Roma, 7 dicembre 2012 - Il Pd in campo per far pagare l’Ici alla Chiesa cattolica. Con una mozione presentata dai deputati Stefano Esposito e Paola Concia e sottoscritta da altri 20 deputati del Pd, una folta rappresentanza del partito di Pier Luigi Bersani chiede ufficialmente che il patrimonio immobiliare della Chiesa Cattolica contribuisca al gettito della manovra economica in un momento in cui sono chiamati a farlo le famiglie italiane.
"L'IMU METTE IN DIFFICOLTA' UN TERZO DELLE FAMIGLIE" - Se la Chiesa, per ora, resta esente dalla scure dell'Ici, non si può dire altrettanto per le famiglie italiane. L’Imu, cioè la nuova Ici, "aggrava la condizione economica" delle famiglie a rischio povertà, cioè quelle non in grado di fronteggiare spese impreviste di 800 Euro, che sono il 33,6% del totale, cioè 8.455. Lo ha detto il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, durante l'audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.
LA MOZIONE PD - Il testo, nella parte dispositiva, impegna il governo “ad attivare le necessarie procedure per determinare il gettito che deriverebbe dalla tassazione del patrimonio immobiliare della Chiesa Cattolica, richiedendo il pagamento di una quota pari al 30 per cento del totale del gettito stimato”.
Questi i firmatari: Stefano Esposito, Paola Concia, Carlo Trappolino, Giuseppe Berretta, Massimo Fiorio, Teresa Bellanova, Daniele Marantelli, Giovanni Lolli, Oriano Giovanelli, Ileana Argentin, Giulio Calvisi, Ivano Miglioli, Paolo Fontanelli, Silvia Velo, Dorella Mattesini, Lucia Codurelli, Leonard Touadi’, Antonio Boccuzzi, Barbara Pollastrini, Cinzia Capano.
La mozione affronta il tema della tassazione del patrimonio immobiliare della Chiesa, precisando che “è arrivato il momento” e che il tema si può affrontare “senza riaprire una inutile e sterile polemica tra laici e cattolici, tenendo conto del recentissimo richiamo della Cei sulla necessitaàdi una maggiore equita’ della manovra proposta dal governo Monti”.
L'ITALIA DEI VALORI - "Perché rimettere l'Ici sulla prima casa anche per chi, dopo tanti sacrifici, ha solo quella? Non sarebbe più giusto invece far pagare le tasse alla Chiesa per gli immobili che adopera non a scopo di culto, ma per fini commerciali? L'Italia dei Valori presenterà un emendamento alla manovra per eliminare questa ingiustizia". Lo scrive sul suo profilo Facebook il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro.
FAMIGLIA CRISTIANA - "Volete un esempio di una campagna laicista col trucco contro il Vaticano basata sul nulla, cui abboccano decine di migliaia di sprovveduti ‘indignados’ de ‘noantri’? Andate su Facebook e cercate il sito ‘Vaticano paga tu la manovra fiscale’. Troverete migliaia di cliccatori furenti convinti che la colpa della manovra sia della Chiesa e del Vaticano, o quantomeno che la Santa Sede, navigando nell’oro, non faccia nulla per aiutare i contribuenti italiani”. ‘Famiglia cristiana’ prende posizione contro “la pretestuosa campagna laicista che sta sollevando un gran polverone al grido di ‘stop ai privilegi del Vaticano’”, in un editoriale pubblicato sul sito internet.
“Se si vuole un esempio di provocazione laicista all’insegno dell’oscurantismo e della ‘disinformatia’, allora si può prendere quella allestita contro l’esenzione dell’Ici, la tassa sugli immobili, da parte degli istituti ecclesiastici dediti alle attivita’ religiose, culturali e assistenziali- prosegue il settimanale- ‘l’hanno messa in piedi i soliti radicali, seguiti a ruota da qualche politico socialista e qualche agit-prop di Rifondazione comunista, ampiamente seguiti dalla stampa laica e di sinistra. C’e’ anche un manipolo di opinionisti satirici che di fronte alle iniquita’ della manovra anzichè dirigere la propria penna acuminata sugli evasori fiscali, preferiscono entrare a piedi uniti sulla Chiesa cattolica, in nome di presunti benefici e inesistenti privilegi da abolire”.
L’articolo spiega infatti che l’esenzione dell’Ici è “riservata solo per gli immobili nei quali gli enti commerciali (anche laici) svolgono alcune specifiche attività, come recita la legge 222/1985. Enti ‘destinati esclusivamente allo svolgimento di attivita’ assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative o sportive, nonche’ delle attivita’ di religione o di culto’”.
Insomma, “se una parrocchia, poniamo, possiede una pensione, una trattoria, un negozio o una libreria, paga l’Ici fino all’ultimo centesimo, anche se i suoi utili vengono reinvestiti a fin di bene. La pretestuosa campagna laicista che sta sollevando un gran polverone al grido di ‘stop ai privilegi del Vaticano’ sta quindi aggredendo quel poco di protezione sociale che e’ rimasta in piedi in Italia: ospedali, scuole per l’infanzia, oratori, doposcuola per i bambini indigenti, asili, mense dei poveri, centri di accoglienza, dispensari della Caritas, case famiglia, consultori, istituti per giovani madri. Complimenti, amici laicisti”. Dopo i tagli al welfare pubblico della famiglia “si cerca di compromettere anche l’ultima rete di protezione sociale rimasta, quella di cui si fa carico la Chiesa. Una logica cosi’ spietata o cosi’ ‘tafazzista’ che un laico serio non potrebbe mai concepire”.
“Tafazzi- ricorda il settimanale- era quello splendido personaggio in calzamaglia del repertorio di Aldo Giovanni e Giacomo che si martellava in quel posto con una bottiglia. Splendido simbolo del carattere autolesionista degli italiani. “Meditate, amici laicisti e un po’ tafazzisti, meditate. Prendetevela con la chiesa adorante dei ‘fedeli del nero’, del mancato scontrino e della fattura che non c’e’, che la Chiesa ha sempre denunciato (perche’ il cristiano e’ anche un contribuente galantuomo che da’ a Cesare quel che e’ di Cesare). Non guardate il dito che indica la luna. Guardate la luna”, conclude
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