{{IMG_SX}}Roma, 19 maggio 2008 - "Marco Travaglio è inammissibile, a mio avviso, come figura inquadrata in un servizio pubblico. Contesto il suo modo di fare informazione. L`intervista in cui attribuiva a Schifani frequentazioni mafiose è stata solo un esempio di come la concepisce". E' questa l'opinione del sottosegretario con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani che, in un'intervista a 'KlausCondicio', spiega: "Travaglio ha detto che Schifani avrebbe frequentato dei mafiosi. Mentre, come ormai tutti sanno, queste persone furono indicate come mafiose solo diciotto anni dopo l`incontro con Schifani. Questa precisazione, non proprio secondaria, andava fatta. Travaglio spesso dà informazioni che sono corrotte dalla pura passione politica. Non va bene per il servizio pubblico. Diverso è il discorso per Santoro, un grande professionista che ha ecceduto durante la campagna elettorale. Il suo è giornalismo corrosivo, intelligente, ma che verifica le fonti".

 

Romani ha invece una buona opinione del conduttore di 'Ballarò'."Giovanni Floris - ha detto - è un bravissimo giornalista: un po` targato, ma non importa, perché riesce a scavare nell`intimo dei propri ospiti molto più di quello che abitualmente si possa fare. Lucia Annunziata, invece, a volte mi pare un po` prevenuta".
"Lo stile giornalistico di Floris - ha aggiunto Romani - mi piace molto. Ricordo, in particolare, la straordinaria puntata di 'Ballarò' con i figli delle vittime del terrorismo. Sono state tre ore di antologia televisiva".

 

PAR CONDICIO

 

"La par condicio va abolita". Così il sottosegretario di Stato con delega alle comunicazioni, Paolo Romani, intervistato da Klaus Davi per 'Klauscondicio', interviene sulla questione legata ai tetti degli spazi televisivi durante le campagne elettorali. Romani ha spiegato che "non è ammissibile che si debba ridurre la politica a meri slogan lanciati nelle trasmissioni. Ciò non significa - ha precisato - che non vadano salvaguardati certi equilibri tra le forze politiche. Questo è infatti il preciso compito delle testate e delle televisioni: seguire le indicazioni dell`Agcom e della Commissione di Vigilanza, ovvero gli organi preposti a indicare qual è il punto di equilibrio tra i vari partiti".

 

CASO SACCA'

 

"Premesso che i tempi della magistratura debbano fare il loro corso, credo che Agostino Saccà meriti pienamente di tornare a fare quello che faceva in Rai. Gli ho parlato recentemente e mi ha spiegato come stanno le cose. Credo che tutto si risolverà nel migliore dei modi". Lo ha affermato il Sottosegretario di Stato con delega alle comunicazioni, Paolo Romani, intervistato da Klaus Davi.

 

DI PIETRO REPLICA

 

"Le dichiarazioni del sottosegretario Romani sono peggio dell`editto bulgaro di Berlusconi". E` quanto dichiara in una nota Antonio Di Pietro. Secondo il leader di Idv, inoltre, "sulla questione Travaglio si vuole togliere il diritto di parlare a chi ha il coraggio di raccontare fatti anche quando essi sono scomodi alla politica. E` nelle intenzioni di questo Governo lasciare la libertà di parola al solo portavoce o a quanti parlano per nome e per conto suo".
Si tratta, sottolinea Di Pietro, di "una limitazione grave e inconcepibile della libertà di parola per un Paese democratico. Ci chiediamo a questo punto: a quando la chiusura di internet come è stato deciso in Birmania?".

 

Su Saccà, poi, "è incomprensibile la posizione del sottosegretario alle telecomunicazioni. Da un lato si dice di voler tenere fuori la politica dalla televisione di Stato, mentre dall`altro si sceglie anche chi deve lavorarci e chi non ne ha diritto. Il fatto che Saccà abbia spiegato a Romani come effettivamente stiano i fatti che hanno determinato il provvedimento della sua sospensione - osserva Di Pietro - la dice lunga su quale vuole essere l`atteggiamento che l`Esecutivo avrà sulla Rai e verso chiunque sia persona a esso gradita".

 

Un altro "scivolone" del sottosegretario, secondo il presidente di Italia dei Valori, "è sulla sentenza della Corte di Giustizia Europea. Romani - spiega Di Pietro - prende in giro i cittadini quando afferma che, con l`avvento del digitale terrestre, non è più il caso che Rete4 vada sul satellite e che quindi la legittima richiesta di Europa7, alla quale spettano di diritto le frequenze per essersele aggiudicate, non avrebbe più alcun senso. Evita accuratamente, il rappresentante del Governo, di fare qualsiasi riferimento alle sentenze della Corte Costituzionale italiana e della Corte Europea che hanno dato torto a Mediaset. In ogni altro Paese, in cui vige il principio del diritto, esse sarebbero state immediatamente rese esecutive". "Per un Governo, infine, che controlla l`informazione privata e quella pubblica - conclude Di Pietro - è facile parlare di eliminazione della par condicio. Ci troveremo così a fare i conti con un`affermazione del pensiero unico. Effetti devastanti di un conflitto d`interessi che non si vuole risolvere e che ha prodotto, produce e produrrà anomalie irreparabili, tutte italiane".