Mercoledì 24 Aprile 2024

Anticorruzione, Cdm ridimensiona i poteri di Cantone

Scoppia il caso del comma soppresso, che limita i poteri dell'Anac. Palazzo Chigi assicura: "Rimedieremo"

Il presidente dell'Anac, Raffaele Cantone (Ansa)

Il presidente dell'Anac, Raffaele Cantone (Ansa)

Roma, 20 aprile 2017 - Il 'caso' scoppia nel pomeriggio, quando si viene a sapere di quel comma soppresso con un tratto di penna dal Codice degli appalti. Un comma che dava poteri specifici all'Anac di Raffaele Cantone nella lotta alla corruzione. La notizia, anticipata dall'Huffington Post, è confermata dal senatore Stefano Esposito, relatore del correttivo del codice appalti. Che però si affretta ad assicurare: "Mi auguro sia un mero errore materiale da parte degli uffici di Palazzo Chigi. Quel comma va reintrodotto, è uno dei punti qualificanti del codice appalti per prevenire possibili casi di corruzione". Infine, intorno all'ora di cena, arriva la posizione di Palazzo Chigi: "Nessuna volontà politica di ridimensionare i poteri dell'Anac - sottolineano fonti di Palazzo - Il Presidente Gentiloni in missione a Washington, è stato in contatto con Cantone. Sul punto - assicurano le stesse fonti - sarà posto rimedio già in sede di conversione del Dec e in maniera inequivocabile". Esposito va oltre: "Se qualcuno tenta di dare un calcio negli stinchi all'Anac, lo restituiremo con gli interessi". 

Cantone: "Prendo atto dell'impegno di Gentiloni"

In serata parla anche Raffaele Cantone, che "prende atto positivamente" dell'impegno politico assunto dal premier Paolo Gentiloni, che da Washington in un colloquio telefonico ha sottolineato l'intenzione di porre rimedio alla modifica, inserita nel decreto correttivo del Codice degli appalti, che ridimensiona il ruolo dell'Autorità nazionale anticorruzione.

L'IRA DI RENZI - Matteo Renzi considera l'Anac una sua creatura ed è una delle riforme dei suoi mille giorni di cui va più fiero. Per questo, quando nel pomeriggio esplode la polemica per la norma cancellata, l'ex premier ha alzato il telefono per capire come fosse stato possibile. "È stato fatto un errore grave, va corretto quanto prima".

IL CORRETTIVO - Nella legge delega con il nuovo codice appalti, varata nell'aprile 2016, era previsto che dopo un anno fosse fatta una sorta di 'tagliando' attraverso il testo correttivo. Testo che è andato prima in Cdm, poi alle commissioni parlamentari per i pareri vincolanti e al Consiglio di Stato per il parere tecnico. Il 13 aprile il testo è ritornato in Consiglio dei ministri per il via libera definitivo.

"Nel correttivo - spiega Esposito - non abbiamo riesaminato l'intero Codice, ma solo le parti variate. Per questo nel testo del correttivo che abbiamo maneggiato, il comma 2 dell'art 211 sui poteri Anac, non c'era perché non si prevedevano modifiche rispetto al testo del 2016. Ma nel testo definitivo e complessivo, il comma è stato esplicitamente soppresso. Mi auguro sia solo un errore materiale. Ma non vorrei che si trattasse di una soppressione operata partendo dal primo parere dato dal Consiglio di Stato, quello del 2016, che per altro non aveva chiesto di cancellare quel comma, aveva solo fatto presente che introduceva una formula innovativa con qualche dubbio di tipo amministrativo. Per questo non si è mai pensato, nel corso dell'iter parlamentare, di modificare quell'articolo. Anzi, si volevano conservare i poteri Anac, fatta salva come sempre la possibilità di impugnare in sede amministrativa i singoli provvedimenti dell'Autorità".

I NUOVI POTERI - Peraltro i poteri previsti per l'Anac nel comma soppresso non sono mai stati azionati dall'Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone. Si tratta infatti di poteri da mettere in campo in situazioni di estrema criticità per scongiurare il rischio di gravi illeciti. Tecnicamente vengono definiti poteri di "raccomandazione vincolante". In sostanza, se Anac si accorge che sussistono pesanti inadempienze da parti de una stazione appaltante e casi conclamati di illegittimità, può imporre il ritiro in autotutela di un atto, pena la multa del dirigente che si rifiuti di eseguirlo. 

M5S: "Chi vuole proteggere la corruzione?"

CORO DI CRITICHE - Il Movimento 5 stelle va all'attacco con Luigi di Maio: "La scandalosa vicenda Anac: alcuni senatori dello stesso partito del governo fingono di litigare con il Governo dicendo che devono reintrodurre quelle norme che il governo ha tolto. Chi è responsabile di parentopoli non può fare norme anticorruzione e, se le fa, poi le toglie". E Roberta Lombardi su  Facebook: "Con un colpo di spugna l'Anac ha perso i suoi poteri. La legge è passata per il Consiglio dei Ministri che o non ha capito nulla e quindi firma senza leggere le carte oppure è complice, e infine la legge è stata firmata dal Presidente della Repubblica", ma "rimane la domanda: chi vuole depotenziare l'Anac? Che poi significa: chi vuole proteggere la corruzione in Italia a discapito dei cittadini onesti? Nel frattempo crollano ponti e cavalcavia. E tra le macerie quelle più evidenti sono quelle della dignità della politica". 

Franco Martini, della Cgil, sostiene: "Aver tolto i poteri all'Anac è un atto grave non solo nel metodo, ma ancor più nel merito, e il messaggio che esce dal Cdm è chiaro: il settore degli appalti deve rimane zona franca, dove regolarità e trasparenza debbono ancora abdicare alla corruzione". Anche la Cisl, con Giovanni Luciano, commenta: "Non possiamo credere alla cancellazione del comma 2 dell'articolo 211 del nuovo codice degli appalti: deve essere per forza un errore al quale va posto rimedio celermente". 

E il leader della Lega Matteo Salvini: "La lotta alla corruzione per la Lega è una priorità assoluta, evidentemente il Pd di Renzi e Gentiloni la pensa diversamente. Ennesima dimostrazione che prima si vota meglio è".