Banca Etruria, alta tensione su Ghizzoni. Il Pd mette il veto sull'audizione

In ballo le presunte pressioni della Boschi sull'ex ad di Unicredit

Maria Elena Boschi con Federico Ghizzoni in una foto d'archivio (ImagoE)

Maria Elena Boschi con Federico Ghizzoni in una foto d'archivio (ImagoE)

Roma, 6 dicembre 2017 - L’Ufficio di presidenza (Casini, presidente, Mauro Marino, Pd, e Renato Brunetta, FI) della commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche ieri ha fatto ‘muro’ per oltre due ore nel negare, per adesso, ai 5 Stelle l’audizione dell’ex ad di Unicredit, Federico Ghizzoni. La decisione finale verrà presa stasera, in una nuova seduta, ma dovrebbe restar tale. Casini potrebbe però mettere la questione ai voti, ma con solo il M5S a chiederlo, il ‘no’ degli altri farà la differenza. Certo, il Nazareno prova a far sapere che «noi non faremo muro contro la richiesta di ascoltare Ghizzoni», ma il muro lo fanno eccome. Secondo un esponente renziano della Commissione, «a me di Ghizzoni non mi frega nulla. Io voglio sapere che cosa è successo nel fallito salvataggio di tante banche e di tanti risparmiatori, non solo di Banca Etruria». Inoltre, sempre dai senatori dem, filtra la posizione ancora più dura: «Saremmo stupiti, preoccupati e imbarazzati, se Casini accettasse la richiesta di audire l’ex ad di Unicredit». Un niet , anche se il capogruppo Pd in commissione, Matteo Orfini, fa filtrare un sibillino «noi non abbiamo nulla in contrario, deciderà Casini…».

La battaglia, già ieri sera, è stata sfinente. I grillini ci hanno provato in tutti i modi a mettere il Pd sulla graticola. Di Maio è andato in tv a parlare delle «enormi responsabilità di Boschi e Renzi». Di Battista ha dato a Casini del «fiancheggiatore» di Renzi per un seggio, poi ha tacciato di «spirito nazarenico» FI. Il capogruppo azzurro Renato Brunetta gli replica offrendosi anche di dargli «lezioni di opposizione».

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Si è visto pure il teatro: fuori la sede della commissione, una rappresentanza di trenta parlamentari 5 Stelle improvvisa un ‘colorito’ sit-in di protesta ad uso telecamere. La commissione, intanto, prova a lavorare. Casini oggi proporrà due pacchetti ai commissari.

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Il primo comprende richieste di audizioni già decise in un calendario molto fitto e che si chiuderà con Barbagallo, Apponi, Vegas il 15 dicembre, il ministro Padoan il 19 e in data non ancora stabilita il governatore di Bankitalia Visco. Poi, il secondo pacchetto con le proposte di tutti i gruppi: qui i 5 Stelle (e SI) chiederanno di ascoltare Ghizzoni, ma anche Consoli, l’ex patron di Vicenza, Zonin, e pure il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi. Ma se si considera – fa notare il senatore dem renziano Del Barba – che «appena Mattarella scioglierà le Camere non potremo più fare audizioni, ma solo la relazione finale» si capisce che i dem hanno eretto un muro: niente Ghizzoni. Sempre i 5 Stelle (e il deputato di SI Paglia) chiedono pure l’audizione del presidente della Bce, Mario Draghi, e di Jean-Claude Trichet, ex capo del board della Bce. In questo caso, però nessuno ha dubbi: le richieste sono tutte respinte.

Ma è sull’ex ad di Unicredit che si gioca il braccio di ferro. Secondo il giornalista Ferruccio de Bortoli, gli avrebbe raccontato delle «indebite pressioni» ricevute dalla Boschi per ‘salvare’ Banca Etruria.

La Boschi ha chiesto i danni, ma solo l’altro ieri, a de Bortoli, e in sede civile, non penale. E proprio la ormai certa chiamata di Ghizzoni in sede processuale sarebbe la via di fuga del Pd. «Io chiesi di sentire Mussari – spiega Paglia – ma mi fu negato perché un indagato o imputato non può venire da noi». Ma Ghizzoni, nel processo Boschi-de Bortoli è ‘solo’, almeno per ora, un testimone. Oggi la decisione finale.