{{IMG_SX}}Roma, 8 giugno 2008 - Non c'è alcuna intenzione di impedire le indagini ai magistrati. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, replica così alle accuse giunte dall'opposizione e, in particolare, dal leader del Pd, Walter Veltroni, in merito al provvedimento annunciato sul giro di vite alle intercettazioni.

 

"Nessuno vuole comprimere le indagini, o togliere ai magistrati il potere di indagare", assicura Alfano ai microfoni del Tg4 aggiungendo che il governo ha solo intenzione di "razionalizzare il sistema e contenere le spese".

 

Il Guardasigilli ha comunque voluto ricordare che "vi è una invasività nella vita dei cittadini, a causa delle intercettazioni, giunta a livelli intollerabili". A questo proposito il ministro ha fatto presente che tra il 2003 e il 2006 "abbiamo assistito a una crescita di oltre il 50% dei 'bersagli', ossia dei soggetti intercettati" con il conseguente incremento dei costi che, per le intercettazioni, quotano "per oltre un terzo" sul bilancio della giustizia.

 

Ed è per questo, ha insistito, che "vi è una necessità di razionalizzare il sistema per evitare che si spendano risorse e che siano coinvolte persone estranee all'inchiesta". Sull'uso improprio delle intercettazioni e, soprattutto, sulla loro pubblicazione, Alfano ha concentrato la sua attenzione spiegando di non vedere "la casistica giudiziaria piena di condanne per fughe di notizie" mentre invece ci sono "molti casi di persone sbattute in prima pagina e poi assolte". Anche l'Anm, ha concluso Alfano, "riconosce che il problema esiste e che va affrontato: il sistema di sanzioni che c'è ora fa acqua da tutte le parti".