"Basta liti Conte-Grillo o il Pd resterà solo contro la destra"

Il sociologo De Masi: "Grillo non accetta di essere relegato in uno sgabuzzino, ma Conte non può fare a meno dei voti del Movimento"

Il sociologo Domenico De Masi, 83 anni

Il sociologo Domenico De Masi, 83 anni

"Quello che sta accadendo in queste ore – analizza il sociologo Domenico De Masi, amico personale di Beppe Grillo e profondo conoscitore del M5s – è un qualcosa che avrà grandi conseguenze per il futuro non solo della politica italiana, ma del Paese intero".

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Parole forti, professore.

"Non sono io a dirlo, è l’analisi della situazione: se Grillo e Conte non si metteranno d’accordo, regaleranno il Paese non al centrodestra, ma a due partiti di destra-destra come la Lega e Fratelli d’Italia, che sono già avanti nei sondaggi e sfiorano insieme il 40%. Se, insomma, il M5s si dovesse frantumare, non esisterebbe più la possibilità di un argine di centrosinistra alla cavalcata delle destre alle prossime elezioni politiche. Conte e Grillo si vogliono prendere questa responsabilità?".

Lo chiediamo a lei...

"Ho fatto sapere a Grillo, attraverso un mio scritto, questa analisi e siccome è un uomo intelligente, deve averla capita, anche se so che nei giorni scorsi era veramente furibondo e la sua reazione deriva proprio da questa arrabbiatura...".

Che cosa l’ha fatto andare su tutte le furie, soprattutto?

"Nel dettaglio non lo so, ma so che in quelle 32 pagine di Statuto scritto da Conte c’era un sostanziale benservito a lui e a quello che ha rappresentato. Non avrebbe mai potuto accettare di essere relegato nello sgabuzzino delle scope dopo che è stato lui, con Casaleggio senior, a fondare questo partito. Non può perdere, quindi, la sua posizione egemone".

Ma Conte accetterà di essere un leader dimezzato? Luigi Di Maio, in una situazione simile, a marzo di due anni fa è scappato a gambe levate...

"In politica non esiste il termine ’dimezzare’, la politica è fatta di percentuali, per così dire: una volta si trova un accordo al 30%, un’altra si arriva al 50%, ma la mediazione è sempre necessaria. E anche qui Conte ha tutto da guadagnare".

Si spieghi.

"No, dico, quando gli ricapita di ritrovarsi comunque leader di un partito del 17% senza aver contribuito, di fatto, a fondarlo? Conte è arrivato nella seconda legislatura del M5s, quando il Movimento si stava già trasformando in partito e fa senz’altro parte di quell’ala governista a cui appartiene anche Luigi Di Maio, ma se invece si mette a fare un partito tutto suo, deve ripartire daccapo e troppo tempo ci vorrà prima che possa trovare un proprio elettorato che arrivi alle percentuali minime a cui arriva adesso il Movimento. Insomma, credo che alla fine, se entrambi non sono pazzi, una mediazione si dovrà trovare per forza, soprattutto per il primo motivo che dicevo: non trovarsi nei libri di storia come quelli che, con la loro scarsa lungimiranza, hanno regalato il Paese alle destre. A lume di naso, non penso che nessuno dei due voglia prendersi questa enorme responsabilità politica".

Ma lei tutti questi ragionamenti li ha fatti anche a Grillo?

"Nel mio scritto di ieri c’era tutto: spero lo abbia letto".

E se invece non si mettono d’accordo, quale alternativa?

"Che il Pd resterà da solo contro le destre. Non c’è nessuna terza via".

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