Stefano Bonaccini: "Sarei io il vecchio Pd? L’apparato dei perdenti appoggia Elly Schlein"

Alla vigilia delle primarie parla il governatore, primo tra gli iscritti. Nell’intervista a QN la sua rivale lo aveva definito “un modello superato“. "Se vinco cambio tutto il gruppo dirigente e disegno una nuova identità"

Stefano Bonaccini, 56 anni, candidato alla segreteria del Partito democratico

Stefano Bonaccini, 56 anni, candidato alla segreteria del Partito democratico

Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna e candidato alle primarie del Pd: la sua rivale Elly Schlein dice che lei è il vecchio modello, che le sue proposte non bastano più. Lei si sente ‘vecchio’?

"Noi vogliamo costruire un nuovo Pd, un partito popolare perché capace di ascoltare le persone ed essere presente nei luoghi di lavoro, dove si cura e assiste chi ha bisogno, in tutti gli spazi della socialità. Una sinistra progressista e riformista che parli a tutti gli italiani e che torni a vincere non nei salotti o in tv ma nelle urne. Ritengo di essere in grado di farlo, e di certo non mi sento vecchio, né d’età, ho 56 anni, né politicamente, visto che non sono mai stato parlamentare e ho ricoperto un incarico nazionale nel Pd solo per pochi mesi".

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Come?

"Tenendo unito il partito, dopo anni di divisioni interne, e riportando il Pd a fare il Pd, centrale in un centrosinistra che possa battere la destra. Sono certo che possiamo tornare a farlo già fra un anno, alle elezioni europee, quando vogliamo riportare il Pd a essere il primo partito. Mi lasci però dire una cosa a proposito del ‘vecchio’".

L’ha infastidita la definizione?

"A proposito di ‘vecchio modello’: è un dato di fatto che praticamente tutti coloro che sono stati alla guida del Pd in questi anni, nei quali abbiamo conosciuto solo sconfitte a livello nazionale, appoggino Elly Schlein. Forse perché hanno capito che intendiamo davvero cambiare, darci un nuovo gruppo dirigente e una nuova identità".

E al suo fianco ci sono molti sindaci e amministratori locali, lo sappiamo. Ma poi?

"Donne e uomini competenti, che le elezioni nei Comuni le vincono – ricordo che il Pd e il centrosinistra governa nel 70% dei comuni italiani - e che per troppo tempo sono stati tenuti in panchina. Un’energia che va liberata, insieme al coinvolgimento degli iscritti e degli elettori: il Pd deve tornare a essere un partito di tante e tanti, non dove decidono in pochi a Roma".

Schlein a Qn ha raccontato che qualcuno sperava mollasse lasciandole campo libero e che un Pd così patriarcale va rifondato da zero. Lei trova che davvero il ruolo della donna sia sottostimato e ancillare nel Pd?

"La piena parità di genere va conquistata nella società e ovunque, partendo da un cambio culturale e di mentalità. E il Pd deve farne una priorità, anche se, va ricordato, ha fatto più degli altri: ricordo che al momento ha una presidente donna, così come lo sono le capogruppo alla Camera e al Senato. Ritengo poi che il primo elemento per la piena parità sia l’indipendenza economica e serve un patto con il sistema delle imprese: assumere le donne deve diventare un plus sociale".

Concretamente cosa fare, dunque?

"Servono politiche serie e con Elly ne abbiamo portate avanti alcune insieme in Emilia-Romagna, dove si registra un tasso di occupazione femminile a livelli europei, che possono essere considerate all’avanguardia in Italia, come la gratuità dei nidi o la legge regionale contro le discriminazioni di genere".

Ok. E la rappresentanza?

"Ricordo che le liste le fanno la direzioni e che un po’ meno retorica e un po’ più di coerenza ci avrebbe restituito, sul piano degli eletti, un risultato diverso. Infine, un pensiero mio, personale: ho due figlie, e le vorrei libere e sicure".

Domani che tipo di partecipazione si aspetta? Un milione di votanti? Un dato inferiore la penalizzerebbe?

"Mi auguro la più alta possibile e rinnovo il mio appello a venire a votare: partecipate in tanti. Più persone verranno, più forte ne uscirà il Pd. Voglio molto bene allo strumento delle primarie e voglio ringraziare le migliaia di volontari e volontarie che le rendono possibili. E se sarò eletto segretario e non cambierà questa brutta legge elettorale, le useremo anche per scegliere i prossimi candidati in Parlamento nei territori: basta paracadutati in collegi sicuri".

Dopo questi mesi in giro per l’Italia, qual è l eredità maggiore? E qual è la prima cosa che il partito dovrebbe mettere in pratica?

"Ho visitato più di 150 tra città grandi e piccoli centri in diciannove regioni. Sa cosa mi dicono ovunque? Smettetela di litigare tra di voi e ascoltate di più le persone. La nostra gente ha ragione. Lo ribadisco: se sarò segretario, prendo l’impegno di tornare dove la gente vive, lavora, si cura e si incontra. Sono stato a Mirafiori, all’alba al mercato ortofrutticolo di Bologna, tra le imprese delle Marche colpite dal terremoto, nei centri antiviolenza sulle donne... C’è un’Italia che non si riconosce in questa destra che aspetta solo di essere coinvolta. Non a parole, ma nei fatti".

In caso di vittoria, dice che l'obiettivo è tornare primo partito alle europee. Come e dove recupererete i voti?

"Noi vogliamo riportare nel Pd chi se ne è andato, deluso in questi anni, e farne avvicinare di nuovi, per recuperare i milioni di voti persi. Facendo una opposizione seria e pragmatica e avanzando proposte sui redditi e sul lavoro, sulla sanità e sulla scuola pubblica, di fronte ai tagli dell’esecutivo".

Infine, i balneari, tema chiave anche per la regione da lei guidata: che tipo di soluzione auspica?

"Le gare chieste dall’Europa vanno fatte, ma bisogna prevedere meccanismi di riconoscimento del valore di impresa che garantiscano quegli operatori che hanno fatto bene il loro mestiere, investito nel riqualificare le strutture, anche dal punto di vista ambientale, e creato occupazione. Anche per evitare passi tutto alle multinazionali".

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