Venerdì 19 Aprile 2024

Crisi di governo, Conte s’impunta: lite sui tempi della sfiducia

Mozione della Lega, ma il premier vuole riferire in aula. Confronto forse dopo Ferragosto. Le mosse del Quirinale

Sergio Mattarella, presidente della Repubblica (Ansa)

Sergio Mattarella, presidente della Repubblica (Ansa)

Roma, 10 agosto 2019 - "Se Conte vuole venire a prendere un caffè al Colle, è il benvenuto. Per il resto, il Presidente, per ora, tace, fino a quando, nelle Camere, non si sarà aperta la crisi di governo. Lì sì che la palla torna al Colle e iniziano le consultazioni". Al Quirinale usano l’humour britannico per spiegare la situazione politica a chi pensa che Mattarella possa essere attore ‘attivo’ della crisi in una fase in cui ne è, invece, semplice spettatore. La Lega ieri ha depositato la mozione di sfiducia al premier. Il Colle attende il Parlamento: se la sfiducia verrà confermata, o questi si dimetterà, si aprirà lo studio alla Vetrata. La palla torna a palazzo Madama e Montecitorio, deserte perché, ignari, i parlamentari erano andati in ferie.

La crisi è stata ‘parlamentarizzata’, la parola passa alle Camere. Lunedì e martedì le conferenze dei capigruppo di Senato e Camera. Il premier ha scritto ai presidenti del Parlamento dando la sua disponibilità a rendere "comunicazioni" alle Camere. La Lega ha fatto la sua mossa, presentando una mozione di sfiducia a Conte: va calendarizzata entro 3 giorni dal suo deposito, ma il premier ora vuole presentarsi al Senato per ascoltare quanto hanno da dire i diversi gruppi. Il dibattito potrebbe essere seguito da un voto e, dopo, Conte potrebbe salire al Colle per le dimissioni.

Ma anche i 5Stelle hanno fatto la loro mossa: chiedono che le Camere si riuniscano ‘anche’ per votare la ‘loro’ riforma, il taglio del numero dei parlamentari, prima della sfiducia a Conte. Ma se Conte si dimette e con le Camere sciolte, tale passaggio "non si può fare". Come pure la discussione della mozione di sfiducia a Salvini che il Pd chiede di fare "subito". Impossibile: prima la sfiducia.   Decideranno le conferenze dei capigruppo. La Lega vuole andare in Aula subito, ma la convocazione del Senato slitterà probabilmente dopo Ferragosto (il 19 è la data più probabile). Una volta che il premier salirà al Quirinale per dimettersi partiranno le consultazioni al Colle, che si prevedono assai veloci. Tre le strade possibili. Un mandato esplorativo, affidato al presidente del Senato, per verificare se possa nascere un governo diverso dall’attuale. Secondo, lo scioglimento delle Camere che fa scattare identico decreto del premier e indice le elezioni in un arco di tempo compreso tra i 45 e i 70 giorni (di solito ne servono 55-60). Terzo, resterebbe in carica il governo Conte, dimissionario. La data del voto anticipato dipenderà, dunque, dal timing della crisi. Potrebbero tenersi il 27 ottobre o il 3 novembre. Ma, chiuse le urne, ci vorrà almeno un mese prima che si formi un nuovo esecutivo e che entrino in funzione e le nuove Camere. Se tutto filasse liscio, il nuovo governo potrebbe nascere a metà novembre o ai primi di dicembre per ingaggiare una corsa contro il tempo, varare la manovra ed evitare l’incombente esercizio provvisorio dei conti.

Calendario della crisi, gli scenari e le date ipotetiche
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