Berlusconi: "Non accolgo traditori". Ma un altro centrista torna in FI

Porte aperte al sottosegretario Cassano, non a Costa

Silvio Berlusconi torna in campo (ImagoE)

Silvio Berlusconi torna in campo (ImagoE)

Roma, 22 luglio 2017 - Prima il ministro (Costa), ora il sottosegretario (Cassano). Il governo Gentiloni continua a perdere pezzi, tutti di area centrista, ma palazzo Chigi ostenta tranquillità. Ieri il senatore pugliese Massimo Cassano ha formalizzato le sue dimissioni da sottosegretario al Lavoro e, contemporaneamente, annunciato il suo rientro in Forza Italia, accolto a braccia aperte dal capogruppo, Paolo Romani. Pochi giorni fa era stata la volta del ministro alla Famiglia (Costa, appunto). «Non ci siamo preoccupati per Costa, figuriamoci per Cassano», la reazione fredda di palazzo Chigi, da dove arriva anche un sarcastico «Cassano chi? Il calciatore?». Ma le repliche stizzite degli ambienti governativi nascondono la preoccupazione: approvare qualsiasi legge, d’ora in poi, sarà come affrontare un Calvario, al Senato, figurarsi la legge di Stabilità. Non a caso, Mattarella, vero lord Protettore del governo, è conscio che non tira una buona aria per l’ultimo miglio della legislatura. Il Pd spera che adoperi la sua moral suasion sui gruppi più a rischio (Ap da un lato, Mdp dall’altro) specie in vista della Finanziaria: ma se «una manovra asciutta e light è la sola possibile», dicono al Nazareno, i crucci per Renzi, che la vorrebbe espansiva, crescono. E lo stesso Gentiloni dice di sé che vuol «vivere, non vivacchiare».

La seconda giovinezza del Re Sole - di FABRIZIO RATIGLIA   Le vere grandi manovre si svolgono nel campo del centrodestra. Ap è un partito in via di piena liquefazione: dopo Costa e Cassano potrebbe lasciare un’altra sottosegretaria, Dorina Bianchi, mentre sempre ieri il presidente della commissione Finanze della Camera, Bernardo, è passato ma al… Pd. La summer school del partito di Alfano, che si è aperta a Taormina, non poteva capitare in un giorno peggiore: il ministro smentisce ipotesi di aggregazioni con Verdini e Zanetti, il capogruppo alla Camera, Lupi, è il solo big di Ap che il Cavaliere riaccoglierebbe, ma trama contro il suo leader. Di senatori alfaniani in procinto di tornare nel centrodestra ce ne sono altri (da quattro a sette): Pagano e Viceconte tra i più in vista. Anche la lista dei verdiniani che scalpita per essere riammessa a corte del Cavaliere è lunga e dettagliata (i siciliani Scavone e Compagnone, i campani Longo e Langella), ma Berlusconi, che già non ha riammesso nella ‘casa madre’ Costa (Cassano sì perché in Puglia ha un cospicuo bacino di voti), ieri ha messo le cose in chiaro: «Forza Italia non accoglierà nessuno che ha tradito gli elettori sostenendo un governo della sinistra. Poi, se i transfughi vogliono fare un movimento aggregandosi è un bene perché più è vasto il campo e meglio potremo vincere le elezioni». 

L’idea è, appunto, quella della ‘quarta gamba’, oltre a FI, Lega, Fd’I. È già nata Federazione della Libertà, la guida Gaetano Quagliariello, e ha dieci senatori: assieme ai fuoriusciti di Ap, i tosiani e l’Udc di Cesa daranno vita a un coordinamento parlamentare e poi alla formazione ‘Italia civica’. Berlusconi che ha ribadito che «sarà in campo» – ieri sera ha detto che «FI sarà del tutto rinnovata, alle elezioni presenteremo persone nuove» e non esclude un nuovo predellino – vuole anche una massa di manovra per l’ultimo azzardo: riaprire il tavolo della legge elettorale facendola ripartire dal Senato dove potrebbe essere lui, con tutti i suoi nuovi acquisti, a dare le carte.