quando una hostess chiese a una madre che allattava di coprirsi perché qualche passeggero poteva ritenersi offeso. E da cosa? Prova a spiegarlo Margaret J King, direttrice del Center for Cultural Studies & Analysis di Filadelfia: "Allattare al seno in pubblico viola il confine tra pubblico e privato. Vi fareste il bagno davanti agli altri, vi spogliereste?". Messa così, qualcuno che si offende si trova sempre.