Venerdì 19 Aprile 2024

Autonomie, Letta lancia l’allarme: "È una secessione mascherata"

L'ex premier: "Povero Sud". E critica il Pd: ormai è il partito della Ztl

Enrico Letta (IMAGOECONOMICA)

Enrico Letta (IMAGOECONOMICA)

Bologna, 15 febbraio 2019 - "Il progetto di autonomia regionale è una secessione. Mascherata". E ancora: il Pd. "Il 4 marzo ha decretato il rifiuto per quel Pd che è stato, giustamente, definito ‘il partito della Ztl’. Un partito disconnesso dalle periferie". Nessun riferimento a Calenda.

L’ex premier Enrico Letta, dal 2015 in volontario esilio a Parigi dove dirige la scuola di Affari Internazionali dell’ateneo Sciences Po, sta per prendere l’aereo che lo porterà a Bologna. Nel capoluogo emiliano presenterà il suo "Ho imparato", ultima fatica editoriale edita dal Mulino.

Presidente Letta, che cosa c’è che non va nel progetto di autonomia?

"Si tratta di una secessione, altro che autonomia. Una secessione mascherata. Si tratta di una cosa fatta troppo in fretta. Insomma, una bandiera elettorale".

Però è trasversale: Zaia e Fontana sono veneti e lombardi di osservanza leghista, Bonaccini del Pd. Il suo partito. 

"Un quadro che aggrava la situazione perché trasversale a tutte le forze politiche".

Ma perché lei ha paura?

"Non ho paura, penso alla mia Italia. Il Sud viene abbandonato. E il dramma è che non ci si salva andando ognuno per conto suo. È la fine di ogni progettualità di progresso".

Però il reddito di cittadinanza...

"Eccoci. Il reddito di cittadinanza è la mancia che si dà al nostro Mezzogiorno. L’autonomia favorisce solo e solamente il Nord. Quel Nord che si fa gli affari suoi".

Molto preoccupato.

"Esterrefatto. Abbiamo di fronte il peggior dato economico degli ultimi trent’anni e che facciamo? Ne parliamo per dodici ore. Poi, più nulla". 

Meglio che niente...

"Nel 2019 tutti cresceranno con una media che va dall’1,1 e il 5 e mezzo e noi, invece, che saremo solo allo 0,2 per cento scateniamo una rissa per stabilire di chi siano le colpe. Crescere è un dato per economisti o specialisti del settore, ma un macigno che pesa sulla vita di ogni giorno dei cittadini. Ci vorrebbe un dialogo nazionale. Al contrario, è sempre rissa".

A proposito di social: le sue pagine sono un ‘instabook’...

"Sì, perché ho capito che, con tutto questo discorrere di social, non ci si rende conto quanto Instagram sia essenziale per comunicare, specie coi giovani. Non ci credevo. Mi sono ricreduto proprio in questi anni difficili per l’Italia e l’Europa, ma per me importanti perché a contatto diretto coi ragazzi".

Studenti francesi...

"Ma nemmeno per idea. Tantissimi italiani. Vogliosi di futuro. E poi i ragazzi della scuola di politiche, a Roma e a Milano".

Intende dire che all’estero è meglio che da noi?

"No, affatto. Il problema è che il nostro è un Paese reso fragile dalla crisi e spaventato".

Dai migranti, magari.

"Attenzione. Non si tratta di un fenomeno solo italiano. E i numeri degli approdi sulle nostre coste in parte giustificavano i timori. Ma oggi non è più così. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini soffia sul fuoco delle paure. Il vero nodo sta nelle politiche europee. Che mancano. Guai però a separare la politica migratoria dallo sguardo umanitario. Non è accettabile il cinismo di fronte alle migliaia e migliaia di morti sulle nostre coste".

Alle primarie voterà Zingaretti, anche lui perplesso sulle autonomie?

"Confermo".

Ultima chiamata. Letta prende il volo che lo porterà a Bologna.