{{IMG_SX}}Roma, 6 maggio 2008 - Le contestazioni contro Israele dei centri sociali e della sinistra radicale alla Fiera del Libro di Torino sono "più gravi" di quanto accaduto a Verona dove un gruppo di ragazzi di estrema destra ha aggredito e picchiato mortalmente Nicola Tommasoli. Con le parole pronunciate nel corso della prima apparizione televisiva da presidente della Camera, Gianfranco Fini scatena la durissima reazione di quella sinistra rimasta fuori dal Parlamento che arriva a sostenere che l'ex leader di Alleanza Nazionale "assolve i picchiatori fascisti e si prepara a scatenare nuove repressioni violente come quelle che egli comandò a Genova nel 2001".


Ospite di Porta a Porta con il presidente del Senato, Renato Schifani, Fini invoca la "tolleranza zero" contro "i pazzi criminali" di Verona che "vanno messi in galera" ma, fa notare, che "la violenza che c'è nei confronti di Israele è di tipo politico-ideologico. I due fenomeni non sono paragonabili".

Quindi "nessun tipo di solidarietà" verso gli aggressori neonazisti che hanno causato la morte del giovane Nicola ma le bandiere bruciate a Torino sono "molto più gravi perché non è la prima volta che frange della sinistra radicale danno vita ad azioni contro Israele che poi cercano di giustificare con una politica antisionista". Episodi, questi, messi in atto "con il consenso della sinistra radicale" che mantiene"una posizione di tipo preventivo verso gli ebrei che si nasconde dietro l'antisionismo".

Le reazioni dei partiti rimasti tagliati fuori da Camera e Senato alle ultime elezioni politiche non tarda ad arrivare. "Il presidente della Camera assolve i picchiatori fascisti e si prepara a scatenare nuove repressioni violente come quelle che egli comandò a Genova nel 2001", dice Iacopo Venier, della segreteria nazionale del Pdci.

"Credo che quelle di Fini siano parole incredibili e indegne di chi occupa un ruolo istituzionale di quel peso", afferma Paolo Ferrero (Prc). E presidente della Camera fa in tempo a replicare nel corso della registrazione della puntata di Porta a Porta ribadendo il concetto già espresso nel salotto di Bruno Vespa e aggiungendo: "Non capisco certe polemiche. Bisognerebbe preoccuparsi di dichiarazioni come queste, non so quanto autorevoli. Quando non si hanno argomenti per polemizzare si inventano. Questi signori sono gli stessi che stavano contestando la Fiera del Libro, gli stessi che impediscono al capo dello Stato di andarci a porte aperte. Poi non si lamentino se rimangono fuori dal Parlamento. Sono portatori di opinioni talmente minoritarie nel paese da non raggiungere neanche il quorum per entrare in Parlamento".

Interviene nella polemica anche il leader del Pd, Walter Veltroni, per il quale sia l'uccisione del giovane a Verona che le bandiere bruciate a Torino rappresentano due "fatti molto gravi", ma di fronte alla morte di un ragazzo ci vuole un "giudizio molto severo" ed è "sbagliato fare delle priorità". E dai democratici è un coro di biasimo verso il presidente della Camera: "Cosa c'è di più grave dell'omicidio di un ragazzo innocente?", si chiede Anna Finocchiaro. "La dichiarazione del presidente Fini è del tutto incomprensibile", gli fa eco Marina Sereni.


Ma lo scontro frontale è con quella sinistra che in Parlamento non è più rappresentata. Uno scontro che, ironia della sorte, si produce qualche istante più tardi dell'apertura da parte di Fini alle forze che non hanno superato lo sbarramento. ("Se vogliamo far bene il nostro compito - aveva detto prima che si scatenasse la bufera sulle sue dichiarazioni - dovremo ascoltare con audizioni e con tutti gli strumenti a disposizione coloro che sono nella società civile ma non sono più rappresentati in Parlamento"). Lo fa notare Schifani che dal salotto di Vespa osserva: "L'ala della sinistra estremista non fa bene a questo nostro tentativo di garantire un diritto di tribuna politica ai partiti che fino a pochi mesi fa erano presenti in Parlamento".


In serata una nota del portavoce di Fini, Andrea Ronchi, non getta acqua sul fuoco. Anzi fa notare che "le scomposte reazioni che uniscono Veltroni alla sinistra massimalista dimostrano lo stato di profonda disperazione culturale e politica in cui versa il centrosinistra".