
Oggi e domani alle urne su 5 quesiti. Polemiche sul silenzio elettorale. .
Si aprono le urne dei 5 referendum sull’onda della protesta di piazza pro Palestina che, all’ultimo, vede lanciare un appello, "tutti al voto", da parte dei leader del campo largo, suscitando polemiche, ma anche un forte, fortissimo applauso da parte di chi, dopo Gaza, vede nei referendum un altro modo per dare un segnale politico di "fine corsa" al governo Meloni.
Accadeva ieri, nel giorno in cui un datore di lavoro di Fabriano minacciava di licenziamento un lavoratore che aveva proclamato la sua intenzione di andare a votare, dimostrando in questo modo quanto le divisioni, non solo politiche, anche sociali, tra i due schieramenti, passino proprio attraverso i quesiti referendari che, secondo il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, annunciava il suo "non voto", sostenendo che "questi quesiti vogliono smontare riforme che sono costate sangue e sacrificio, quello di Biagi e D’Antona".
Il silenzio elettorale, dunque, non è riuscito a frenare la violazione da entrambi gli schieramenti, ma il pressing per il "non voto", va detto, è rimasto appannaggio della destra di governo, con il ministro della Giustizia Carlo Nordio che, per primo, ieri ha esternato la propria intenzione di astenersi sui cinque referendum. Poi a sera, come si diceva, sono arrivati anche i leader del centrosinistra che, dal palco di Piazza San Giovanni, hanno esortato la folla ad andare a votare. La parola passa ora ai 51.303.216 elettori, di cui 5.302.299 all’estero. E toccherà a loro decidere il da farsi.
Le polemiche della vigilia, dunque, partite ieri dalla capogruppo della Lega in Consiglio regionale della Toscana, Elena Meini, che criticava l’invito a recarsi alle urne fatto – a suo dire – durante il notiziario meteo sul canale istituzionale YouTube del Lamma, consorzio pubblico partecipato dalla Regione Toscana. Ipotizzando che si sia trattato di "un abuso". Ma dopo pochi minuti è arrivata, sempre dal centrodestra, la dichiarazione del Guardasigilli Nordio: "Non andrò a votare. È un diritto costituzionale che non esprime un disinteresse verso l’istituzione, ma, al contrario, esprime un’intenzione politica molto netta di evitare che queste leggi vengano cambiate".
A Roma, intanto, Pier Luigi Bersani, sfilando al corteo pro Gaza, indossava un cappellino rosso con la scritta: "Referendum, io voto SI". Scatenando, tra gli altri, l’ira di Nicola Procaccini (FdI): "Bersani che si fa intervistare al corteo per Gaza agghindato col cappello che invita a votare ‘Sì’ ai referendum è una schifezza morale e legale". "Sono un semplice cittadino – la replica di Bersani – c’era il sole, mi hanno allungato un cappellino e l’ho preso. Se veniva Procaccini e mi dava un Borsalino, mettevo quello". Per altro anche Goffredo Bettini, sui social, ha esortato tutti a recarsi alle urne, ma alla fine ci hanno pensato i leader del centrosinistra a violare formalmente il silenzio, scatenando le polemiche del centrodestra: Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, al termine dei loro interventi da palco di piazza San Giovanni, hanno gridato in coro: "Ci eravamo dimenticati... Andiamo tutti a votare!". "Come avevamo ampiamente sospettato – tuona il capogruppo di FdI in Senato Lucio Malan – la manifestazione della sinistra su Gaza era uno strumento per fare campagna sui referendum nel giorno di pausa e di riflessione prima del voto". Il suo collega alla Camera, Galeazzo Bignami, ha invece detto che "è vergognoso usare la tragedia di Gaza per fare un appello al voto". E di "vergognosa violazione" ha parlato anche Maurizio Gasparri, capogruppo di FI in Senato.