Basta equivoci. Tocca al premier dettare la linea

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

C’è ben poco da lamentarsi o indispettirsi per l’atteggiamento che ci hanno riservato i nostri partner europei, a cominciare da Emmanuel Macron. Le parole di Silvio Berlusconi, oggettivamente a favore di Putin, finiscono, purtroppo, per diventare, come dimostrano le immediate strumentalizzazioni di Mosca, un assist per lo zar del Cremlino. E, nello stesso tempo, un motivo di lacerazione non ignorabile nella maggioranza. Non è azzardato allora sostenere che la partecipazione (si fa per dire) di Volodymyr Zelensky al Festival di Sanremo rischia di essere la metafora della politica italiana verso l’Ucraina in questa stagione.

E se l’azienda pubblica ha la grave responsabilità delle pessime scelte compiute, Giorgia Meloni non può ignorare che quelle scelte potevano e dovevano essere diverse proprio su impulso del governo, perché la politica estera di un Paese, in una delicatissima fase come quella che attraversiamo, vive anche di gesti e simboli e non può essere la Rai a farla.

Il problema, però, è che dietro i simboli e i gesti c’è la durezza delle decisioni dei tempi difficili. E, allora, non può non diventare rilevante e dirimente porsi il problema delle tesi sostenute da Berlusconi, ma anche da Matteo Salvini. E domandarsi, di conseguenza, se la premier non abbia finito per barcamenarsi un po’ troppo rispetto alle posizioni a dir poco equivoche sul conflitto russo-ucraino soprattutto del Cavaliere, ma anche del leader leghista.

Insomma, prima che in Europa con Macron o Olaf Scholz, Giorgia Meloni deve chiarirsi con i suoi alleati, perché, diversamente, diventa addirittura controproducente prendersela per i mancati inviti all’Eliseo. Semmai, a questo punto, c’è solo da essere grati a Zelensky per la sua cortesia, nonostante tutto, e a Marco Mengoni che, come primo atto, ha deciso di andare a Kiev appena possibile.