Berlino, 1 marzo 2013 - “La decisione è automatica, quando sono finiti i 7 anni bisogna procedere all’elezione di un nuovo presidente. Non esistono proroghe, non esistono elezioni a tempo”. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha risposto così a Berlino ai giornalisti che gli chiedevano se potrebbe rivedere la sua decisione di lasciare il Quirinale alla fine del settennato.

“Francamente - precisa - non credo che sarebbe onesto dire state tranquilli, fino all’età di 95 anni io posso fare tranquillamente il presidente della Repubblica, insomma la carta di identità conta...”.

“Andare a rivotare non mi interessa - continua -. Io non ho potere di scioglimento delle Camere e dubito che un nuovo presidente pensi soltanto a sciogliere le Camere. Bisogna vedere come dare un governo all’Italia... Poi nel merito non entro. Non si tratta di esprimere valutazioni - senza avere alcun titolo per farlo, e sapendo che non avrebbe senso farlo - sull’idoneità e qualità di chi è stato negli ultimi tempi chiamato ad assumere, specie se per volontà popolare democraticamente espressa, i più alti incarichi di direzione nei governi nazionali e nelle istituzioni europee”.

A livello europeo esigenza vitale “è - continua - quella della legittimazione del consenso della partecipazione su cui l’Unione deve fondarsi se vuole esprimere garanzie di democrazia e qui si pone e resta ineludibile, oggi più che mai, il discorso sulle istituzioni, sulle regole, sui canali di rappresentanza e di espressione della volontà popolare, delle idee e delle aspirazioni dei cittadini”. “In questo campo si sono prodotti vuoti e distorsioni di cui largamente si nutrono le posizioni di disincanto e sfiducia verso la costruzione europea”.

Dalla Germania arrivi un impulso alla crescita. E’ quanto si augura il presidente della Repubblica. Se è vero che siamo ‘tutti nella stessa barca’ e che anche l’economia europea più robusta e competitiva, quella tedesca, è esposta ai contraccolpi dell’onda recessiva che ha investito importanti Paesi europei come l’Italia, spiega Napolitano, “sarebbe lecito attendersi - lo dico senza voler semplificare i relativi problemi - un impulso espansivo da parte della Germania come contributo a una reale, e non solo proclamata, ripresa della crescita e dell’occupazione in Europa”.