Giovedì 18 Aprile 2024

Altro che elezioni. Il governo rischia sulla scuola

I timori di Conte per la ripresa delle lezioni. Ma intanto il Pd incalza sulla legge elettorale

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"Questo governo, se cadrà, non sarà certo per l’esito delle Regionali, ma per come sta gestendo (male) la riapertura delle scuole. Se non ne veniamo a capo, viene giù tutto". L’opinione dell’esponente – un big – del Pd è impietosa, ma non è lontana dal vero. Conte, peraltro, lo sa benissimo. È da prima dell’inizio dell’estate che continua a ripetere – a se stesso, oltre che ai suoi ministri – che "sulla scuola non possiamo sbagliare. Gli italiani non ce lo perdonerebbero".

Eppure proprio questi giorni indicano che il caos è totale. I governatori, a partire dal presidente della conferenza Stato-Regioni, il dem Stefano Bonaccini, sono sul piede di guerra e, se la riapertura delle scuole si rivelasse un disastro, sono persino pronti a gettare la croce addosso al solo governo. Al netto degli errori delle ministre competenti – l’Azzolina all’Istruzione e la De Micheli ai Trasporti, non a caso quelle nel mirino di ogni, eventuale, rimpasto – quello che preoccupa il governo non è tanto mancare il giorno di riapertura, il 14 settembre, ma il timore del rischio di contagi che, a scuole aperte, possono risalire. Sulla data di riapertura, infatti, è stato il Colle a essere categorico: Mattarella, il 14 settembre, sarà a Vo’ Euganeo per inaugurare l’anno scolastico e non ci sono santi; non si potrà rinviare di un giorno. Su tutto il resto, invece, il governo annaspa. Inoltre, c’è il sospetto che i governatori (non solo quelli di centrodestra, dove il timore è che siano eterodiretti da Salvini e dalla Meloni) gli remino contro. Il paradosso è che, per ora, Conte della scuola parla poco, in pubblico, ma dietro le quinte sta facendo l’impossibile per arrivare a una riapertura ordinata e, ovvio, in sicurezza.

E non è che manchino gli altri problemi, nell’agenda del premier. Il Pd, che ha detto parole chiare sul tema scuola, sia in Consiglio dei ministri che in pubblico, preme affinché il presidente del Consiglio si faccia motore di un’iniziativa politica di ‘sblocco’ della legge elettorale, ferma alla Camera. Il M5s assicura "lealtà e fedeltà ai patti" con Di Maio, ma Zingaretti vorrebbe che, sul punto, il premier si imponesse anche a Italia Viva, sempre riottosa, sul punto. Poi, ovviamente, ci sono i fondi del Recovery Fund da distribuire, scontando gli appetiti dei vari ministeri, e il voto sul Mes che, specie al Senato, rischia di vedere il governo finire sotto, se Conte non convincerà i 5 Stelle. Solo alla fine di questo percorso irto di ostacoli ci sono le elezioni regionali. Il Pd rischia di perderle 4 a 2, ma a farne le spese sarebbe anche lui, il premier. Il quale ha tifato fino alla fine per accordi tra Pd e M5s che, alla fine, non si sono chiusi. Ma prima delle Regionali, appunto, c’è la scuola.