Giovedì 25 Aprile 2024

Andrea Orlando "Il Pd fa il giustizialista e l’alfiere dei diritti Così non parla di lavoro"

Nell’ultimo libro di David Allegranti l’ex ministro valuta la nuova linea "Succede quando non sai prendere posizione sui temi più scabrosi. Su salari, precarietà e fisco non è stata cercata una sintesi". .

di David

Allegranti

Ma è vero allora che il Pd ha smesso di occuparsi di lavoro concentrandosi solo sui diritti civili? Chiedo ad Andrea Orlando, attento alla questione dei salari. "Quando non sei in grado di esprimere un’identità definita sulle questioni più scabrose come il lavoro, provi a surrogare con altri temi non necessariamente meno importanti ma comunque più lisci perché già oggetto di incontro. Vale anche per altri ambiti, non solo quello dei diritti civili. In una certa fase abbiamo assunto una impostazione giustizialista, che è stata un surrogato della questione sociale. Questo perché, in una società che lamenta una serie di ingiustizie, non siamo stati in grado di pronunciare la parola, chessò, patrimoniale – altrimenti si sfascerebbe il partito –. E allora abbiamo parlato di questione morale o lotta alla mafia, tutte cose giuste beninteso ma non sostitutive nel rapporto con i ceti popolari. Oppure parliamo di diritti civili, provando a riempire la domanda di radicalità su altri fronti. Che però non possono essere i fronti economici e sociali, perché quelle sono, appunto, le sabbie mobili del Pd. Non è vero che ci siamo dimenticati del lavoro, questa è una sciocchezza, ma era il terreno più difficile da affrontare, perché la constituency del partito lo ha reso il più difficile possibile".

Il punto sul giustizialismo è particolarmente interessante, e il fatto che ne parli Orlando, ex ministro della Giustizia, è prezioso per il dibattito che questo libro spera di alimentare.

"Il giustizialismo non l’hanno inventato i Cinque Stelle, l’ha inventato il Pd. Quando ero ministro della Giustizia l’ho detto molte volte. È chiaro che quando non sei in grado di fornire degli strumenti alle classi dirigenti sulla base – mi si passi il termine ottocentesco – della lotta di classe, allora viene da sostituirlo con la lotta nei tribunali, attribuendo alla magistratura un ruolo che va molto oltre la sua funzione. Quando ero il responsabile Giustizia del Pd ho provato a sterzare su una serie di questioni, ma fui massacrato da metà del partito. Non a caso la più netta fu l’ala più a sinistra del Pd, come Rosy Bindi. Quella che in fondo soffriva di più il conformismo sociale".

Dice Orlando che la questione della giustizia sociale, insomma, ci si è illusi di spostarla nelle aule dei tribunali, non riuscendo il Pd a dare risposte adeguate alle domande di cambiamento. "In fondo, il giustizialismo dei Cinque Stelle era uno spin-off del Pd. Tant’è che è stato superato sia con Renzi sia con la nascita dei Cinque Stelle, che ormai occupano saldamente quel terreno politico. Per il Pd non ha più senso presidiarlo: oggi se uno è giustizialista vota i Cinque Stelle, non più il Pd. Non dimentichiamo però che le prime Leopolde erano un impasto di giustizialismo; quello di Renzi era un proto-grillismo, un grillismo educato. Prima della legge Severino, Renzi cavalcò la questione delle ‘liste pulite’ per il Parlamento, spiegando che, se il Pd si fosse occupato dell’ineleggibilità dei condannati in Parlamento, il M5S sarebbe finito al 3 per cento. Sottovalutando come a modo loro si fossero impossessati della lotta alle diseguaglianze. Quando ero ministro io, Renzi fu quello che spinse di più per aumentare le pene per i reati legati alla pubblica amministrazione. Questo lo dico non per prendermela con Renzi, ma per spiegare che il Pd ha ospitato quel tipo di cultura politica, che è stata brandita da chi voleva la leadership del partito. Non era certamente l’unico".

Insomma, un surrogato della questione sociale è stata la questione giudiziaria. I diritti civili sono arrivati dopo, dice Orlando. "E qui Renzi ha un merito; con lo strappo sulle unioni civili è riuscito a realizzare una sintesi, grazie alla sua forza in quel momento e alla sua storia di democristiano, portandosi dietro anche il pezzo cattolico del Pd. È stata un’operazione simile a quella dell’ingresso del Pd nel Pse. Da quel momento in poi, i diritti civili sono diventati un tema da affrontare più tranquillamente, mentre le questioni dei salari, dell’orario di lavoro, della precarietà e del fisco sono temi su cui un redde rationem non c’è mai stato, e quindi nemmeno una sintesi".