{{IMG_SX}}Roma, 20 giugno 2008 - Nel primo sabato afoso dell'estate, nella piana assolata della Nuova Fiera di Roma, il Pd torna ad essere partito 'di piazzà. Walter Veltroni rompe il segno che fin qui aveva guidato la sua gestione del partito e sale sul ring, delinea il profilo di un'opposizione civile ma intransigente, inizia la sua relazione con un duro attacco verso il Cavaliere e annuncia una manifestazione in autunno contro le politiche economiche del governo.


Lo spiega così il nuovo corso del Pd, Veltroni, all'indomani della rottura del dialogo con il Cavaliere. Lo spiega alla sala non troppo affollata della Fiera (non sono venuti tutti i 2800 delegati dell'assemblea). Lo spiega ai 'big' del partito a cui manda un avvertimento chiaro: no alla proliferazione delle correnti personali.
Quindi, l'omaggio a Romano Prodi a cui Veltroni rinnova l'invito a restare chiamando la standig ovation dell'assemblea. E ancora il richiamo all'Ulivo.

"Il Pd è l'Ulivo del '96 diventato finalmente partito". La discontinuità che il segretario rivendica è quella con l'Unione, con la rissosità di quella coalizione che ha minato i buoni risultati del governo Prodi. E, sul piano delle alleanze, nel rivolgersi sia al centro di Pier Ferdinando Casini che alla Sinistra, a quest'ultima Veltroni dice di guardare con attenzione purchè metta da parte la formula del 'partito di lotta e di governo.


"Quando si sta al governo -taglia corto- si governa". Veltroni quindi ribadisce la linea tenuta fin qui, compreso il fatto di andare 'liberì senza l'alleanza con la sinistra, è stata "la linea giusta, ma essa ha bisogno di ulteriori innovazioni".


 

FINE DEL DIALOGO

"La lettera che il presidente del Consiglio ha inviato lunedì scorso al presidente del Senato è uno spartiacque che rischia di segnare negativamente l'intera legislatura. Così Veltroni inizia il suo intervento all'assemblea del Pd e spiega che, quanto accaduto sulla sicurezza con l'introduzione degli emendamenti 'salva premier' rappresenta un colpo "al ruolo di garanzia del capo dello Stato, strappa la delicatissima tela del dialogo istituzionale con l'opposizione". Il leader del Pd incalza. "L'occasione è perduta, forse definitivamente".

 

 

MANIFESTAZIONE IN AUTUNNO

"Non ci siamo, onorevole Berlusconi. Oggi siamo noi a dirlo, in autunno sarà una larga parte degli italiani che noi chiameremo a raccolta per un'azione di protesta e di proposta in tutto il Paese e culminerà con una grande manifestazione nazionale». Così Veltroni annuncia il ritorno in piazza del Pd con una iniziativa contro le politiche economiche del governo che ora «è in piena fisiologica luna di miele ma in una democrazia matura la prova dei fatti arriverà più presto del previsto, basta vedere cosa è successo a Sarkozy in Francia".

Prova dei fatti che per il governo Berlusconi "arriverà in autunno, sui temi economici sui quali già noi esprimiamo un giudizio severo per l'assenza nella manovra di un intervento sulla questione salariale e sugli interventi per la riduzione della spesa pubblica".


 

NO LEGGI AD PERSONAM

"La nostra è già e sarà sempre di più un'opposizione intransigente: contro il ritorno di una stagione di conflitti istituzionali, di leggi ad personam e di confusione tra interessi privati e la cosa pubblica". Il segretario delinea così all'assemblea il cambio di passo nella linea d'opposizione del Pd.


 

NO ILLUSIONE 'SPALLATA', MA...

Sarebbe un errore se noi facessimo nostra la categoria della 'spallatà: l'illusione che ci si possa liberare rapidamente di un governo che gode di una larga base parlamentare oltre che, almeno al momento, di un largo consenso nella società", osserva Veltroni ma aggiunge che, se il governo continuerà come in questo primo mese e mezzo, il traguardo potrebbe essere vicino: "'Ci aspetta un lavoro di lungo respiro davanti a noi non c'è una pista dei 100 metri e il nostro problema non è dimostrare straordinarie capacità di scatto; davanti a noi c'è una gara di fondo e quel che dobbiamo avere è lucidità e polmoni grandi, anche perchè se continueranno a governare come hanno cominciato a fare, tra Alitalia, decreto su Rete 4, uscite della Lega sull'Europa, intercettazioni e lodo Schifani, potremmo ritrovarci il traguardo più vicino di quanto non ci aspettiamo".
 

