Armi a Kiev, la premier cerca unità. I ministri leghisti entrano in ritardo

Imbarazzo per un’iniziale assenza del Carroccio, poi colmata dall’arrivo di Valditara e Calderoli. Calenda attacca: "Governo già in crisi". Poi la maggioranza vota un’unica risoluzione, le opposizioni quattro

Una vigilia del Consiglio Europeo (quello di oggi e domani) di grande fibrillazione politica quella che è andata in scena, ieri, alla Camera. Quando, il giorno dopo il ‘distinguo’ leghista sull’Ucraina al Senato, si è ripresentata una sorta di ’diserzione’ della Lega dai banchi del governo proprio mentre Giorgia Meloni replicava alle opposizioni con un "...in quest’Aula ho sentito risuonare tante falsità, come quella che lasciamo morire i bambini. E’ una calunnia e basta". Ma forse non quella, detta nei conciliaboli dentro e fuori il proscenio parlamentare di Montecitorio, di una evidente differenza di visione interna alla maggioranza sulla questione Ucraina e sulle armi a Kiev. Per non parlare della questione immigrazione e di quella della strage di Cutro.

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Giorgia Meloni a Montecitorio
Giorgia Meloni a Montecitorio

Ecco, proprio quando la Meloni rispondeva al verde Angelo Bonelli con in mano i sassi dell’Adige "io non sono Mosè, non l’ho prosciugato io in 5 mesi...", qualcuno si è accorto che nessun ministro del partito di via Bellerio era al posto suo. Un deputato del Carroccio - a quanto ricostruito poi - ha fatto subito una foto inviandola direttamente al cellulare del vicepremier della Lega. Una svista, mancanza di attenzione, che nel Carroccio hanno definito come "casuale", tanto che di li a breve sono poi arrivati effettivamente in Aula, alla spicciolata, i ministri Giuseppe Valditara, Alessandra Locatelli e Roberto Calderoli, ma comunque il ritardo non è passato inosservato. Anzi. E le scuse trovate poi (tutti più o meno impegnati in altri impegni istituzionali, ndr) hanno lasciato interdetti anche parecchi deputati della maggioranza perché loro sapevano, fin dal mattino, che i veri ’assenti’ dovevano essere, alla fine, solo in due, ovvero il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti e lo stesso Salvini, al Mit in una riunione con decine di associazioni sul tema della sicurezza stradale.

L’opposizione, però, non ha lasciato correre. Impossibile farlo all’indomani della presa di distanza del capogruppo leghista al Senato, Massimiliano Romeo, che martedì aveva espresso "forte preoccupazione" per la guerra in Ucraina, dicendo "no alla dolce tirannia del pensiero dominante". "La Lega è assente dai banchi del governo" , ha infatti twittato, poco dopo le 10, Carlo Calenda: "Questo esecutivo è già in crisi. Per le ragioni sbagliate", è stato il ‘verdetto’ del leader di Azione. Valditara è entrato in Aula circa un’ora dopo l’inizio del dibattito, ingresso sottolineato dal deputato di Piu’ Europa Benedetto Della Vedova, nel suo intervento: "Avremmo preferito ci fosse il ministro Salvini e che il ministro Valditara fosse arrivato prima...".

Alla fine, Lega, FI e FdI hanno votato compatte, come avvenuto al Senato, la risoluzione di maggioranza. "Non c’e’ nessun problema politico", minimizzava a un certo punto della mattinata il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari. "Strappi nel centrodestra? Tutte farneticazioni", sottolineava poi il capogruppo di FdI Tommaso Foti. "La maggioranza divisa? Noi votiamo un’unica mozione, mentre le opposizioni sono divise e ne votano quattro", ha fatto poi notare il reponsabile organizzazione del partito Giovanni Donzelli. "Le preoccupazioni espresse dalla Lega non sono questioni divisorie ma le stesse che abbiamo noi di FdI".