
L’ex governatore dell’Emilia-Romagna, ora eurodeputato Pd, Stefano Bonaccini
Bologna, 16 giugno 2025 – Tagliatelle al ragù in una mano e polenta da friggere nell’altra, la volontaria in grembiule ferma Stefano Bonaccini, presidente del Pd, alla festa di Crevalcore, nella Bassa tra Bologna e Modena, quella del terremoto d’Emilia del 2012: "Hai visto che adesso che non ci sei più tu, vogliono mettere il terzo mandato?". L’europarlamentare abbozza un sorriso: "A me lo dissero in faccia eh... ‘Ma perché dovremmo farvi un regalo?’: nei sondaggi ero avanti di oltre 30 punti, anche se i sondaggi lasciano il tempo che trovano. Ma in Emilia-Romagna abbiamo poi vinto benissimo con Michele de Pascale".
Bonaccini, a lei la possibilità di (ri)correre fu negata. E ora se ne riparla: come trova la discussione sul terzo mandato?
"Surreale. Io con un terzo mandato sarei d’accordo. E non tanto e solo per il mio caso. Credo che, se fosse stato possibile, la coalizione e il mio partito mi avrebbero chiesto di ricandidarmi".
Al ‘No’, però, il suo partito non si stracciò le vesti...
"Ragioniamo in maniera ampia. Io ero e sono d’accordo a estendere ai famosi tre mandati: visto che il Governo lo ha fatto per i Comuni sotto i 15mila abitanti, perché per le città e per le Regioni non va bene? Sono i cittadini che democraticamente, alle urne, decideranno se promuovere o meno un amministratore: sarebbe stato normale trattare ugualmente tutti gli enti locali".
Torniamo all’aggettivo "surreale".
"Si prendono le istituzioni e si usano à la carte nel momento in cui si è al governo e non più all’opposizione. Ma le istituzioni dovrebbero essere di tutti, non di una parte, non si gioca sulla convenienza. Detto questo: cosa fatta, capo ha".
Ma è pensabile che in una grande regione o in una città importante non ci possa essere un ricambio?
"Se non si trova un ricambio, significa che la classe dirigente non ha lavorato benissimo. Non è stato il caso dell’Emilia-Romagna, dove erano diversi quelli che potevano ambire a sostituirmi. Penso a partire da una persona per me straordinaria come è stato l’attuale vicepresidente Vincenzo Colla. Ma abbiamo deciso di fare un salto generazionale, con un sindaco forte e quarantenne come Michele de Pascale. E i risultati l’hanno dimostrato".
L’Italia è sempre stata abituata all’alternanza. Ma i sondaggi dopo questi anni parlano chiaro: FdI non arretra e Giorgia Meloni ha un alto gradimento.
"Sono stato in queste ore a Lecco, Faenza, Mirandola, Bergamo. A tutti chiedo: ‘C’è un provvedimento del Governo che abbia migliorato le vostre condizioni di vita, che siate un cittadino, una famiglia, un’impresa?’. Faccio fatica a trovarne che mi rispondano, eh".
Ma i numeri non dicono questo.
"Fra due anni e mezzo, quando si voterà, se si voterà a fine legislatura, la maggioranza degli italiani dirà che la qualità della loro vita sarà peggiorata per due motivi. L’economia non sta andando bene: nei prossimi tre anni la crescita italiana è stata dimezzata rispetto alle previsioni del governo e sarà tra le peggiori in Europa. Pensate alla Spagna del socialista Sanchez quanto cresce... E poi c’è la sanità pubblica: se siamo in difficoltà in Emilia-Romagna, figuratevi nel resto d’Italia. La Fondazione Gimbe ha dimostrato che 6 milioni di italiani non si curano più. Ma dobbiamo lavorare su di noi".
Cioè?
"Siamo percepiti, oggi, come alternativa credibile per battere la destra?".
Che risposta si dà?
"Affermativa. Ma servono tre condizioni. La prima: bisogna che stia unito il Pd, perché se stiamo uniti noi è più facile unire il centrosinistra. Elly Schlein sta facendo un grande lavoro. Poi serve l’unità del centrosinistra, il campo largo: da Trump a Putin fino alle guerre, cos’altro deve succedere? Infine, serve una proposta ai cittadini, alla fine possono apprezzare e scegliere quella che riterranno più convincente. E sarà la nostra: lavoriamo su salari, difesa della scuola e della sanità pubblica. Ma al mio partito consiglio anche di mettere al centro il lavoro e l’impresa. Parliamo tanto e bene di lavoro dipendente, ma possiamo farlo un po’ di più e meglio su autonomi, industriali, artigiani, commercianti, partite Iva, liberi professionisti. Io non voglio ‘regalarli’ alla destra".