Bruxelles, 21 febbraio 2011 -  Dura giornata, oggi a Bruxelles, per il ministro degli esteri Franco Frattini: una giornata cominciata con dichiarazioni che esprimevano i ‘distinguo’ italiani, rispetto al resto dell’Ue, sulla Libia, e in particolare sulla violenta repressione dei manifestanti da parte del regime di Tripoli, e finita con l’appoggio pieno alle conclusioni del Consigli Esteri, molto chiare sulla condanna della violenza del regime. Una linea poi espressa quasi negli stessi termini, in serata da Roma, anche dal premier Silvio Berlusconi.

Frattini aveva il non facile compito di mantenere, per quanto possibile, la tradizionale posizione italiana di amicizia con un regime ormai vicino al crollo, ma capace di colpi di coda imprevedibili, e soprattutto pronto al ricatto sul ‘rilascio’ dei migranti illegali, a cui finora si era impedito di lasciare le coste in virtù proprio della relazione privilegiata con l’Italia. Così, arrivando al Consiglio Ue stamattina, il titolare della Farnesina è sembrato preoccupato di accreditare la volontà riformatrice del figlio di Gheddafi, Seif al-Islam, che ieri sera aveva fatto un discorso in Tv in cui allo stesso tempo blandiva e minacciava i manifestanti.

Le frasi di Frattini sulla necessità di “non interferire” nel processo di transizione, sul pericolo che a Bengasi e in tutta la Cirenaica si crei un “emirato islamista”, la condanna della violenza rivolta a entrambe le parti, senza sottolineare le responsabilità di chi impedisce le manifestazione e tenta di fermarle sparando alla gente, rischiavano di mettere il ministro italiano in una posizione chiaramente ‘fuori linea’ rispetto al resto dell’Ue, scandalizzata dalla brutale repressione del clan al potere a Tripoli.
Alla fine della giornata, tuttavia, Frattini poteva non solo affermare di non essere “isolato” fra i Ventisette, ma rivendicare come posizioni dell’Italia le conclusioni del Consiglio Ue.
 

LA RUSSA:MOBILITATA NAVE ITALIANA - La nave Elettra della Marina militare italiana è stata mobilitata in relazione alla crisi in corso in Libia. Lo ha confermato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, oggi in visita ufficiale ad Abu Dhabi, senza aggiungere ulteriori precisazioni. Secondo quanto riferito da fonti qualificate, la nave - attualmente attraccata al porto di La Spezia - si recherebbe in acque internazionali, di fronte alle coste libiche.
Nave Elettra è una nave polivalente, dotata di apparecchiature radar, capace di procedere a una guerra elettronica, con strumenti di ascolto e raccolta informazioni. A bordo, secondo quanto si è appreso, potrebbero esserci anche alcune unità delle forze speciali italiane.

"C’è una forte preoccupazione” italiana per quanto sta avvenendo in Libia, continua La Russa,  precisando che in caso di necessità le forze armate italiane sono pronte a mettere a disposizione uomini e mezzi per evacuare i nostri connazionali. “Chi critica il fatto che il governo italiano sia molto prudente sulla situazione in Libia, si dimentica che l’Italia è a un tiro di schioppo”, ha commentato il ministro. “Credo sia doveroso avere riguardo per i diritti umani, cosa essenziale, ma anche per gli interessi italiani che sono in gioco”.


BERLUSCONI PREOCCUPATO - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi “segue con estrema attenzione e preoccupazione l’evolversi della situazione in Libia e si tiene in stretto contatto con tutti i principali partner nazionali e internazionali per fronteggiare qualsiasi emergenza”. E’ quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi.
Berlusconi è “allarmato per l’aggravarsi degli scontri e per l’uso inaccettabile della violenza sulla popolazione civile. L’Unione Europea e la Comunità internazionale dovranno compiere ogni sforzo - aggiunge il premier - per impedire che la crisi libica degeneri in una guerra civile dalle conseguenze difficilmente prevedibili, e favorire invece una soluzione pacifica che tuteli la sicurezza dei cittadini così come l’integrità e stabilità del Paese e dell’intera regione”.
 

CASINI: IL GOVERNO HA CAMBIATO - “Mi sembra” che la posizione del governo italiano “sia cambiata. E io che sono un patriota dico per fortuna perche’ non condannare le violenze contro giovani che stanno in piazza a Tripoli e a Bengasi sarebbe stata’ pura irresponsabilità", dice il leader Udc, Pier Ferdinando Casini, intervistato dal Tg3, che aggiunge: “Non disturbare il colonnello Gheddafi oggi sarebbe stato un atto di vilta’ e di complicita’. Sono lieto che ci sia stato questo tardivo ma comunque positivo allineamento alle posizioni europee”.

D'ALEMA: DIALOGARE COI MANIFESTANTI - "Innanzitutto bisogna intervenire perchè cessi la repressione, si apra il dialogo con i manifestanti e si raccolga la domanda di democrazia - ha detto a Bari l’ex ministro degli Esteri e presidente del Copasir, Massimo D’Alema - La violenza esercitata contro le persone che manifestano ha assunto forme tali da essere inaccettabili dal punto di vista della comunità civile dell’Italia, dell’Europa, del Mondo. Siamo di fronte ad un grande cambiamento - ha detto ancora - e dobbiamo insistere con la Libia, con il governo libico, proprio perchè l’Italia ha un rapporto particolare con questo Paese, perchè immediatamente ci sia una svolta nel senso della cessazione della repressione e dell’avvio di una transizione democratica".

BINDI: GOVERNO ATTENDISTA - "La situazione della Libia è molto preoccupante per l’Italia e per l’Europa. E confesso che l’attendismo del governo italiano mi ha meravigliato", ha detto il presidente dell’assemblea del Pd, Rosy Bindi. "Ho sentito dire - ha aggiunto Bindi - dal ministro Frattini che la democrazia non si esporta. Questi cambiano idea a seconda del momento. In Iraq invece l’hanno esportata con le armi e con le bombe. In Libia, dove andava accompagnato un processo di democratizzazione - ha sottolineato Bindi - dati gli imbarazzanti rapporti con Gheddafi, l’Italia ha pensato di assistere al massacro".

E intanto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ha telefonato al ministro degli Esteri, Franco Frattini, per avere informazioni sulla situazione in Libia. Bersani ha chiesto a Frattini che il governo italiano sia la punta di diamante in Europa per una iniziativa che favorisca la soluzione della crisi e, soprattutto, garantisca la fine delle violenze. Il ministro degli Esteri ha riferito a Bersani sulla situazione e si è detto assolutamente disponibile a riferirne alle Camere al più presto.