Città del Vaticano, 26 ottobre 2010 - Il Vangelo presenta la fraternità umana come "un legame profondo con l'altro, differente da me, basato sul semplice fatto di essere uomini. Assunta e vissuta responsabilmente, essa alimenta una vita di comunione e condivisione con tutti, in particolare con i migranti; sostiene la donazione di sè agli altri, al loro bene, al bene di tutti, nella comunità politica locale, nazionale e mondiale". Lo afferma il Papa nel Messaggio per la Giornata Mondiale delle Migrazioni, pubblicato oggi.

"Il bene comune universale - ricorda Benedetto XVI citando Giovanni Paolo II - abbraccia l'intera famiglia dei popoli, al di sopra di ogni egoismo nazionalista. È in questo contesto che va considerato il diritto ad emigrare. La Chiesa - chiarisce il Pontefice - lo riconosce ad ogni uomo, nel duplice aspetto di possibilità di uscire dal proprio Paese e possibilità di entrare in un altro alla ricerca di migliori condizioni di vita".

FLUSSI MIGRATORI - Davanti alle dimensioni impressionanti del fenomeno migratorio, "gli Stati hanno il diritto di regolare i flussi migratori e di difendere le proprie frontiere - afferma il Pontefice- , sempre assicurando il rispetto dovuto alla dignità di ciascuna persona umana". Per il Papa, "gli immigrati, inoltre, hanno il dovere di integrarsi nel Paese di accoglienza, rispettandone le leggi e l'identità nazionale".
 

"Si tratterà allora - scrive Benedetto XVI citando Giovanni Paolo II - di coniugare l'accoglienza che si deve a tutti gli esseri umani, specie se indigenti, con la valutazione delle condizioni indispensabili per una vita dignitosa e pacifica per gli abitanti originari e per quelli sopraggiunti". In questo contesto, ricorda il Messaggio, "la presenza della Chiesa, quale popolo di Dio in cammino nella storia in mezzo a tutti gli altri popoli, è fonte di fiducia e di speranza".

 

ACCOGLIERE I RIFUGIATI - "Accogliere i rifugiati e dare loro ospitalità è per tutti un doveroso gesto di umana solidarietà, affinché essi non si sentano isolati a causa dell'intolleranza e del disinteresse". Lo scrive Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata Mondiale dei migranti. "Ciò significa - spiega il Papa - che quanti sono forzati a lasciare le loro case o la loro terra saranno aiutati a trovare un luogo dove vivere in pace e sicurezza, dove lavorare e assumere i diritti e doveri esistenti nel Paese che li accoglie, contribuendo al bene comune, senza dimenticare la dimensione religiosa della vita". Secondo Ratzinger, "nel caso dei migranti forzati la solidarietà si alimenta alla 'riserva' di amore che nasce dal considerarci una sola famiglia umana e, per i fedeli cattolici, membri del Corpo Mistico di Cristo: ci troviamo infatti a dipendere gli uni dagli altri, tutti responsabili dei fratelli e delle sorelle in umanità e, per chi crede, nella fede".