Mercoledì 17 Aprile 2024

Berlusconi torna a giocare da leader. La destra è unita solo attorno a lui

Sondaggio Ipr: coalizione al 31%, decisivo l’impegno dell’ex premier

Silvio Berlusconi (Imagoeconomica)

Silvio Berlusconi (Imagoeconomica)

Roma, 25 giugno 2017 - OGGI si vota per eleggere il sindaco in alcune importanti città in cui sono andati al ballottaggio, nella maggior parte dei casi, i candidati del centrodestra e centrosinistra. Dopo le 23 si capirà se la coalizione berlusconiana riuscirà a conquistare alcune roccaforti della sinistra. Il riferimento è a Genova e La Spezia. Soprattutto il risultato del capoluogo ligure farà la differenza: se dovesse vincere il ‘filo leghista’ Bucci il messaggio che arriverebbe all’opinione pubblica sarebbe che l’intento di ri-unire il centrodestra diventa vincente e potrebbe essere riproposto anche per le elezioni politiche. Non a caso lo stesso leader azzurro, dopo un lungo periodo di assenza, è ritornato con buone performance nel dibattito politico mediatico e in questi giorni ha più volte affermato che alle prossime politiche i partiti del centrodestra – se la legge elettorale sarà proporzionale – dovrebbero correre in maniera autonoma per unirsi dopo l’elezione in modo tale da formare un governo.

SI È SPINTO anche oltre il Cavaliere, dicendo di vedere bene Salvini ministro dell’Interno. Comunicazione tattica, ovviamente, ma non è un caso che Berlusconi ricompaia in maniera brillante proprio alla vigilia del turno di ballottaggio, probabilmente assaporando una possibile vittoria in alcuni importanti comuni e allo stesso tempo nell’intento di arginare le aspirazioni dei concorrenti interni alla leadership della coalizione, come Salvini e Giorgia Meloni. Bisogna dire che la forza elettorale del centrodestra non è una novità degli ultimi giorni, da molti mesi i sondaggi di Ipr Marketing registrano un valore elettorale, dato dalla somma Forza Italia/Lega/Fdi, del 30-32%, quindi superiore sia al M5S (28%) che al Pd (26%).

È CHIARO che l’elettorato di centrodestra soffre in maniera significativa l’assenza del proprio leader dalla quotidianità del dibattito politico. Questa è la ragione per cui molti ex elettori Pdl/FI esprimono preferenze di voto a favore dei grillini o si rifugiano nell’astensione, ma è anche vero che quando Berlusconi torna leader riesce ancora ad avere una forza aggregante ed esercita una chiamata alle armi dei simpatizzanti, anche se occasionalmente o momentaneamente ‘infedeli’.

D’ALTRONDE i livelli di fiducia verso l’ex premier rimangono alti tra i suoi elettori reali e potenziali; è diminuito invece negli anni nella resto della popolazione. Tra gli italiani è del 20%, 8 punti meno di Renzi ma 4 più di Grillo, mentre nel suo target di riferimento rimane lo zoccolo duro. Tra chi vota Forza Italia la fiducia arriva al 75%, supera il 50% tra i simpatizzanti di Fdi, mentre tra i leghisti si posiziona al 42%.

Non solo. L’indicatore ancora più interessante è che in quella quota di ex elettori FI/Pdl, che negli ultimi anni hanno scelto il M5S o si sono astenuti, la fiducia arriva al 55%.

TALE DATO fa riflettere sulla possibilità che questo target rimane ancora un suo bacino potenziale, non è un elettorato definitivamente perso, potrebbe ritornare a preferire nell’urna il Cavaliere se percepisse una volontà a capeggiare uno schieramento, un ‘rassemblement’ per utilizzare il linguaggio berlusconiano, che corra per vincere. Infatti il profilo comportamentale dei votanti centrodestra è diverso da quelli di sinistra. Se questi ultimi scelgono un partito non perché debba necessariamente governare, tra i votanti di destra prevale la motivazione opposta, cioè conquistare Palazzo Chigi. Però ciò denota un evidente limite. Il centrodestra rimane ancorato alla figura del leader storico e vive entusiasmi o depressioni in relazione all’impegno dello stesso nel dibattito politico. L’assenza produce immediato disorientamento, la presenza una fulminea rivitalizzazione. È vero che il Cavaliere rimane l’unico collante di un centrodestra che altrimenti si dividerebbe su tutto, così come la sinistra, ma è altrettanto vero che, forse, solo Berlusconi potrebbe ‘battezzare’ il futuro leader, esperimento finora sempre fallito. È questo forse ciò che manca al possibile rassemblement, una visione unitaria che tenga conto del fattore B.

 

Antonio Noto, direttore IPR Marketing