ROMA, 24 maggio 2008 - "E’ FINITO il tempo del tutti uguali e dell’appiattimento delle retribuzioni. Non toccheremo l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ma la differenza tra i lavoratori emergerà con il regime fiscale». Il neoministro del Welfare, Maurizio Sacconi, parla con calma, ma vuole rivoltare come un calzino il mondo del lavoro.


Dopo la detassazione degli straordinari che cosa ha in mente?

"Prima vogliamo capire che effetto avrà la detassazione sulla crescita e la produttività, valutare come si evolvono le relazioni tra imprese e sindacati, quale sarà il costo per le casse dello Stato".


Quindi, una scommessa al buio.

"Nessuna scommessa. Ci crediamo. Però dobbiamo vedere, ad esempio, quanto farà emergere dei premi e degli straordinari finora pagati in nero".


E poi che succederà?

"Andremo avanti verso il nostro obiettivo vero".

 

Che sarebbe?

"Premiare il merito delle persone e sanzionare il demerito".


Facile a dirsi…

"Useremo il Fisco per premiare l’impegno delle persone, e mettere fine a quell’appiattimento delle retribuzioni all’origine di tanti nostri guai".


Ci vuole l’accordo dei sindacati.

"Questa è la vera scommessa, la riforma del modello contrattuale. Una contrattazione nazionale più snella e una seconda più legata alle dimensioni aziendali e territoriali. Il governo farà la sua parte con la leva fiscale. Poi pensiamo anche ad altre cose".


Ad esempio?

"Maggiore coinvolgimento dei lavoratori nella vita aziendale".


I lavoratori nella cabina di comando delle aziende?

"No, la gestione rimane all’imprenditore, ma i lavoratori potrebbe avere un rappresentate nel collegio sindacale".

 
L’aumento del prezzo della benzina si è già mangiato una parte della detassazione.

"Purtroppo alcune cose non dipendono da noi. Il problema, però, c’è. E infatti pensiamo a qualche intervento per ridurre le tariffe pubbliche. Però, se l’economia non riprende a crescere sarà come fare a pugni con le mani legate".


Gli statali hanno preso male l’esclusione dalla detassazione?

"Per ora è solo un esperimento. Se funzionerà, sarà esteso anche agli statali".

 
Anche ai fannulloni?

"Se ci sono più fannulloni tra i dipendenti pubblici rispetto ai privati è colpa del datore di lavoro".


Sta difendendo i fannulloni?

"No, sto ai fatti. Il datore di lavoro pubblico, Stato, Regioni, Comuni, eccetera, non funziona. E’ un settore in cui operare in profondità responsabilizzando chi dirige. Poi, si potrà intervenire con premi e sanzioni. Occorre una sola regola per pubblico e privato".


Quale?

"Finora con le retribuzioni uguali per tutti hanno prevalso le differenze viziose tra chi lavora e i fannulloni. Bisogna passare alle differenze virtuose, per cui chi lavora meglio, ha retribuzioni migliori".


I sindacati, soprattutto la Cgil, vi aspettano al varco del Documento di Programmazione da varare entro giugno.

"Non solo i sindacati, anche gli imprenditori e la gente. Sarà un Dpef corposo che prefigurerà tutte le manovre che vogliamo realizzare nei prossimi tre anni".


Lei che cosa proporrà?

"Molte cose. Misure di semplificazione un po’ su tutto, partendo dai rapporti di lavoro".


Il presidente degli industriali ha chiesto di aumentare l’età della pensione.

"Stiamo verificando se la controriforma fatta dal governo Prodi costi i 10 miliardi previsti o di più".


Se dovesse costare di più?

"Dovremmo stabilizzarla nel lungo periodo".


Con la disputa su Rete 4 è già finito il «volemose bene» tra maggioranza e opposizione?

"Non ho mai creduto alla luna di miele di cui tutti parlavano. La sinistra sta insistendo sull’errore per cui ha già pagato duramente".


Quale errore?

"Se non lo capiscono da soli, peggio per loro".


Via, da antico socialista, almeno un suggerimento…

"Se la sinistra vuole recuperare consenso deve sostituire all’antagonismo una concorrenza costruttiva con la maggioranza".

 
Anche nella maggioranza emerge qualche differenze su immigrazioni, le badanti…

"Scaramucce, niente di sostanziale. Nessuno nella maggioranza vuole sanatorie indifferenziate. Stiamo discutendo solo come accogliere le domande genuine di chi accudisce i non autosufficienti".


Perché dice genuine?

"Perché ci sono 700 mila domande, di cui la metà arrivano da datori di lavoro stranieri: vogliamo vederci chiaro".