{{IMG_SX}}Milano, 7 giugno 2008 - Sul pacchetto sicurezza "indietro non si torna", anche se "accoglieremo le proposte che migliorano i provvedimenti". Lo ha dichiarato il ministro degli Interni Roberto Maroni in un'intervista concessa oggi al Corriere della Sera.


Il numero uno del Viminale si è detto favorevole alla proposta di "creare quartieri a luci rosse. In questo modo si garantisce il controllo sanitario e si tutelano i cittadini. Sgomberare le strade non serve a nulla". Il tema prostitute "verrà trattato dal parlamento subito dopo l'approvazione del provvedimento sulla sicurezza in modo che siano le Camere ad esprimersi" ha continuato Maroni.

 

Sul tema clandestini "la nostra intenzione non è quella di metterli in galera, ma avere una legge che ci consenta espulsioni effettive. E questo può avvenire soltanto a seguito di una sentenza penale, come del resto prevede la direttiva approvata due giorni fa in sede europea. Ecco perché il reato deve rimanere, sia pur accogliendo alcune obiezioni tecniche che sono state formulate in questi giorni". Per Maroni, quindi, nessun passo indietro, ma solo "modifiche che mantengano il reato eliminando ogni inconveniente".


Parlando dei nomadi, Maroni ha anche detto che "chiuderemo i campi abusivi e rimpatrieremo chi non ha diritto di stare in Italia, in modo da garantire a chi ha i requisiti di non vivere nelle baraccopoli in mezzo ai topi". Il modello pensato dal governo "prevede una residenza stabile per i rom italiani e campi temporanei per gli altri. Zone di transito per massimo tre mesi".

 

PDL DIVISO SU PROSTITUZIONE. PD ALL'ATTACCO

 Un'uscita non del tutto concordata, che ha suscitato polemiche e distinguo. L'iniziativa dei presidenti delle commissioni Giustizia e Affari Costituzionali del Senato, Filippo Berselli e Carlo Vizzini, 'menti' dell'emendamento anti-prostituzione, ha portato al centro del dibattito sulla sicurezza la questione della prostituzione, alimentando le proteste dell'opposizione e 'spiazzando' parte della maggioranza di governo. A dirlo esplicitamente è stato in mattinata Beppe Pisanu, che ha bollato la ratio dell'emendamento come "aberrante" e ha chiesto al premier Berlusconi di bloccare l'iniziativa.


La materia va affrontata, è il punto di partenza delle riflessioni del centrodestra. Sul come, però, ci sarà molto da discutere. Lo dice a sera Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato: "Ben vengano norme per combattere la prostituzione. Ci confronteremo in Parlamento ma vanno riportati ordine e legge".

 

Se da una parte sul contrasto alla prostituzione è difficile dividersi, l'effetto non può essere, per dirla con Pisanu, quello di "attribuire unilateralmente alle prostitute di strada il presunto reato contro la sicurezza e la moralità pubblica, assolvendo a priori i loro clienti".


Da Alleanza nazionale si solleva una questione di metodo, più che di merito. E' "condivisibile" affrontare il problema, ma dell'iniziativa di Berselli i vertici del partito sono venuti a conoscenza "solo dalle agenzie". Per questo l'emendamento e le questioni sollevate "non saranno vincolanti" in Parlamento.
Stessa linea di parte di Forza Italia, dove l'ala di estrazione 'laica' non mostra di essere pienamente soddisfatta dalla sortita.


Prudenti i ministri della Giustizia e delle pari Opportunità. "Sul principio ci siamo - ha spiegato Angelino Alfano - sulle modalità di applicazione le valuteremo". Per Mara Carfagna "lo spirito dell'emendamento Berselli-Vizzini è apprezzabile" ma "occorre una riflessione seria per capire se esso sia lo strumento più efficace per risolvere il problema". E assicura che "il Governo riuscirà a esprimere una posizione condivisa prima che l'emendamento sia discusso in Senato".


Proprio dal Pd arrivano le parole più dure. Per Anna Finocchiaro si tratta solo di "propaganda", mentre per Giovanna Melandri si continua a "soffiare sul fuoco di un rigore invocato con troppa disinvoltura dai 'benpensanti'". Contrario anche Antonio Di Pietro, leader dell'Idv, che parla di emendamento "inaccettabile". Stessa linea del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, che invita a "ritirare l'emendamento".


Critica anche l'Anm: "Non si può colpire l'anello debole", è la risposta di molti dei giudici presenti all'assise. "Semmai, bisogna puntare a colpire "gli sfruttatori", a "smantellare le organizzazioni criminali" che sfruttano queste donne.