Roma, 2 agosto 2011 - La commissione Affari Costituzionale della Camera ha dato il via libera alla legge sul divieto di burqa e niqab. Il provvedimento sarà esaminato a settembre dall’aula di Montecitorio. Il testo è stato approvato con i voti favorevoli dei gruppi di maggioranza e l’astensione di Fli, Ucd e Idv. Contrario il Pd.

 

Il provvedimento vieta il travisamento del volto in luoghi pubblici con burqa e niqab, ma anche con caschi, o altri indumenti di "origine etnica", e prevede sanzioni pecuniarie per chi contravviene il divieto. Molto più severe le sanzioni per coloro che obbligano terzi ad indossare questi indumenti: pene pecuniarie fino 30.000 euro e reclusione fino a 12 mesi.

 

"Oggi la prima commissione Affari Costituzionali della Camera, dopo aver valutato gli emendamenti, ha approvato il testo della proposta di legge sul divieto di burqa e niqab, che andrà a settembre in aula, per dare la sferzata decisiva a un provvedimento di libertà e civiltà", afferma la parlamentare del Pdl, Souad Sbai, in una nota diffusa alla stampa.

 

"In Francia, Belgio e nel musulmano Azerbaijan questa legge è già realtà - spiega la deputata - senza che nessuna donna araba musulmana abbia nemmeno pensato di protestare, per quanto la si attendeva. Invece qui qualcuno aveva pensato di intimorirci con lettere ambigue o con dichiarazioni falsamente libertarie".

 

Anche il ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, commenta il primo via libera: "Il velo integrale non è mai una libera scelta delle donne, ma un segno di oppressione culturale o fisica: vietarlo nei luoghi pubblici vuol dire restituire la libertà alle donne immigrate, aiutarle ad uscire dai ghetti culturali nei quali tentano di rinchiuderle e, quindi, lavorare per la loro integrazione".

 

"In Italia - aggiunge - non esiste, come in altri Paesi, un’emergenza-burqa: i casi di donne costrette ad indossarlo restano per fortuna isolati, ma non per questo sono meno gravi. E’ giusto che anche qui, come in molta parte d’Europa, si cominci a discutere del modello di integrazione che vogliamo promuovere, un modello che, come Ministro per le Pari Opportunità, penso non possa prescindere dal rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo e, quindi, delle donne", conclude Carfagna.