{{IMG_SX}}Roma, 12 giugno 2008 - L'Italia, assieme alla Germania, rischia di assistere quest'anno ad un "significativo peggioramento" del deficit di bilancio, che potrebbe lievitare di 0,4 punti rispetto al Pil, a causa della crescita lenta che mette a rischio il gettito fiscale. Lo rileva la Banca centrale europea, citando nel suo ultimo bollettino mensile le previsioni della Commissione Ue.

 

Ogni tre mesi l'istituzione monetaria pubblica un esame sulla situazione della finanza pubblica nell'area dell'euro, e ancora una volta questa analisi è occasione per rilanciare le esortazioni ai governi ad una "maggiore ambizione" sulle politiche di risanamento dei conti. La Bce mette in guardia dal peggioramento del contesto economico, che rischia di far venir meno le entrate fiscali supplementari osservate nell'ultimo biennio.

 

Ma le esortazioni sui conti pubblici vedono il bel Paese in buona compagnia: dei 15 stati che aderiscono alla valuta unica, e che lo scorso anno avevano concordato un programma di progressivo riequilibrio dei conti pubblici sul medio termine, sul 2007 otto risultavano non in linea con gli impegni presi - Belgio, Germania, Grecia, Francia, Italia, Malta, Austria e Portogallo - e per il 2008 saliranno a dieci: "è previsto che Irlandia e Slovenia disattendano gli impegni di medio termine".

 

Nel 2008 e nel 2009 la crescita delle entrate totali dovrebbe ritornare su livelli inferiori - avverte la Bce - per effetto della moderazione della crescita de Pil e del venir meno di entrate straordinario". La Bce chiede quindi politiche di risanamento "molto più ambiziose", ricorda che tutti con il bilancio in disavanzo si sono impegnati a tagliarlo di almeno l'equivalente di mezzo punto di Pil l'ano, e di pareggialto al più tardi entro il 2010.
 
 

AREA EURO A RISCHIO INFLAZIONE

I rischi inflazionistici nell'area dell'euro stanno peggiorando e la Banca centrale europea si trova "in uno stato di maggiore allerta", pronta ad intervenire "con tempestività e fermezza" per assicurare stabilità dei prezzi sul medio termine, come previsto dal suo mandato istituzionale. La scorsa settimana, a conclusione della riunione mensile del Consiglio direttivo, che ha deciso di lasciare invariati al 4% i tassi di interesse, il presidente Jean-Claude Trichet aveva esplicitamente avvertito di un possibile "moderato" rialzo dei tassi a luglio.

 

Il bollettino mensile pubblicato oggi riprende, come di consueto, le valutazioni sulla situazione che i banchieri centrali Ue hanno fornito al termine dell'ultima riunione. A cominciare da quelle sull'inflazione che "è aumentata in misura significativa dallo scorso autunno" e tra caro petrolio e alimentari "dovrebbe rimanere su livelli elevati più a lungo di quanto si ritenesse i precedenza".

 

Nel frattempo, sebbene riconosca che per la crescita economica prevalgono i rischi di rallentamento, la Bce osserva che l'area dell'euro resta "caratterizzata da variabili fondamentali solide e non presenta squilibri di rilievo". "Il consiglio direttivo ha preso atto dell'ulteriore incremento dei rischi per la stabilità dei prezzi", recita ancora il bollettino.

 

Dopo un anno di tassi fermi, l'ultima variazione risale al giugno del 2007, si profila quindi un possibile incremento al 4,25% dal mese prossimo. Ma l'annuncio di Trichet della scorsa settimana ha parzialmente colto di sorpresa i mercati, tanto da provocare brusche variazioni sui cambi, con un apprezzamento dell'euro, e sui titoli a reddito fisso. Successivamente sia lo stesso Trichet, sia altri esponenti della Bce - ieri da ultimo Juergen Starck, che siede nel Comitato esecutivo - hanno chiarito che questo possibile aumento non prelude per forza l'avvio di una vera e propria manovra restrittiva, e di una serie di rialzi dei tassi.