Roma, 21 maggio 2013 - E’ stata sconvocata in Senato la riunione, prevista per oggi pomeriggio, della Giunta per le elezioni per la nomina del presidente e dell’ufficio di presidenza. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama a maggioranza. Come riferisce Massimo Bitonci (Lega) la richiesta è arrivata dai gruppi di maggioranza. La Lega e M5S hanno espresso la propria contrarietà mentre Sel ha chiesto che la proroga abbia una data certa.

La Giunta si riunirà, ha aggiunto Bitonci, la settimana prossima. La temperatura politica attorno alla Giunta è piuttosto elevata. Il Movimento 5 Stelle ha preannunciato l’intenzione di chiedere il voto sulla non eleggibilità di Silvio Berlusconi, sulla base della legge 361 del 1957, in quanto titolare di società che beneficiano di concessioni statali (Mediaset). Una questione che sarebbe sottoposta per la prima volta al voto parlamentare dalla discesa in campo del Cavaliere.

IL MURO DEL PDL - Certo, “se la questione non fosse stata mai posta, lo potrei capire, ma è stata posta più volte, dal 1996 in avanti, e c'è sempre stato un voto contrario da parte del Pd”. Inizia con una premessa generale, quasi diplomatica la considerazione con cui il presidente della commissione giustizia del Senato Nitto Palma riapre le mai sopite fibrillazioni della maggioranza. Subito dopo, però, diventa chiaro: “E’ certo che sarebbe una cosa di non poco conto e che porterebbe problemi per il governo”. Ancora più esplicito, spiega all’Agi: “Se poi, questi problemi dovessero manifestarsi in una crisi di governo, questo lo possono dire solo Silvio Berlusconi e Angelino Alfano”. Insomma, attenzione che nessuna strada è preclusa, nemmeno quella di una crisi di governo. Oggetto del contendere: la possibilita’ che il leader del Pdl sia sottoposto ad un voto negativo dalla giunta per le elezioni del Senato, a causa del suo essere titolare di concessioni televisive. Problema già sollevato, tra gli altri, la scorsa settimana dal capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Zanda, e prontamente ripreso dai senatori grillini. Ed anche oggi, prima dell’avvertimento di Palma, Luigi Di Maio dell’M5S avvertiva che, per risolvere la faccenda, “e’ sufficiente applicare la legge”. Il che, nella sua interpretazione, vuol dire riconoscere l’ineleggibilità. L’altolà del Popolo delle Libertà giunge dopo che, proprio da parte del Pdl, si era cercato di piantare un cuneo in quello che avrebbe potuto essere un asse Pd-M5S propri in giunta per le elezioni. “Dio ci scampi dai neogiacobini”, aveva invocato Fabrizio Cicchitto, “L’altroieri qualcuno di loro voleva dichiarare l’ineleggibilità di Berlusconi e ieri han parlato di una legge che, di fatto, stabilisce l’impresentabilità del Movimento 5 stelle alle elezioni”. Non è ancora dato sapere se la manovra ha ottenuto il suo effetto.