 

APPELLO A PRODI

L'omaggio a Romano Prodi è breve ma intenso. Veltroni, dopo aver letto una lettera che gli è indirizzata dal Professore, il segretario rinnova l'appello perchè resti presidente dell'assemblea del Pd. "Proprio perchè è dalla straordinaria esperienza dell'Ulivo che il Pd deriva la sua radice più profonda e più importante, torno a chiedere a Romano Prodi, davanti a insieme a tutti voi, di restare".


 

NO A CORRENTI PERSONALI

Veltroni nel dire che il Pd non sarà un partito "liquido" ma strutturato sul territorio e a base federale, mette in chiaro che si avverrà dell'apporto delle tante associazioni e fondazioni, come 'Italianieuropeì di Massimo D'Alema, ma si batterà contro le correnti: "Quel che non può accadere è che proliferino le correnti personali".


 

SU ALLEANZE, SI GUARDA A UDC E SINISTRA

 Veltroni ribadisce che anche sulle alleanze indietro non si torna. Il segretario dice sì a una politica delle alleanze che siano solide «sia perchè si basano sul programma di governo sia perchè garanzia per realizzare il programma viene solo dalla presenza di una grande forza riformatrice che sia il baricentro dell'alleanza". Si guarda, quindi, con interesse, aggiunge Veltroni, "sia a ciò che avviene alla nostra sinistra, che deve però lasciarsi alle spalle l'idea di poter essere un partito di lotta e di governo" così come al dialogo Udc e i Socialisti.


 

IN UE ANDARE OLTRE PSE

Veltroni accenna anche alla questione della collocazione europea del Pd e spiega che l'obiettivo è quello di creare un grande campo dei riformisti, dei democratici, dei progressisti "un nuovo gruppo aperto a forze che non facciano parte del Pse".
 

 

D'ALEMA CONTRO IL CAVALIERE

"Noi facciamo una opposizione coerente con i nostri valori. E' Berlusconi, non noi, che vuole tornare indietro. A una concezione dell'uso del potere inconcepibile con i valori della democrazia". Massimo D'Alema, a margine dell'Assemblea costituente del Pd, attacca il presidente del Consiglio per i provvedimenti ad personam.


"Ci sono aspetti molto gravi - sottolinea l'ex ministro degli Esteri - come il ritorno delle ostilità verso i magistrati e l'introduzione di norme dettati da interessi personali. Quanto ai provvedimenti più delicati, come quelli economici, sembrano discutibili nel complesso ma vanno esaminati in modo dettagliato".
 

 

 

ROSY BINDI: NIENTE MOZIONE

Intanto Rosy Bindi  fa sapere, tramite una delegata, che "è orientata a non presentare la mozione". Una decisione presa dopo la lettera di ieri di Romano Prodi che ha convinto la Bindi a non andare fino in fondo. "Ci aspettiamo che Veltroni recepisca la nostra richiesta -spiega la bindiana Miotto- di respingere le dimissioni di Prodi da presidente nel suo intervento e auspichiamo che si apra un dibattito sul significato di queste dimissioni nel profilo ulivista del partito".
 

 

PRODI: NON LASCIO LA POLITICA

Le dimissioni di Romano Prodi da presidente dell'assemblea del partito "non intendevano e non intendono in alcun modo esprimere l'intenzione di separare il mio destino da quello che non è il mio ex partito bensì quello che considero ancora il mio partito di appartenenza ma solo segnalare una ridefinizione delle mie responsabilità in una fase diversa della mia vita". Lo scrive l'ex presidente del Consiglio in una lettera al direttore della Stampa Marcello Sorgi in risposta all'articolo intitolato "L'esilio di Romano. Un macigno sull'assemblea del Pd".


Le dimissioni, sottolinea Prodi, "trasmesse
al segretario del partito ben prima del 13 aprile" erano state comunicate "dopo le elezioni per evitare che il gesto potesse in qualsiasi modo danneggiare la campagna del Pd e nuocere al suo risultato elettorale".