New York, 29 novembre 2010 - La pubblicazione dei file del Dipartimento di Stato sono ‘’’solo l’inizio’’: l’obiettivo di Julian Assange, scrive la rivista Forbes in una ‘’rara intervista’’, e’ il ‘’grande business’’.

"All’inizio del prossimo anno - dice Julian Assange nell’intervista a Forbes - una grande banca americana si ritrovera’ ‘turned inside out’ (rovesciata). Decine di migliaia dei suoi documenti verranno pubblicati su Wikileaks, al di la’ delle richieste dei manager o altri avvertimenti”.


La pubblicazione, scrive Forbes
, “mettera’ a nudo i segreti della finanza” sul web, a vantaggio di ogni “cliente, concorrente, o legislatore”. L’intervista, di circa due ore, e’ stata realizzata l’undici novembre scorso a Londra.
“E’ una grande banca americana?’’, gli viene chiesto. ‘’Si’’’, risponde Assange. ‘’Non vi diro’ di piu’. Esporra’ i livelli esecutivi in un modo che stimolera’ indagini e riforme. Presumo”.

 

FRATTINI: TERRORISMO MEDIATICO

Il ministro degli Esteri Franco Frattini è intervenuto sulla vicenda con una dichiarazione decisamente pesante: ''Vogliono sovvertire il mondo politico, questo è terrorismo mediatico''.

Nessuna inchiesta è stata aperta al momento dalla Procura di Roma in merito ai documenti riguardanti l'Italia diffusi da Wikileaks, che si riferiscono a comunicazioni tra il dipartimento di Stato degli Usa con le ambasciate americane di tutto il mondo. La Procura di Roma - si precisa a Piazzale Clodio - aprirà un fascicolo solo se venisse diffuso un documento dello Stato italiano classificato come segreto o riservato.

 

SUL SITO WIKILEAKS - Intanto sono online i primi 226 ‘cables’ diplomatici sottratti dalla rete del dipartimento di Stato americano. I nomi delle fonti dei diplomatici, giornalisti, esponenti di governo o delle opposizioni, di cui nei ‘cables’ si raccomanda la protezione («please protect» o «strictly protect»), sono stati in larga misura secretati dagli operatori del sito fondato da Julian Assange.


In arrivo vi sono 251.287 altri documenti, la maggior parte dei quali risalenti agli ultimi tre anni, fino allo scorso febbraio, i resoconti inviati a Washington da 274 sedi diplomatiche nel mondo.

Quello che non è chiaro sono i tempi in cui questa mole enorme di documenti verrà messa online direttamente da Wikileaks: il sito avvisa che "saranno resi pubblici gradualmente nel prossimi mesi. Gli argomenti trattati in questi documenti sono di tale rilevanza e con una diffusione territoriale così ampia, che una diversa modalità (di pubblicazione, ndr), non renderebbe giustizia a questo materiale".

Oltre alle opinioni degli inviati americani sui diversi leader mondiali, sono state anticipate a un gruppo ristretto di giornali (il Guardian, le Monde, el Pais, der Spiege, il New York Times, ma attraverso il Guardian, sostiene il sito Politico) notizie relative a questioni aperte con paesi come il Pakistan, la Corea, l’Afghanistan, la chiusura del carcere di Guantanamo, l’offensiva informatica cinese, la vendita di armi di Hezbollah, i problemi con i paesi europei sulla questione della difesa dei diritti umani, lo Yemen, il Daghestan.


Nessuno dei documenti è classificato come «top secret», undicimila circa sono «segreti», 9mila «noform», un modo per indicare materiale troppo delicato per essere condiviso con qualsiasi governo straniero, 4mila indicati sia come segreti che come noform. Fino a ora, il dipartimento di stato, aveva declassificato i suoi cables solo fino al 1972.