Roma, 30 giugno 2014 - Si apre una settimana chiave per le riforme: oggi primo voto agli emendamenti in commissione Affari costituzionali al Senato. Pesa però l’incognita Fi. In settimana incontri decisivi del presidente del Consiglio.

VOTO IN COMMISSIONE - E in commissione Affari Costituzionali del Senato le prime votazioni sulle proposte di modifica presentate al Ddl con le riforme istituzionali, danno una sostanziale tenuta della maggioranza. Sugli emendamenti all’articolo 1 del provvedimento, la maggioranza ha tenuto: le proposte su cui c’era il parere negativo di relatori e Governo sono state respinte 15 a 11. Gli emendamenti bocciati sono tutti delle opposizioni. Alcuni sono stati invece ritirati: è il caso del testo che chiede l’elezione a suffragio universale dei componenti del Senato presentato dal Movimento cinque stelle che ha deciso il ritiro dopo l’appello in tal senso di Roberto Calderoli per ‘senso di responsabilità’ e sperando così di dare maggiori possibilità all’obiettivo nel merito dell’emendamento.

LE FUNZIONI DELLE CAMERE - La commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato il primo degli emendamenti dei relatori che definisce le funzioni della Camera e del nuovo Senato. Forza Italia e Lega hanno votato con la maggioranza, unico a esprimere no è stato Augusto Minzolini. L’emendamento riscrive l’articolo 55 della Costituzione, affermando che solo la Camera "è titolare del rapporto di fiducia con il governo" e che esercita "la funzione legislativa", mentre il Senato "rappresenta le istituzioni territoriali". La Commissione ha anche approvato due sub-emendamenti del Pd: il primo dice che il Senato "esercita le funzioni di raccordo tra l’Ue, lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica"; il secondo precisa che il Senato esprime pareri sulle nomine di competenza del Governo "nei casi previsti dalla legge".

L'OTTIMISMO DEL PREMIER - Soddisfatto del risultato il presidente del Consiglio. "Oggi è stata un’ottima giornata per le riforme - ha detto Matteo Renzi in conferenza stampa -. Alla faccia dei gufi il percorso è iniziato, si è iniziato a votare in Commissione al Senato. Il lavoro proseguirà nelle prossime ore: siamo molto, molto convinti e ottimisti".

FINOCCHIARO - "Non voglio fare promesse né previsioni avventate ma certamente lavoriamo per portare la prossima settimana in Aula il ddl costituzionale sulle riforme". Lo dice la presidente Anna Finocchiaro in una pausa dei lavori della Commissione. "Se il ritmo dei lavori continuerà così - aggiunge Finocchiaro - si potrà raggiungere lo scopo prefissato".

M5S - "Renzi, non c’è tempo da perdere e tanto da fare. Noi siamo pronti. Incontriamoci giovedì per la legge elettorale". Lo scrive su Facebook il vicepresidente della Camera ed esponente del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio. E a margine dei lavori della Commissione, il senatore Vito Crimi polemizza: "Non è vero che la maggioranza tiene. Si stanno accantonando le modifiche agli articoli 56 e 57 della Costituzione, i punti cruciali perché evidentemente non c'è accordo in maggioranza".

FORZA ITALIA - La commissione, come preannunciato alla vigilia, ha rinviato invece per il momento il voto sugli articoli 56, 57 e 58 della Costituzione, che disciplinano la composizione di Camera e Senato e il metodo di elezione del Senato. Su quest'ultimo punto, in particolare, è ancora aperta la trattativa con FI, che dovrebbe trovare un punto di caduta in un sistema di elezione di secondo grado, come vuole Renzi, ma fortemente proporzionale, come chiede FI. Ma solo quando giovedì mattina Berlusconi riunirà in assemblea i parlamentari ed eurodeputati forzisti si capirà se l'intesa c'è, se il patto del Nazareno tiene. Preme ancora, infatti, la fronda interna a FI che vorrebbe fare asse con i dissidenti del Pd e il M5S per far passare il Senato elettivo. Ma se il Cavaliere schiererà il partito sulla linea del Senato non elettivo, il fronte del dissenso non avrà speranza di far passare la sua linea in Aula.

Sul sostegno di Forza Italia alle riforme del governo, Brunetta ha spiegato: "Decideremo in base all’interesse del Paese come nel 2005, quando approvammo una riforma costituzionale più seria, completa e responsabile dei prodotti renziani scritti con i piedi". Se FI rientra, confida il governo, rientrerà anche il fronte del dissenso interno al Pd. O almeno, sarà relegato in una posizione fortemente minoritaria. E' anche per questa ragione, spiegano fonti parlamentari, che l'assemblea dei senatori, inizialmente prevista per domattina, e' stata rinviata e potrebbe svolgersi solo dopo che FI avrà preso una posizione.

IMMUNITA' SENATORI - Infine, spiegano dal governo, non è stata presa ancora nessuna decisione sulla questione dell'immunità per i senatori, anche se sembra escluso che la competenza venga assegnata alla Consulta.