Roma, 29 luglio 2011 - Sì del Senato alla fiducia sul cosiddetto ‘processo lungo’. I sì sono stati 160, i no 139. Hanno votato contro Pd, Idv, Udc, Mpa, Api e Fli. A favore, Pdl, Lega e Coesione Nazionale. Il ddl adesso passa all’esame della Camera per l’approvazione definitiva. 

 

LA PROTESTA IDV - Protesta dell’Idv nell’aula del: i senatori dipietristi hanno esibito alcuni cartelli con scritto ‘Ladri di giustizia’ mentre Maurizio Gasparri (Pdl) interveniva in dichiarazione di voto sulla fiducia sul ddl. Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha cercato di ripristinare l’ordine e ha detto ai senatori dell’Idv che terrà conto dell’accaduto.

 

IL NEO MINISTRO - "Il processo lungo appena passato al Senato? Si dicono tante inesattezze". E’ quanto afferma il neoministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma, in una video intervista pubblicata sul sito ilfattoquotidiano.it. "Sul processo lungo - dice - c’è stata tanta discussione mediatica e tante inesattezze, ma non avrà nessun effetto deflagrante".

 

FAMIGLIA CRISTIANA - "Processo lungo, la mafia ringrazia". E’ il titolo di un editoriale, pubblicato online da Famiglia Cristiana a firma del magistrato Adriano Sansa, in cui si sostiene che la norma che ha avuto la fiducia del Senato "farà danni agli onesti e un favore alla mafia".

 

"Oggi il giudice, che è organo imparziale, può escludere - è scritto - le prove manifestamente superflue o irrilevanti. Con la legge sul ‘processo lungo’ non potrà più; solo quelle manifestamente non pertinenti potranno essere escluse. E siccome sono pertinenti a quella vicenda tutte le deposizioni degli spettatori, tutti dovranno essere sentiti. Mesi di udienze per un furterello".

 

"A chi giova? A chi - ha affermato Sansa - vuole tirare in lungo il processo: finalmente la verità. Il processo breve era una menzogna, perché significa la morte anticipata della procedura. Qui almeno si dice chiaramente l’obiettivo". "Su tutto questo, che varrà per decine di migliaia di processi, rallentandoli e vanificandoli, il governo mette la fiducia. Mentre i titoli di Stato italiani - si sottolinea - vacillano, mentre la corruzione distrugge la credibilità delle istituzioni all’interno e all’estero".

 

LE NUOVE NORME - Il testo, che ha avuto la fiducia del Senato con il no delle opposizioni, modifica alcuni articoli del codice di procedura penale (articoli 190, 238 bis, 438, 442 e 495) in materia di giudizio abbreviato e di delitti punibili con la pena dell’ergastolo.

 

La norma al centro della polemica politica è quella che ha fatto ribattezzare alle opposizioni il ddl ‘processo lungo’: prevede la possibilità per la difesa di presentare lunghe liste di testimoni e di non considerare piu’ come prova definitiva in un processo la sentenza passata in giudicato di un altro procedimento. Anche se, quest’ultima norma, non vale ad esempio per i processi di mafia e terrorismo.

 

Per i condannati all’ergastolo per reati di strage e per sequestro di persona, qualora vi sia stata la morte del sequestrato, la legge prevede una stretta dei benefici di cui i condannati potranno usufruire solo dopo aver scontato 26 anni di carcere.

 

Rimane poi la misura presente già nel testo approvato alla Camera che dà il nome alla legge sull’inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell’ergastolo: in pratica per chi è condannato al carcere a vita non ci sarà più la possibilità, avvalendosi del giudizio abbreviato, di avere la sostituzione dell’ergastolo con la condanna a 30 anni di carcere.

 

Le norme contenute nella legge si applicano ai processi in corso, tranne quelli già chiusi in primo grado. La legge, dopo il si’ del Senato di domani, dovrà essere approvata alla Camera per il via libera definitivo. Ed entrerà in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

 

ANM, APPELLO AL MINISTRO - L’atteggiamento del nuovo ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma, sul cosiddetto processo lungo sara’ il ‘’banco di prova della sua volontà di avere un approccio coerente in favore dell’efficienza della giustizia’’, dice il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara al Corsera. Il guardasigilli, dice Palamara, "è un tecnico in grado di capire la fondatezza delle nostre osservazioni critiche’’ in base alle quali ‘’con questo provvedimento si avrebbero effetti devastanti sui procedimenti penali’’. Dunque un intervento, sottolinea Palamara, ‘’sarebbe molto importante’’.

 

I magistrati, aggiunge il presidente dell’Anm, ‘’vivono quotidianamente i problemi di un processo penale divenuto un colabrodo, una farsa, e allora abbiamo il dovere di segnalare le disfunzioni e i pericoli derivanti da ulteriori interventi distorsivi. Poi il Parlamento farà ciò che crede e noi applicheremo le decisioni’’.

 

Nessun imbarazzo, poi, per i rapporti personali con il nuovo ministro, che di Palamara è stato testimone di nozze. L’Anm continuerà con il suo ‘’approccio istituzionale rispetto alle questioni sul tappeto, che si è sempre espresso in maniera pubblica e trasparente. Con chiarezza e senza fare sconti a nessuno’’. Rispetto a questa posizione, conclude Palamara, ‘’le relazioni private e le amicizie piu’ prossime o lontane nel tempo, sono questioni del tutto indifferenti’’.

 

COLPO DI SCENA, TUTTO DA RIFARE -  A guastare la festa di Berlusconi e della maggioranza è arrivata la scoperta che, nel provvedimento approvato stamane dal Senato, c'è un errore marchiano. Scrive ilfattoquotidiano.it: "Nella fretta spasmodica di mettersi in tasca il risultato, sbagliano clamorosamente a riscrivere l’emendamento cuore dell’articolato (Mugnai) commettendo marchiani errori di diritto che costringeranno poi la maggioranza, una volta alla Camera, a rimetterci le mani. E, a ricominciare tutto daccapo.

 

Insomma, un papocchio giuridico, una svista che si tramuta in un mostro giuridico e inficia tutta la legge. Il relatore del processo lungo, Roberto Centaro del Pdl, ha provato fino all’ultimo a convincere le opposizioni a far finta di nulla, consentendogli di mettere mano all’errore, ma il no è stato netto, anche perché il regolamento non lo consente e i funzionari di Palazzo Madama si sono opposti con vigore. Morale; una fiducia sprecata e un buco nell’acqua per il Cavaliere che non potrà vedersi approvata la sua legge entro ottobre, come avrebbe voluto, in modo da mandare a gambe per aria i processi Mills, Mediaset e Mediatrade.