Berlusconi va da Draghi, la star è lui. Il vecchio leone fa impazzire la Camera

Super Mario lo ringrazia per essere venuto. Folla di giornalisti e fotografi intorno al Cav, per Zingaretti pochi intimi in sala stampa

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Come due vecchi amici che non si vedevano da tempo, Draghi accoglie con il sorriso Silvio Berlusconi, arrivato a Roma per presenziare alle consultazioni. Fu Berlusconi a volere Draghi alla guida della Bce e Draghi non dimentica. "Grazie di essere venuto" gli dice ‘Super-Mario’. I gomiti si toccano tra di loro. "Ciao, ciao, guarda come ci si deve salutare" gli risponde, felice, Berlusconi.

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Il Cavaliere – visibilmente affaticato ed emozionato – fa la sua grande rentreé sulla scena pubblica dopo un anno di lontananza: non si faceva vedere nella Capitale da quando vi incontrò l’ungherese Orban. Ora vede Draghi, ma la giornata è solo sua: un one man show.

"Ho confermato il sostegno di Forza Italia (a Draghi, ndr.)", dirà il Cav nella sua breve dichiarazione alla stampa. "La gravità dell’ora impone a tutti di mettere da parte i calcoli per mettere al primo posto la salvezza del Paese", spiega. La voce è lenta ma la grinta del ‘vecchio leone’ è quella di sempre. Come pure le battute di spirito: "Ho detto a Draghi che, se vuole, gli presto Bertolaso, per i vaccini" come fosse una figurina da album Panini. "La svolta moderata della Lega? È merito mio", gigioneggia il Cav.

Il governo Draghi è il ‘suo’ governo, quel "governo dei migliori" di cui, per primo, aveva parlato già settimane fa. Berlusconi, in perfetta sintonia con il Quirinale, ha voluto che arrivasse Draghi. Ora, però, voleva godersi anche il suo giusto riconoscimento. Ma al primo giro di consultazioni il medico Alberto Zangrillo aveva fatto fuoco e fiamme: "Non puoi prendere l’aereo, non puoi fare strapazzi. Sei un soggetto a rischio!". Quella volta aveva vinto Zangrillo, "stavolta no, non se ne parla", gli ha risposto. E così, eccolo. La ressa davanti al numero 8 di piazza Montecitorio è davvero impressionante.

Alle 15.36 arriva una Volkswagen Passat grigio scuro. I vetri posteriori sono oscurati. Dietro è seduto Berlusconi. Al fianco due uomini della scorta. Abbassa per qualche istante la mascherina Ffp2, già un po’ allentata sotto il naso. Sorride. Un cordone di poliziotti e carabinieri taglia fuori i fotografi e i giornalisti: la solita tonnara. Il Cav alza la mano per salutare, lo scroscio dei flash è immediato. Il tempo di prendere l’ascensore per salire al secondo piano ed è già da Draghi.

Intanto, sette commessi fanno fatica a trattenere i giornalisti racchiusi nei venti metri del corridoio che separa la sala di attesa dei cronisti dalla sala della Lupa. I telefonini si alzano per cercare di immortalarne l’arrivo. Il ‘Berlusconi day’ è la prima botta di adrenalina e di vita che scuote Montecitorio, da mesi immerso in silenzi irreali.

Davanti a Berlusconi, però, quando entra ed esce, si para anche un altro cordone, quello dei fedelissimi. Parlamentari (ed ex) che cercano di farsi notare dal loro Capo, da cui sono lontani e distanti, invidiosi degli altri componenti della delegazione (Gelmini e Bernini, più Tajani) accanto a Lui. L’elenco dei volti della lunga stagione berlusconiana è lunghissimo. C’è la Calabria, Prestigiacomo, la Ronzulli, la Bergamini. E la vecchia guardia, capeggiata da Valentini.

Quando esce il corridoio rosso diventa una passerella da red carpet. Il capo incede davanti a tutti. Passo lento ma deciso, mano destra alzata, la mano sinistra stretta nella destra, le dita intrecciate. Alla Gelmini brillano gli occhi: "È una star", dice. Ad ascoltare Zingaretti e la delegazione del Pd restano in sei, per Berlusconi sono almeno in 50. "Io sto bene e voi? Che Dio ce la mandi buona", risponde a chi riesce a chiedergli come sta. Poi risale in macchina. All’uscita i flash scattano ancora come non ci fosse che lui.