Roma, 7 ottobre 2012 - Nichi Vendola, pronto per la sfida delle primarie al Pd, non risparmia critiche all'altro candidato Matteo Renzi. "Ho costruito il mio cammino con molti dei protagonisti dell’attuale Partito democratico", quello che "va rottamato è l’atteggiamento di subalternità con la cultura del liberismo - dice ai micorfoni di Sky Tg24 -. Renzi aderisce a modelli culturali che credo vadano rottamati".

All’Ilva di Taranto - rileva ancora il leader del Sel e presidente della regione Puglia - "abbiamo imposto le normative più avanzate di Europa. La magistratura ora chiede a tutte le industrie italiane di fare un salto qualitativo. Ci vorrebbe un Governo con una politica industriale non prona ai grandi gruppi". Sulle spese per la campagna delle primarie, Vendola chiarisce: per la manifestazione di lancio a Ercolano "abbiamo speso 8 mila euro. La mia campagna si avvicinerà al costo di zero euro. Non abbiamo l’appoggio degli investitori privati, ci reggiamo soltanto sul volontariato".

E sulla moralizzazione della politica a partire dalla riduzione degli emolumenti: "Quest’anno ho ridotto il mio stipendio di altri 50mila euro - dice Vendola -. Ci voleva un segno di assoluta sobrietà, perché chi fa politica deve sentire il dolore del paese. Non è un modo strumentale di affrontare la questione e mi pare di avere molti critici e pochi emulatori".

RENZI NON RACCOGLIE - Il sindaco di Firenze, però, non risponde al governatore pugliese. "Vedo che dopo la serenità di ieri qualche candidato alle primarie immagina di alimentare la polemica attaccando gli altri - scrive Renzi sul suo profilo Facebook -. In modo gratuito peraltro. Va bene così. Ognuno risponde per se stesso. Io non parlo male degli altri, noi vogliamo parlare bene dell’Italia. Per cui invito tutti i miei amici a non cadere nelle provocazioni. Siamo pronti a confrontarci sulle idee ovunque. Ma agli attacchi gratuiti rispondiamo con l’arma più bella, il sorriso". 

Quindi ai giornalisti che gli chiedevano un commento ha liquidato la questione con un "la prossima domanda?...". "Se perdo le primarie - ha ripetuto Renzi - non accetterò alcun premio di consolazione. Non andrò in Parlamento, non andrò al Governo: resterò sindaco e sarò lealmente e per tutta la campagna elettorale a disposizioni di chi ha vinto".

BERSANI - "Ringrazio molto Renzi che ha detto che si fida di me, ma anch’io mi fido di me". Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, scherza sullo sfidante alle primarie di coalizione del Pd, Matteo Renzi. Ospite della trasmissione 'Che tempo che fa' di Fabio Fazio, Bersani consiglia a Renzi che "se ci tiene un po’ si fidasse anche del partito e delle regole che ci siamo dati per le primarie". "Avrei gradito che Renzi ci fosse ieri. Questo non mi è piaciuto", ha continuato Bersani sull’assenza del sindaco di Firenze all’assemblea del Pd. "Non basta dire ‘mi fido di Bersani’ - ha continuato il segretario del Pd - bisogna anche fidarsi del collettivo se ci si tiene". Per Bersani con le primarie il Pd "sarà più grande e più forte. Se riusciremo a farle con semplicità e generosità non ci ammazza più nessuno". 

E ROSY BINDI - Ma a Matteo Renzi si rivolge anche Rosy Bindi, che lo invita a fidarsi di tutto il Pd e non solo del segretario Pier Luigi Bersani e lo bacchetta per la sua assenza all’assemblea nazionale del Pd. "Inviterei Renzi a fidarsi di tutto il partito - ha spiegato l'esponente del Partito democratico dagli studi televisivi di 'In mezz'ora' -. La sua assenza è stata giustamente notata come un atteggiamento di poca attenzione nei confronti di un corpo associativo che ha votato soprattutto per lui".

"Era stato invitato dalla presidenza anche perché fa parte a pieno titolo dell’assemblea come membro della direzione avrebbe e potuto osservare questa attenzione", ha aggiunto Bindi sottolinenando di non aver "mai sottovalutato Matteo Renzi" a cui riconosce " indubbie capacità". "Ma io sosterrò Bersani e lavorerò perché Renzi venga sconfitto", ha proseguito.

Rosy Bindi ironizza sul sindaco 'rottamatore': "Renzi un cavallo di Troia? Semmai un camper...". Ma, battute a parte, è piuttosto dura con il candidato alle primarie. "Non amo le dietrologie e non le faccio nemmeno su Renzi. Credo che stia portando una visione di politica, di partito e di democrazia che non piace alla maggioranza del Pd", ha proseguito.

Ma piace alla gente, le viene fatto notare sottolineando la grande presenza alle sue convention. "Non c’è dubbio, la sale - ammette - si riempiono" ma "Renzi non è una minoranza, rappresenta la maggioranza silenziosa e chiassosa di questo paese all’insegna del ‘tutti a casa, tutti uguali’. Affermarsi così senza dire niente sul futuro dell’Italia è una mossa elettorale molto furba che però non risolve i problemi dell’Italia".

E a proposito del rinnovamento invocato da Renzi, replica: "Ci mancherebbe altro che Bersani non rinnovasse il partito. Ma non lui, tutti noi ne abbiamo già dato prova con un rinnovamento generazionale della classe dirigente che nessun altro partito ha fatto. E comunque Fiorito dimostra come il problema non sia solo generazionale".

"E’ giustissimo dire che dopo tre mandati si va a casa - prosegue - ma questo è scritto anche nel nostro statuto, che però più saggiamente lega il concetto di rinnovamento a delle deroghe, perché non c’è rinnovamento politico che non parta dalle idee. Non bisogna usare l’accetta, ma scegliere bravi, onesti e confrontarsi sulle idee. Approvate le regole, cominciamo a parlare delle idee".

"Io sono perché il Pd esprima il suo segretario come candidato presidente del Consiglio - conclude Rosy Bindi -. Se ciò fosse impossibile, se la legge elettorale rendesse impossibile capire chi ha vinto, mi sono sentita sollevata dalla disponibilità espressa dagli Stati Uniti da Monti".