Cosa sono gli affari correnti: ecco quello che può fare ora il governo Draghi

L'esecutivo resta in carica dopo le dimissioni del premier, ma la sua attività sarà limitata a garantire la continuità amministrativa e agli atti urgenti

Roma, 21 luglio 2022 - Dopo le dimissioni di Draghi e in attesa di nuove elezioni, il governo resterà in carica per il disbrigo degli affari correnti sebbene esponenti della maggioranza ipotizzano anche un'approvazione in extremis del ddl concorrenza, stralciando l'articolo 10 sui taxi, per salvaguardare il Pnrr. Stasera dunque si svolgerà il Consiglio dei ministri per adottare il provvedimento che definisce il perimetro per di cosa sarà consentito fare all'esecutivo, ai sensi dell'articolo 88 della Costituzione sullo scioglimento della legislatura.

Elezioni politiche 2022: dai candidati a come si vota. Quando ci sarà il nuovo Parlamento

Il governo cade ma i parlamentari salvano il vitalizio: scatta il 24 settembre

La giornata politica ora per ora

Il premier Mario Draghi e i ministri in Senato (Ansa)
Il premier Mario Draghi e i ministri in Senato (Ansa)

Cosa sono gli affari correnti

Nello specifico, il "disbrigo degli affari correnti" prevede che l'esecutivo si limiti ad assicurare una continuità amministrativa e adottando atti urgenti. In particolare il governo potra' emanare decreti legge in quanto dettati da casi di necessita' e urgenza ed esaminare i relativi disegni di conversione; esaminare i disegni di legge di ratifica dei trattati, i ddl di delegazione europea e della legge europea se si tratta di atti dovuti, in quanto adempimento ad obblighi internazionali o derivanti dall'appartenenza all'Ue. 

Cosa non può fare il governo

Al contrario, il governo non potrà esaminare nuovi disegni di legge, a meno che non siano imposti da obblighi internazionali; potrà approvare decreti legislativi solo se serve ad evitarne la scadenza dei termini; non dovrà adottare nuovi regolamenti ministeriali o governativi, a meno che la legge o obblighi internazionali non impongano altrimenti, oppure che siano necessari per l'operatività della pubblica amministrazione o per l'attuazione di riforme già approvate dal parlamento; non procedere con nomine o designazioni che non siano vincolate nei tempi da leggi o regolamenti, o che comunque non siano procrastinabili fino all'entrata in carica del nuovo governo. 

Sarà una direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri, come è consuetudine, probabilmente tramite un dpcm, a specificare quale sarà l'ambito entro cui si muoverà il premier dimissionario.